Curiosità

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Avviso
A nanna i bimbi!

Dogas mise le mani su quelle di lei ancora poggiate sul suo petto.  Le prese la sinistra, se la portò alle labbra e ne baciò ogni dito, Sara distratta da questo non si accorse che nel frattempo anche l'altra mano era stata spostata, la mano destra di lui aveva spinto la sinistra di lei dal petto al ventre e poi più giù, dato che aveva bisogno di informazioni, perché non fornirgliele dirette, e farle capire cosa accadeva quando si strusciava ad un uomo? Solo quando lui fece aderire di più le dita di lei sussurrando « Ti basta come supplica?» lei ritrasse la mano come avesse toccato la fiamma viva e si spostò di un passo da lui. Dogas col battito aumentato continuava a fissarla tentando di decifrarne l'umore. Lei senza il coraggio di guardarlo teneva gli occhi bassi, sembrava perplessa più che imbarazzata.
«Che cosa c'è Sara?» le chiese in un sussurro piegando la testa su un lato. «Non sono un stutzo anche se ci ho ballato insieme, ma credo che qualcosina la puoi apprendere per via diretta da me.»
Lei alzò il viso, aveva una strana luce negli occhi come avesse scoperto qualcosa di non molto chiaro per cui indagare
«È che è....  ...diverso, voglio dire non era così quando...   ...lo sai»
«Quando mi hai visto nudo intendi?»
Lei abbassò di nuovo lo sguardo.
«Torna qui e toccami ancora Sarà» le disse in un sussurro.
Lei si avvicinò di nuovo e stavolta guardava quello che toccava, lo fece in modo buffo, con un dito, saggiando la prominenza che gli abiti non riuscivano a nascondere, come a vedere se era vivo.
Lui le guardava il profilo del viso, notò che si stava mordendo le labbra e avrebbe voluto morderle anche lui.
«Non capisco... ...che è successo? Perché è così... ...che gli è successo?» ancora non si capacitava.
«Ti ha sentito vicina, se non accadesse non sarebbe possibile.... Em, capisci?»
Lei ancora tastava e aggrottava le sopracciglia
«Ma resta così? Per quanto tempo?»
«Per il tempo necessario credo!»
«Necessario? Per far che?»
Lui abbassò il viso e sfiorandole la fronte con l'angolo della bocca e le sussurró:
«Supplicami! Supplicami Sara!»
Lei non lo ascoltava nemmeno, troppo incuriosita dal rigonfiamento dei suoi pantaloni ora aveva messo la mano come gliel'aveva messa lui poco prima. Era vivo davvero! Lo sentiva pulsare sotto la mano. Cosa le stava dicendo lui?
Lentamente tornò alla realtà.
Supplicami Sara, le stava dicendo.
Sara sussultó, ritirò le mani e si allontanò da lui a bocca aperta. Ora si vergognava di se stessa, le guance imporporate e il respiro corto. Che aveva fatto?
Lui restò dove era e aspettò che si calmasse, e cercò di calmarsi egli stesso. Si sentiva appeso ad un filo e vedeva le forbici nelle mani di lei, solo una parola e sarebbe caduto giù. Per un attimo aveva creduto che lei lo avrebbe fatto e che finalmente avrebbero aperto una porta che avrebbe dato luce a pensieri confusi.
«Io...   ...emm..   Scusa!» sussurrò lei.
«E di che, è stato un mio invito !» rispose Dogas «anzi, quando vuoi...   ...io sono qui!»
«Lo vedo!» esclamò lei
«dovremmo metterci d'accordo per il viaggio, io non so neanche cosa devo portare, come avere accesso alla navetta» cercò di cambiare argomento. «Sicuro che mi lasceranno uscire dalla cupola? Non ho i documenti necessari» disse.
«Li ho richiesti io» la tranquillizzò lui «pare che abbiamo accesso a richieste rapide di permessi e relativa documentazione. Basterà scansionare l'iride e avranno tutto il necessario per lasciarci accedere all'isola.»
Il cambio di argomento aveva fatto bene ad entrambi, c'era troppa tensione e imbarazzo senza la possibilità di chiarimenti e senza che uno dei due ritornasse sulle proprie decisioni.
«Non dovrai portare molto, viene fornito un kit di tutto il necessario. Dovremo passare per la camera sanificante. L'isola viene tenuta in perfette condizioni climatiche e per mantenerla esente da batteri e virus è necessario aderire alla procedura. Ma da quanto ho appreso, non è eccessivamente fastidiosa. Credo che sia peggio l'ibernazione, o meglio il risveglio.» lei ascoltava con attenzione è un po' di preoccupazione trasparì dal suo volto.
Lui tentò di tranquillizzarla: «Vedrai! Andrà tutto bene, e passeremo un mese bellissimo»
Sara si irrigidì impercettibilmente.
«Un mese? » esclamò
«Sì, consiste in un mese il premio, ma non ci sono problemi, se vorrai abbreviare potremo anche dilazionare in due periodi distinti.» rispose lui, poi aggiunse «È un obbligo per te venire con me, ma non c'è obbligo di restare, suggerirei comunque di attendere almeno la conclusione della prima settimana per non dare adito a chiacchiere»
«Un obbligo? Sarà un piacere, mio capitano!» disse lei sorridendo e si diresse verso la porta.
«Piacere mio dolce fanciulla!» rispose lui ricambiando il sorriso appena prima di vederla sparire dalla porta ghiera. Si volse verso il pannello e vide il riflesso di un uomo felice. Quasi ebete.

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