Notte prima della partenza

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Non riuscivano a smettere! Non si riusciva a fare un pasto per intero senza ritrovarsi a fare l'amore, non potevano finire una passeggiata senza dover tornare a casa per l'urgenza di appartenersi. Non si riusciva a fare un sonno ristoratore perché o uno o l'altra si svegliava e cercava il contatto. Quella notte avevano si e no dormito tre ore. In quel momento Sara si era svegliata e voleva lasciarlo riposare. Ripensava alla visita. Come avrebbero fatto a resistere per tre giorni? Sorrise al pensiero dello scherzetto della brava scolara. Poi all'improvviso si ricordò di Elsa, Sara se ne era andata via e non aveva chiesto come fosse andata per Elsa.
Un brivido di paura la percorse, aveva completamente dimenticato di dirlo a Gas del tizio che l'aveva vista e scelta su di un file.
Dogas aveva aperto gli occhi da un po' e capì dalla faccia di lei che qualcosa non andava.
«Che succede?» le chiese.
Sara sobbalzò. Era già in uno stato d'ansia tale  che quella voce nel buio la turbó ulteriormente.
«Io...   ...avevo dimenticato di dirtelo...» lo guardò terrorizzata.
Gas si tirò su, quella faccia non prometteva niente di buono. «Cosa? COSA?» tuonò dato che lei restava muta.
«Sì tratta di Elsa...» balbettò, sapeva che questa volta si sarebbe arrabbiato davvero.
«Elsa! Chi diavolo è Elsa?» sbottó lui
«È... ... è una del nostro gruppo... ...alla visita piangeva, mi hanno detto che era incinta di tre mesi...»
«Aaaah tesoro mio! Se pensi sia io il colpevole, ti sbagli di grosso, tu sei la prima e unica... ...per ora»
«Argh! Come "per ora"?» si arrabbiò lei
«Torniamo ad Elsa! Mi riguarda perché?»
Lei lo guardava ancora arrabbiata a braccia conserte e non rispose subito, rimuginava ancora su quel "per ora". Quando decise che lo aveva tenuto sulle spine abbastanza cominciò a riportare i discorsi delle amiche:
«Elsa piangeva, mi hanno detto che era incinta al terzo mese e che temeva di averlo perso, poi mi hanno raccontato che era la sua unica occasione dato che il soggetto che le era destinato l'ha ricusata. Mi hanno detto che è uno importante, con conoscenze e che gli hanno permesso di scegliere fra quelle del gruppo. Ma poi Cinzia ha aggiunto un dettaglio che mi ha spaventato...» lo guardò in attesa.
«Sono tutto orecchie donna!»
«Ha parlato di una ragazza che si era tirata indietro e che forse sarebbe potuta essere scelta!»
Dogas balzò in piedi e la guardò come volesse sbranarla: «COL CAVOLO!» tuonò!
«Pensavo avessimo già superato questo punto! O NO?» urlò ancora
«Hanno detto che avrebbe visto la ragazza in un file e che gli sia piaciuta molto...» abbassò gli occhi lei.
«Piccolo dettaglio: È PIACIUTA ANCHE A ME!» le urlo sul viso.
La prese per le braccia e strinse forte da farle male «Se credi che io permetta a qualcun altro dì toccarti...» poi la mollò e cominciò a girare in stanza come un leone in gabbia. Sara si massaggiò le braccia dove erano rimaste le impronta delle dita di lui.
Si fermò e la fissò adirato.
«come hai potuto dimenticarlo? Ti piace molto l'idea di passare da uno a l'altro ?»
Sara si offese profondamente, si alzò e cominciò a vestirsi.
«Che stai facendo?» le chiese secco.
«Non lo vedi? Mi preparo per il prossimo!» gli rispose lei urlando anche più di lui.
Lui le fu addosso e l'afferrò di nuovo
«Tu non ti muovi da qui!» gli ringhiò sul viso.
«Scommettiamo? » lo sfidò lei.
Erano uno di fronte all'altro arrabbiati come non mai. Dogas cercò di calmarsi, pure arrabbiata era così eccitante che se non fosse tornato in se sarebbe stato capace di sbatterla contro il muro e di prenderla con la forza. Ma in quello stato, lei non lo avrebbe mai perdonato.
«Avresti dovuto dirmelo subito..»
«lo avevo dimenticato»
«Perché lo hai dimenticato?»
«Perché nella mia testa in questo momento c'è posto solo per uno stronzo che mi toglie il sonno, l'appetito e la capacità di raziocinio»
«Mi hai dato dello stronzo per caso?» si ammorbidì lui
Lei non rispose, voleva davvero andare via.
«Non ho più voglia di parlarne, voglio andare nella mia stanza. Ho bisogno di stare sola.»
Lui si accigliò e fece un passo, lei indietreggiò.
Lui fece un altro passo e con voce bassa e roca le disse «lo sai che non è possibile!» lei indietreggiò ancora e rispose «È possibilissimo invece»
Lui fece tre passi e le fu quasi addosso, respirava a fatica, e voleva divorarla, l'avrebbe divorata piuttosto che lasciarla andare.
Lei retrocedette fino alla parete poi gli gettò tutto il risentimento che le parole di lui le avevano causato.
«Dovrei restare qui e lasciarmi prendere da te come se non mi avessi detto quelle cose?
Non mi conosci? Non hai capito niente di me? Sono solo un corpo che ti è stato fornito e ora ti comporti come un bambino a cui viene tolto il giocattolo. Cosa ti importa a chi mi assegneranno dopo? »
Dogas cambio tattica:
«Hai ragione, che me ne importa? In fondo neanche a te importa se mi assegneranno ad Elsa, o a Finnè, magari dopo che avrà partorito anche con Cinzia.» Sara lo schiaffeggiò così forte che le fece male la mano e sulla guancia di lui era rimasto la stampa rossa della sua mano.
Lui restò imperturbabile, fece un passo verso di lei e la bloccò al muro senza toccarla ma con le mani piantate ai lati della sua testa.
«Ora ti bacio! Se te ne vai puoi scordarti che io esisto! » le disse con calma apparente.
A Sara parve di essere stata pugnalata, le scoppiava il cuore, non esisteva una vita senza Gas, non avrebbe potuto.
Gas abbassò la testa lentamente, dandogli tutto il tempo e le possibilità di sfilarsi dalle sue mani. Quando riuscì a toccare le labbra di lei con le sue capì che aveva vinto. Lei era sua!

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