Incursione notturna

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Dogas si era seduto e lei si era accomodata sulle sue ginocchia lasciandosi coccolare come una bimba. Erano rimasti a lungo in silenzio. Ognuno dando sembianze e significati diversi alla storia raccontata da Dogas.
«Gas?» lo chiamò abbreviando
E lui: «Mmm?»
«Che farò domani?»
«Ti lascerai portare su verso la luce per poter sciogliere il tuo stupido cuore...» poi vedendo l'espressione tesa di lei aggiunse « oppure supplicami!»
Sara scattò in piedi è quasi gridó:
«Ooooooooooh! Ancoraaaa?»
«Sempre amore mio!» rispose lui
«Sempre? Quindi poi dovrei supplicarti ogni volta?» gli disse lei con le mani sui fianchi.
«mmm.... ...a questo ancora non ho pensato, ma fosse soddisfacente per entrambi credo che mi accontenterei per una tantum!»
«Temo che l'aria si sia raffreddata, torno nella mia stanza» ed uscì. Dogas continuó ad osservare il punto in cui fino a poco prima c'era lei, poi sospirò e decise che era proprio un idiota. Avrebbe potuto baciarla e basta, e invece...
Era già tardi. Sara camminava lentamente verso il suo settore, imboccó il terzo corridoio, e già voleva tornare indietro. Salì al primo piano ed entrò nella terza porta. Appoggiò le spalle e si lasciò cadere a terra, si sentiva come l'angelo di cristallo quando gli fu spenta la candela. Sarebbe riuscita a dormire quella notte con tutto ciò che si erano detti quella sera? Come avrebbe affrontato il biasimo delle sue più care amiche quando avrebbero scoperto che lei era addirittura vergine?
Sapeva che le visite avvenivano in contemporanea per le madri. Si entrava in gruppi di cinque o dieci, in questi stanzoni immensi, pieni di strumentazioni e lettighe analizzanti, venivano scesi pannelli divisori ma i questionari venivano posti subito dopo la visita quando erano riunite nella sala coi pannelli di controllo già in linea. Ad ogni domanda come brave soldatine dovevano rispondere si o no una alla volta a voce bella alta. Questi pensieri la tormentarono, mentre si preparava per la notte. Oltre questo le risuonava la voce di Dogas che le sussurrava "Supplicami!"
Ora andava a fuoco, sembrava che i suoi pensieri scaldassero la stanza.
«Idos?» chiamò.
«Mmh..?» rispose il computer di stanza.
«Fa caldo qui dentro!» disse Sara.
«Abbasso la temperatura di due gradi Sara!»
«Grazie Idos!»
«Sono qui per aiutarti, Sara!»

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Sara si buttò sul letto per godersi la brezza creata da Idos. Si volse, sprimacciò il cuscino, si girò a pancia in giù con i gomiti puntati e il mento sulle mani. Fantasticò per un po', cercava di portare il pensiero su ciò che erano gli interessi prima che il bel capitano gli fosse stato imposto: la pittura, pennelli, colori, tele, disegnare paesaggi, volti..  il volto di Dogas; i libri, romanzi, gialli, poesie, racconti.... Come quello che Dogas aveva inventato per lei; le amicizie, gli scherzi, la simpatia, l'affetto, Kira, Finnè, Cinzia, Dedy e le altre...il tenente Dyver, Erico che riferiva a Dogas, Dedy che era andata sull'isola, se stessa che sarebbe andata sull'isola....  con Dogas!
«Aaaarghh!» gridò gettandosi giù dal letto!
Dogas Dogag Dogas sempre Dogas.
«Idos? Vado dal capitano Tin!»
Senza aspettare risposta, infilò una vestaglia sopra la canotta che usava per dormire e uscì.
Che stava facendo? Che avrebbe fatto una volta da lui? Quattro passi avanti poi due indietro, "codarda"gli risuonò la voce di lui. Basta! Vado!
Era davvero tardi, non c'era nessuno in giro, o quasi. L'ultimo corridoio e in fondo avrebbe avuto la porta a ghiera di fronte a lei. Rallentò il passo, ci mise un eternità ad arrivare. Era certa che Dogas avrebbe sentito i tonfi del suo cuore, e niente più effetto sorpresa. Oppoggió la mano sul pannello di controllo, e la fronte sulla mano. Lo schermo si illuminò e aspettó la richiesta o il comando. Sara tirò indietro la testa poi digitò il codice che Dogas gli aveva detto giorni prima. Le aveva detto di non aspettarlo fuori e di entrare, non aveva specificato se questo suo invito fosse valido se lui era all'interno.
L'ultimo numero e niente più ripensamenti, lo digitò e guardò i rombi della porta girare in tondo, dividersi e aprirsi entrando uno dentro l'altro. Entrò e la porta si chiuse alle sue spalle. Lui era sul letto disteso sulla schiena il volto girato dall'altra parte e un braccio ripiegato a coprire gli occhi e la fronte, scorgeva parte del naso e le labbra socchiuse. Indossava  solo un pantalone stretto slacciato alla cintola, di sopra nulla copriva il suo torace scolpito. La stanza era illuminata appena, ben diversa dalla prima volta che vi era entrata ed era stata accecata dall'illuminazione intensa. Sara guardò il suo torace abbassarsi e rialzarsi in modo regolare e si convinse fosse addormentato.

Forse ci siamo? Chissà 🤷‍♀️

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