Atos

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Sara era stata fatta accomodare in una stanza molto ampia. Fu lasciata sola ad attendere non sapeva cosa. Sospirò e si guardò intorno, non era certo una prigione, sembrava piena di tutti i confort. Si accorse del movimento di un obbiettivo che la seguiva e capì di essere osservata. Si piazzo davanti alla telecamera e incrociò le braccia alzando il mento in segno di sfida. Dopo qualche minuto un uomo fece il suo ingresso nella stanza, le andò difronte e si fissarono, Sara con attesa e nervosismo l'altro con sguardo vorace che la mise in imbarazzo.
Lui fece qualche passo poi si volse di nuovo verso di lei.
«Non si ricorda di me?» le chiese.
Sara si stupì, e cercò di ricordare...
Dove l'aveva visto? Lo conosceva? Le era familiare.
Lo guardò meglio, era un uomo di bell'aspettò dai capelli biondi e degli occhi di un azzurro slavato, fisico asciutto e muscoloso. Anche affascinante, ma non ricordava di averlo mai visto... ...anche se.... Gli occhi gli erano familiari ma li vedeva su un viso più anziano!
«Fresod !»
L'uomo sussultò alla sua esclamazione involontaria.
«Prego?» chiese l'uomo.
«Mi scusi! I suoi occhi mi hanno ricordato qualcuno. Io non ricordo di averla mai conosciuta» rispose infine lei.
«Un vero peccato, io invece mi ricordo bene di voi» e la guardò ancora «sono stato un vostro insegnante per un paio di settimane.» le disse lui «ed è stato molto interessante come esperienza, vi minacciavo di tagliarvi la lingua, ricordate?»
Sara ricordò. Ricordava bene. Erano insieme nella hall del settore quattro al primo piano lei insieme alle altre ragazze, due anni prima? la prima volta che aveva battibeccato con il professore Welk Atos. Erano sciocche ragazzine spensierate pronte a ridere di tutto, del modo in cui le costringevano a camminare, del modo in cui dovevano sedersi, le insegnavano ad essere invitanti e gentili, e sensuali, e loro si divertivano a fare smorfie e far ridere le altre, a sculettare in modo esagerato esasperando gli insegnanti che cercavano un modo sconosciuto anche a loro di ricreare movenze antiche andate perse nei secoli di proibizionismo. Il professor Welk piaceva molto alle ragazze, all'epoca lui aveva ancora i capelli rasati, non era fra i 20 soggetti scelti. Insegnava alle ragazze come servire al tavolo e come mangiare a piccoli bocconi masticando piano. Per Sara era odioso tutto quello. Odiava doverlo fare per compiacere un uomo, per risvegliare istinti che le facevano ribrezzo, avevano fatto vedere dei filmati e lei li aveva trovati assurdi. Ogni occasione era buona per dimostrare il suo dissenso. Erano sedute a tavola e il professore girava intorno a loro e le invitava a portare il cibo alla bocca in modo provocante, quando fu il turno di Sara lei riuscì a farlo così bene che il professore incominciò a fissarla in un modo strano che la metteva a disagio, quando il professore aveva spostato la sua attenzione alla compagna al suo fianco, Sara si era riempita la bocca fino a scoppiare, le guance piene e il cibo che le usciva fra i denti, il professore era tornato a fissarla e l'aveva vista che strabuzzava gli occhi e causava grande ilarità a tutte le ragazze. Quando era riuscito a riportare la calma aveva preteso che Sara seguisse ulteriori lezioni private per punizione.
Come aveva fatto a dimenticarsene? Le sue continue frecciatine e il modo rabbioso con cui lei lo teneva alla larga. Ora ricordava l'ultima lezione che le fece, quando si sentì afferrare e stringere e gridò e fu l'insegnante di diritto Chela a spalancare la porta e toglierla dalle mani del professore. Allora non capiva il significato di quelle attenzioni, capiva solo che non le piacevano. Non vide più il professore a lezione.
Ora lì, difronte a lui mentì:
«No.... ...non ricordo!» non gli avrebbe dato soddisfazione.
«Sono Atos, figlio di Rita sorella del l'eccelso Fresod! » si fermò a guardarne la reazione e la vide sbiancare e fare un passo indietro. Gli occhi erano simili a quelli dello zio.
«Voglio essere schietto con voi! Io la voglio per me!»
«Di chi parla?» Sara finse di non capire.
«Di te!» rispose secco lui
«Io appartengo al capitano Dogas» disse con finta calma lei.
Lui la guardò gelido.
«Non mi pare sia qui ora!»
«Siete stato voi ad allontanarci!» qualcosa la spaventava di quell'uomo.
«Sara! Non sarò paziente come il vostro Capitano. Io non aspetterò. Vi avrò che voi lo vogliate o no. E se sarete buona con me io potrei risparmiare quel... vostro capitano.»
«Piuttosto la morte! » esclamò lei.
Lui le andò vicino furente e la prese per le spalle e la scosse violentemente, Sara realizzò che ben prima che mostrasse la sua vera natura perdendo quel contegno altezzoso lei aveva avuto paura, istintivamente aveva sentito che il bel volto nascondeva qualcosa di meschino.
Lui le stava respirando addosso «Prima che voi moriate partorirete i miei figli» e la spinse verso il letto, lei lo aggirò corse verso il bar e afferrò una bottiglia, la ruppe contro il bordo di un tavolo e si mise sulla difensiva con il collo di vetro tagliente alzato fra di loro. Atos non era un tipo coraggioso, non si sarebbe mai battuto ad armi pari con nessuno, ma quella ragazzina lo aveva esasperato già quando era un ingenua bimbetta , si era sentito sedotto da quella innocenza già da allora. Quelle astuzie che tentavano di insegnare a quelle stupide ragazzine erano innate in lei eppure le rifuggiva e lo aveva ammaliato con quegli occhi color del bronzo e ambra mentre fingeva di gustare un boccone prelibato, aveva creduto per una frazione di secondo che lei mostrasse interesse per lui, invece quando aveva cercato di nuovo quegli occhi invitanti aveva visto che si stava prendendo gioco di lui. Atos ricordò quando l'aveva afferrata, era furente per non essere fra i 20 selezionati, ne le pressioni dello zio, ne le minacce ai laboratori avevano sortito l'effetto di farlo rientrare in graduatoria. Quando era stato colto sul fatto mentre tentava di abusare della ragazza rischiò molto, ma lo zio riuscì a trarlo d'impiccio. Fu solo esonerato dalla professione. Fu sempre tramite lo zio che ottenne i risultati degli esami genetici, e scoprì che Sara sarebbe stata assegnata al sergente Zizo. Convinse lo zio a mandare il sargente in missione a Saratujka dove un amico lo avrebbe aiutato ad eliminare il problema. Da lì a poco scoprì che il sargente Zizo sarebbe stato rimpiazzato dal capitano Tin Dogas, era stato di nuovo scavalcato. Era furente e avrebbe architettato un altro omicidio se non avesse saputo sempre dallo Zio che la ragazza si rifiutava. Lo zio esortato dalle sue richieste, riuscì a farlo inserire nel progetto in sostituzione di un giovane e l'aiuto di un laboratorista che si lasciò facilmente corrompere per invertire le posizioni, ma lui era stato assegnato alla scialba Elsa e lui l'aveva usata per placare la brama dell'altra con scarso risultato. Vedere quel muso smorto al posto di quello intrigante di Sara gli faceva venire voglia di picchiarla e qualche volta lo aveva fatto. Poi si era stancato anche di maltrattarla, Elsa avrebbe accettato qualsiasi tortura in silenzio pur di essere montata e lui ne era disgustato.
E invece ora guardava Sara più bella e furente che mai. Con lei sarebbe potuto essere anche delicato, ora forse sarebbe riuscito, dopo l'esperienza con Elsa.
«Fossi in te lascerei quel collo di bottiglia»
Le stava di fronte fingendosi calmo. Doveva solo riuscire ad afferrare quel tenero polso.
«Come fai a preferire quello zotico a me?
Avanti Sara...   ...non vedi quante ne ho fatte per averti?»
Lei saettò con la mano che brandiva il collo di bottiglia e gli ringhió
«Io appartengo a Dogas!»
«Piccola stupida! Credi davvero che avrei lasciato che partorissi i suoi stupidi marmocchi?» le urlò lui di rimando.
«Sei arrivato tardi! Io aspetto già un figlio da lui!» sussurrò stavolta lei.
Lui sembrò sconvolto
«Non è possibile!» esclamò «dovevate aspettare tre giorni e...   ...VI HO FATTO RIPORTARE INDIETRO PRIMA! NON PUOI ESSERE  INCINTA....    ...l'ovulazione è oggi.» e si passò una mano sul viso.
«Come diavolo fai a saperlo?»
Disse lei sconvolta e stupita che sapesse tutto.
Lui la guardò ed esclamò: «Non sei incinta!»
«Scommettiamo?» le disse lei con disprezzo
«Sono incinta di Dogas, avremo il nostro bambino, si chiamerà Gabriel e sarà il figlio dell'angelo di cristallo e dell'uomo di ghiaccio, dissolti per creare lui.» vide vagamente la telecamera che si voltava.
Lui non capì, e non ne ebbe tempo, le guardie fecero irruzione nella stanza e liberarono Sara.

L'angelo di cristallo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora