Mia-tuo

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Uuu signuur 🫣

Sara era ancora scossa, il viso sul petto di Dogas, il braccio di lui le cingeva le spalle tenendola stretta a se, con l'altra mano le scostava i capelli dalla spalla. Dogas chinò la testa a sfiorarle la fronte con un bacio, lei singhiozzò. Dogas si puntello su un gomito per scrutarla, e vide che aveva il viso inondato di lacrime.
«Scusami! Ti ho fatto così male?»
Lei scosse la testa ma singhiozzò più forte, volse il viso nascondendolo sulla sua ascella.
«Sara,io ti voglio ancora!» sussurrò roco
Lei si volse a guardarlo a bocca aperta, all'espressione di lei lui volle rassicurarla:
«Non farà più così male ora!»
Lui si strinse a lei e la baciò sull'angolo della bocca, poi baciò le guance rigate di lacrime, scese sul collo, baciò i seni e scese sul ventre morbido e continuò a baciarle il fianco, la coscia e si spostò sull'inguine. Lei tentò di sottrarsi imbarazzata cercando di scostare la testa di lui spingendolo via con le mani, lui le afferrò le mani, la fissò e tornò a baciarla guardandola da sotto in su, voleva leggerne le sensazioni dall'espressione del suo viso, scoprire come cancellare il ricordo e la paura del dolore, quando vide un lampo attraversare gli occhi di lei capì che era nel punto giusto, la sentì gemere e sussultare, stavolta non per il pianto, le mani che prima lo avevano fermato ora gli stavano tenendo la testa intrecciando le dita ai suoi capelli, quando inarcò la schiena si tirò su le allargò le gambe e si immerse in lei, la sentì fremere, tenendole il fianco si volse sulla schiena e la portò sopra di se, e Sara scoprì il suo ritmo, lento e delicato, si mosse sopra di lui, le mani appoggiate sul petto di lui, lui di nuovo rotolò sovrastandola, Sara spinse i fianchi verso la pienezza di lui e si avvinghiò a lui con le gambe, Dogas si muoveva più lentamente penetrando a fondo e tornando indietro e di nuovo affondando in lei. Sarà gridò e venne scossa da brividi di piacere, sentì il suo ventre contrarsi ed esplodere in miriadi lapilli di piacere, e Dogas la raggiunse e quel piacere divenne quasi insopportabile. Di nuovo Sara gemette e Dogas bevve quei gemiti baciandola sulla bocca, i respiri si calmarono, l'amplesso era arrivato al termine ma restarono l'uno dentro l'altra scossi dai tremiti e storditi.
Entrambi avevano provato emozioni mai vissute, entrambi ora non trovavano parole se non quelle mute del proprio corpo che sentiva il bisogno dell'altro. Non sapevano praticamente nulla eppure l'istinto li aveva guidati a muoversi in un certo modo, nulla di controllato, nessuna provetta, niente tubi, nessun computer, nessun gelido macchinario a manipolare il proprio corpo.
Dogas si era staccato a fatica da lei, quello che era accaduto sembrava una droga che una volta provata era impossibile farne a meno. Si alzò, prese una ciotola di bacche ibride e due bicchieri di succo d'alifet e tornó verso il letto. Appoggiò la ciotola vicino alle gambe nude di Sara... ...le stesse gambe che poco prima si erano strette intorno ai suoi fianchi, possibile che non gli riusciva di pensare ad altro? Le porse un bicchiere di succo, le si sedette a fianco e cominciò a sorseggiare la bevanda leggermente alcolica! Prese una bacca la morse, e allungò il braccio verso la bocca di Sara già socchiusa per assaporare il frutto. Si guardarono in silenzio, non erano ancora riusciti a proferire parola. Avrebbero dovuto parlarsi prima o poi. Dogas non voleva che quel silenzio si protraesse troppo, aveva bisogno di chiarire alcune cose.
«Sai cosa è successo questa notte?» le chiese.
Sara era ancora riluttante ad avviare una qualsiasi forma di dialogo, ancora illanguidita dalle sensazioni ancora fresche nella sua mente. Non voleva tornare alla Sara di ieri, quella delle parole, dell'orgoglio, delle false priorità, delle stupide paure. Voleva continuare ad assaporare le sensazioni che la vicinanza di lui le davano. Abbassò lo sguardo.
«Sara!!!» la chiamò lui non volendo interpretare quel silenzio.
Sara alzò di nuovo lo sguardo su di lui e si costrinse a rispondere: «Cosa? Cosa è successo questa notte?»
All'improvviso Dogas ebbe paura, il fiato di nuovo corto ma non per l'eccitazione ma all'idea di dover rinunciare a lei.
«Sara!» tuonò « Tu ora sei mia!»
«Se gli eccelsi approveranno!» precisò lei.
«Niente cancellerà il fatto che ci siamo appartenuti!» disse con voce greve.
«Appartenuti?» chiese Sara già più interessata «vuoi dire che anche tu sei mio?»
Dogas appoggiò il bicchiere al fianco del letto poi si volse verso di lei, le tolse il bicchiere dalle mani e lo mise a fianco all'altro, prese un'altra bacca e la nutrì, spostò la ciotola e le si accostò il viso vicinissimo al suo, spostò una gamba sulle sue,  la virilità già risvegliata contro il suo fianco, mise una mano sul seno di lei e la fissò fremere sotto il suo tocco, lo faceva impazzire vedere che reagiva ogni volta che la sfiorava.
«Sì!» le sussurrò sulle labbra prima di baciarla «Io sono tuo, e tu sei mia...   ...solo mia!»

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