Fiducia

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Il tragitto fu estremamente veloce nella navicella dell'eccelsa Diana guardati a vista dalla sua scorta. Dogas li guardava torvo, riconobbe uno delle guardie che avevano tentato di tenerlo indietro durante l'udienza con gli eccelsi, aveva un piccolo taglio sull'arcata sopraccigliare, istintivamente la guardia se lo toccò imbarazzato. Furono fatti scendere, quando due guardie tentarono di prendere il braccio di Dogas egli si fermò e li fulminò con lo sguardo. «Azzardatevi a toccarmi e non tornerete indietro con le vostre gambe!» le guardie alzarono le mani in segno di resa e Dogas si ritrovò a guardar storto un'altra guardia che sorrideva beato a Sara mentre la accompagnava al portello.
Diana sorrise e disse: «È proprio strano vedervi in queste vesti Dogas. Credo che il fattore gelosia non sia stato calcolato dalle nostre fredde macchine, dovrete calmarvi per un quieto vivere. Perché vedi? Sara è davvero molto carina.» Dogas grugnì scansando la guardia da vicino a Sara.
«Sono un po' stufa che si parli di me e per me  come se non ci fossi!» borbottò Sara.
Diana alzò un sopracciglio e la redarguì: «È proprio quello che volevamo farti capire. Ma sei sembrata ottusa. Al tempo degli antichi per le donne era difficile prevalere, spesso sottomesse proprio perché madri. Tu ti stai mettendo nelle mani di quest'uomo. Lasci che sia lui a decidere per te. Fai mente locale di ciò, perché stiamo tornando indietro di millenni nella storia dell'evoluzione dell'uomo. Sei sempre in tempo per decidere altrimenti. »
Sara guardò Diana corrucciata, come se stesse valutando la veridicità delle sue parole, le passò accanto ed entrò nel laboratorio. Dogas che la seguiva si fermò davanti a Diana la fissò gelido, la vena sul collo pulsava di rabbia, «E io dovrei fidarmi di te? Tenti di circuirla persino in mia presenza.» le disse.
«E di che hai paura? Che lei non sia così certa di restare con te? La vorresti comunque?»
Lo fissò e vide un'ombra ostile nello sguardo.
«Sarà lei a scegliere, così come ho lasciato che scegliesse se e quando stare con me. Di certo più di quanto foste disposti a concederle voi.»
«Entriamo, ci stanno aspettando!» disse Diana.
Sara stava già davanti al medico, era lo stesso della prima visita. Il medico la fece stendere sul lettino. Lo scanner si azionò e fece il giro dalla testa ai piedi e viceversa. Tornò a scannerizzare il bacino della giovane e si soffermò in un punto i bit sullo schermo erano rossi invece che verdi. Il medico fece cenno di sì a Diana.
«Dato che è di un paio di giorni non eseguiremo la spletorimetria, l'assenza di gravità potrebbe creare problemi»
«Un paio di giorni dice? Quindi erano ancora sull'isola?»
«Senza ombra di dubbio!» e aggiunse
«Può capitare che l'ovulazione possa differire di un giorno o due dalle previsioni, il corpo di donna è in costante cambiamento.»
«deve fare un prelievo?»
«No! È troppo presto.» poi rivolgendosi a Sara.
«Sara noi ci rivedremo fra tre mesi per il controllo, se ci sono problemi mi contatti senza indugio.»
Sara sorrise e accennò un si con la testa. Gabriel c'era, ora era più reale che mai.
Andò verso Dogas e lasciò che la baciasse.
Dogas vide che Diana congedava la scorta e parlava ad un altro soldato sopraggiunto da poco. Di nuovo fu assalito dalla rabbia, quel soldato parzialmente coperto dal braccio di un macchinario, veniva informato prima di loro due delle loro sorti.
Diana e il soldato si avvicinarono e Dogas riconobbe il Tenente Dyver che quando gli fu davanti sbatté i tacchi e fece il saluto al suo capitano. Poi Dyver si volse verso Sara e le rivolse un sorriso. «Ci rivediamo Sara!» «buonasera tenente Dyver, come sta?»
Le sembrò molto più sereno rispetto a quando avevano parlato la prima volta. Lui la guardava quasi con affetto quando le rispose:
«Grazie ad una giovane ragazza saggia, che mi ha aperto gli occhi, molto bene. Io e Finnè abbiamo avuto una discussione chiarificatrice e... credo abbiamo appianato alcune divergenze, grazie a te Sara»
Dogas aveva seguito il discorso e studiato ogni più piccola variazione d'espressione nel viso di Sara e guardava torvo entrambi, si sorridevano come se lui non fosse presente.  Il mostro verde della gelosia lo riportò ad un attimo prima quando, subito dopo le parole di Diana, aveva visto un ombra di dubbio sul viso di Sara. La mente annebbiata gli giocava brutti scherzi, e immaginava una Sara già convinta da Diana e un qualcosa di già accaduto con il tenente, ricacciò indietro quelle immagini pungenti per ascoltare il tenente Dyver che ora si stava rivolgendo a lui:
«Dovremo sbrigarci per arrivare alla navetta in tempo.»
«La navetta? Che navetta?» chiese Gas sospettoso.
«Scusate capitano, credevo foste già informato che sareste stati portati all'isola.» disse il tenente.
«Non lo avevo dato per certo, ora invece mi dite che andremo adesso?» chiese Gas.
«Subito, e il più velocemente possibile, così mi è stato raccomandato dall'eccelsa Diana. Solo una piccola deviazione per certe pratiche burocratiche, ma dovremo sbrigarci per non perdere l'ultima navetta della serata, altrimenti dovrete rimandare a domani»
Sara un po' stanca di quei spostamenti che per tutta la giornata l'avevano sballottata a piacimento di altri prese la parola:
«Tenente Dyver, dite pratiche burocratiche? Di che genere? Perché dobbiamo presenziarle?»
«Signorina Sara, è stata organizzata una cerimonia, in realtà doveva essere già stata effettuata, ma alcuni eccelsi votati a Fresod hanno messo i bastoni tra le ruote all'eccelsa Diana che lo aveva organizzata già prima dei vostri interrogatori. Sarà molto semplice, vi si chiederà se vorrete stare insieme per i prossimi anni, e dovrete promettere che vi prenderete la responsabilità della prole e che in caso di rottura fra voi vi impegnerete a mantenere cordiali i rapporti.»
Sara rimase stupita da quanto detto dal tenente. Rimase per un po' silenziosa, seria e corrucciata, poi lentamente si vide l'angolo della bocca curvarsi in un sorriso e dal sorriso una risata gaia risuonò nel laboratorio.
I due uomini la guardarono spiazzati e lei vedendo le loro espressioni rise ancora più di gusto.
«Oooh! Scusatemi tenente, è che quando qualcosa viene deciso dagli eccelsi oramai penso al significato recondito nascosto fra le righe» e rise ancora poi rivolgendosi a Gas « Non capisci? "Cordiali rapporti"...» e rise di nuovo «possiamo litigare ma dovremo...»
Gas rise anche se non gli sembrava così ilare il pensiero di rottura fra loro. Ma lei rideva ancora «Potremo rompere ma dovremo comunque....    ...Ahahahah...» Gas capì e pensò che messa così gli sarebbe piaciuta di più la cosa. L'abbracciò e disse: «Andiamo!»
Il tenente Dyver fece strada, notando che l'umore dei due era notevolmente migliorato.

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