Il giorno dopo

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Avevano dormito proprio poco. Se non facevano l'amore, erano lì a contemplarsi o a stuzzicarsi, a volte litigavano anche, per poi ricominciare da capo. La mattina all'alba Dogas  aveva un impegno importante con i generali, Sara indossò una divisa di Dogas. Il pantalone troppo lungo le andava sotto ai piedi, decise di tenere solo la casacca sufficientemente lunga da coprirle le cosce, per cinta usò un lembo della vestaglia, quella che Dogas le aveva strappato di dosso, arrotolato e annodato, Dogas apprezzò molto, tanto che gliela sfilò due volte. Avrebbe fatto tardi! Si salutarono sulla porta dandosi appuntamento per la sera, Dogas le aveva promesso che l'avrebbe accompagnata alla visita. Sara camminava in direzione del suo settore quando riconobbe la sagoma di Cinzia che vedendola cominciò a sbracciare per salutarla. Quando le fu davanti la guardò dai piedi ai capelli e scoppiò a ridere burlandola:
«Sembra che il Capitano Tin non ti abbia risparmiata stanotte!» e di nuovo rise «Erico diceva che era un uomo di ghiaccio, si deve essere sciolto.»  "sì!" pensò Sara "e io sono l'angelo di cristallo"
Cinzia la prese sotto braccio e le si affiancò:
«Tesoro mio, non ci vediamo più, dovremmo trovare almeno un giorno al mese per incontrarci, qualcosa di fisso, così da non dover    accontentarci di incontri qui e là puramente casuali» Cinzia la guardò e di nuovo rise
«Che c'è? Perché ridi?» chiese Sara
Cinzia rise di nuovo e le strinse le spalle in un breve abbraccio dicendole: «Niente tesoro! I capelli! I tuoi capelli mi hanno ricordato la prima notte con Erico»
Sara si portò istintivamente le mani sulla testa e fece scorrere le dita fra i capelli mentre Cinzia continuava. « Se i capelli hanno una loro funzionalità, di certo deve esserci inclusa la capacità di rivelare quando una donna ha fatto sesso!» e all'espressione scandalizzata di Sara rise di nuovo, indicó l'abbigliamento di lei ed esclamò: «Non deve essere per nulla di ghiaccio il tuo capitano!» la guardò in viso prima di terminare la frase è scoccare un' altra frecciatina «...per strapparti gli abiti di dosso! Ti dona la sua divisa » Sara si inchiodò e la fissò mentre Cinzia ancora face qualche passo prima di accorgersi che lei non era più al suo fianco e voltarsi a cercarla. La guardò e la vide turbata. «Che c'è?» le chiese. Sara rossa in viso
«Hai finito?»
«Oddio scusa! Stavo solo scherzando! È che hai un viso così espressivo che... ...dai! Ho finito! Non lo faccio più!» Cinzia l'abbracció di nuovo sinceramente dispiaciuta che l'amica se la fosse presa. «Andiamo insieme alla visita? » le chiese. «No! Mi accompagna Dogas!»
«Ma bravo!!! Era ora che si sciogliesse il ghiacciolo!» proprio non riuscì a trattenersi.
«CINZIA!!!» gridò Sara anche se adesso quasi rideva anche lei.
«Ero più io il ghiacciolo forse!» arrossì e allo sguardo interrogativo di Cinzia fece un gesto con la mano come ad accantonare un discorso.
Cinzia la fermò e le si mise di fronte, stavolta era seria. «Credimi, è stato difficile per tutti. Ci hanno gravato di un peso e soprattutto hanno dovuto estirpare secoli di insegnamenti che erano contrari a quello che invece adesso sembra essere un'ancora di salvezza. Non credere che se io ora ci rido e ci scherzo sopra non abbia avuto le stesse tue paure.» poi le sorrise e le chiese «Come è stato? Bello no?»
Sara un po' sulle sue «Doloroso... all'inizio...»
E Cinzia «Oh sì! Ma dopo...»
«Non riesco a credere che un tempo lo facevano tutti e che siano riusciti a sovvertire questa cosa demonizzandola. Credo che non ci sia niente di più bello!» poi facendo l'occhiolino a Sara le confessò: «Io lo farei sempre!» la baciò sulla guancia e la salutò: «Ci vediamo stasera alla visita!» e corse verso Erico che l'aspettava vicino al settore 8.
Una volta in stanza Sara chiese a Idos di aprirgli lo specchio e capì cosa aveva visto Cinzia. Aveva le labbra gonfie, un'espressione sensuale, i capelli completamente spettinati con ciocche appiccicate dal sudore, la tunica di Dogas... beh? Sembrava davvero molto provocante..
La giornata volgeva al termine e si avvicinava l'ora della visita. Sara avrebbe voluto evitarla, era talmente imbarazzante, era contenta che Dogas si fosse offerto di accompagnarla. Certo non poteva entrare, ma già sapere che sarebbe stato fuori ad aspettarla la incoraggiava.
«Idos?»
«Sì Sara?»
«Apri doccia deusica!»
«Subito Sara!»
Dogas arrivò un ora prima del previsto, e dato che lei le aveva dato il codice lo digitò sulla porta di entrata. La porta ghiera si aprì e chiuse subito dopo, dietro le sue spalle, appena fu entrato. Lo spettacolo che gli si presentò davanti gli mozzó il fiato. Sara era all'interno di un cilindro di vetro e getti d'acqua colorata le si infrangevano sulla pelle in schizzi scintillanti di luce. «Il mio angelo di cristallo!» sussurrò. Si avvicinò e bussò sul vetro.
Sara si spaventò e girò di scatto. Dogas avrebbe giurato di aver visto le ali che si infrangevano contro il vetro nell'attimo esatto che lei si girò e l'acqua veniva gettata verso l'esterno.

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