Sogno o realtà

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Sara stava di nuovo sognando. Era alla cascata degli angeli intorno a se era tutto celato dall'oscurità. Era alla fine del ponte ma non riusciva a vedere nulla se non i propri piedi e un po' del ponte intorno a se.  Allungò le mani e cercò il parapetto davanti a lei ma non lo trovò, fece dei passi verso l'oscurità e vide un bagliore provenire da dove la cascata andava ad infrangersi, fece un altro passo e vide un flebile riflesso dell'arcobaleno.  Cercò il sole sopra la sua testa ma era tutto buio, quando guardò di nuovo giù le parse di vedere il riflesso di due occhi di ghiaccio. «Gas..» sussurrò e si sporse di più. I piedi persero il loro appiglio è lei si sentì cadere giù fra gli schizzi d'acqua della cascata, continuava a cadere giù e sussurrava «Gas, Gas, non lasciarmi cadere.» dalle acque della cascata tante mani che la sfioravano in una carezza che rallentava la caduta. Sara continuava a cadere volteggiando intorno a se stessa ma sentì che non era più sola volteggiando sentì di abbracciare qualcosa, qualcuno. Non vorticava più sola ma aveva delle braccia a stringerla, una bocca le baciava il collo e il riflesso di due occhi di ghiaccio era fisso davanti ai suoi. Le mani degli angeli della cascata li stavano riportando verso l'alto. Sara spalancò gli occhi, il sogno sembrava più vivido e reale che mai, gli occhi di ghiaccio la stavano fissando, la voce di Gas le diceva «No amore, non ti lascio cadere..»  le sue braccia la stringevano, le sue mani erano ovunque. Non riuscì a respingerlo
«Ooh Gas...   ...il nostro bambino!» ebbe la forza di sussurrare lei.
«Sì, è qui amore, lo stiamo facendo ora...   ...lasciami fare ti prego...  ...il nostro Gabriel.... Oooh Sara, è qui, sarà qui...»
E Sara non tentò più di fermarlo, scacciò la paura che non aspettare il tempo necessario non avrebbe portato ad una sua gravidanza.
Si strinse a lui e lo pregò di fare quella cosa come quando avevano mangiato la frutta, e lui lo fece, muovendo il bacino, sprofondato in lei fino a sentirla gridare.
Il respiro non tornava a nessuno dei due, i capelli di lui erano ancora bagnati e lei capì che le gocce d'acqua del sogno erano così reali per quel motivo. Si abbracciarono e si strinsero. Sara gli disse del sogno, e lui le disse che era lì insieme a lei, in quel sogno e in tutti i sogni che avrebbe fatto in futuro lui ci sarebbe stato e non l'avrebbe mai fatta cadere.
Rimasero in silenzio, la mano di Sarà era in quella di lui e continuavano a muoverle in una carezza gentile sfiorandosi le dita, incrociandole e tornando palmo a palmo a misurarle, con gli avambracci accostati.
«Gas?»
«Mmm?»
«Che ho detto nel sonno?»
«Quando? Stamattina o questa notte?»
«Stamattina!»
«Che stanotte avremmo concepito Gabriel!»
Lei si tirò su e lo guardò.
«Davvero?»
«Sì!»
«Non menti?»
«Perché dovrei?»
«Che altro ho detto?»
Lui si alzò sul gomito e con le dita le sfiorò collo e seno mentre le rispondeva.
«Oh beh! Un po' da interpretare ma più o meno il succo era...» la baciò « io, te e Gabriel nella tribù degli stutzi...   ...e mi hai promesso che avresti ballato per me..» e qui la guardò sornione e soddisfatto «..nuda!»
Lei fece una smorfietta canzonatoria ma poi ci ripensò e disse:
«Se tutto o niente si deve avverare, farò in modo che sia tutto.»
«Bene! Aspetterò!»
«Andiamo a fare un bagno?» chiese lui.
«No, non voglio che...   ...voglio essere c'erta di non fare qualcosa che possa...    ...nuocere a Gabriel.»
«Allora resteremo qui a letto per tutto il mese»
Sara ci pensò un po' poi esclamò
«Ci verranno le piaghe!» e risero all'idea.
Si addormentarono quasi all'alba. Sara sognò ancora, un bimbetto che le correva incontro col musetto tutto sporco e lei che ridendo lo puliva. Gas non sognava, aveva reali timori, su ciò che avrebbero trovato al ritorno, a come riprendere la normale routine, e la paura costante che nuove brillanti idee degli eccelsi sovvertissero quello che erano i recenti accadimenti. Scacciò questi pensieri e si concentrò sul respiro calmo di Sara e finalmente si addormentò.

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