Primo giorno di tortura

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Svegliarsi e sapere che sarebbero dovuti star lontani fu una dolce tortura. «Dobbiamo solo aspettare. Tre giorni passano in fretta..» disse Sara a Gas che grugniva solo al pensiero.
Ne approfittarono per andare un po' in escursione per l'isola. Con la moto arrivarono al monte Hopa, seguendo un sentiero fra i boschi arrivarono in cima dove c'era una sorta di terrazza da cui si poteva vedere buona parte dell'isola e anche il riflesso della cupola al di là del muro di alberi.
«Guarda là Gas!» gridò Sara «C'è un ponte»
Gas guardò nella direzione indicata, di vedeva il ponte da dove iniziava ma il resto era coperto da uno spuntone di roccia, apri lo schermo sul dispositivo da polso e proiettó la mappa sul tronco di un albero. Individuarono il ponte e controllarono il percorso.
«Porta ad una cascata! La cascata degli angeli!»
Si guardarono e senza parlarsi si avviarono verso il ponte.
Rimasero senza fiato quando videro quella meraviglia: già a metà del ponte si sentiva il frastuono dello scroscio d'acqua che cadeva dall'alto. Quando giunsero in fondo e guardarono verso l'alto videro da dove sgorgava la cascata, seguirono con lo sguardo il tuffo delle acque sotto di loro e la magia di quel luogo li spinsero ad abbracciarsi contemplando quello che ai loro occhi erano angeli fatti d'acqua che giravano in circolo, fra gli spruzzi si stagliava un'arcobaleno proiettato dal sole sopra le loro testa. Di sicuro l'angelo di cristallo era fra quelli. Tornarono sulle strade dell'isola a girovagare. Sì fermarono a guardare dei coltivatori. Era fantastico che si fosse riusciti anche a coltivare quei terreni, tanto da rendere autosufficiente l'isola almeno per il cibo.
Si fermarono in una radura a mangiare degli avanzi della cena che si erano portati dietro.
Fecero anche un sonnellino all'ombra di un albero gigantesco. Tornarono al bungalow a sera inoltrata stanchissimi e affamati. La cena era stata già portata dall'inserviente. Il tavolo era stato apparecchiato e c'erano anche dei mazzetti di fiori di lavanda, il loro aroma riportò alla memoria il ricordo non troppo lontano del loro arrivo all'isola. Sara girò intorno al tavolo guardando tutto con attenzione, quando vide che Dogas non guardava verso di lei raccolse i mazzetti e li gettò fuori dalla finestra. Dogas tornò a guardare il tavolo, vide l'assenza dei fiori e spostò l'attenzione su di Sara. «Meglio non stuzzicare i sensi vero amore?» le disse. E lei imbarazzata si mise a sedere a tavola facendo spallucce. Mangiarono in silenzio, ogni tanto si guardavano e si sorridevano. Erano bravi ad evitare ogni contatto che avrebbe fatto scorrere elettricità fra loro. Dopo cena lasciarono che Devid, così si chiamava l'inserviente sparecchiasse con calma. Loro uscirono in veranda e si misero sul dondolo, vicini, senza sfiorarsi. A Dogas sembrò assurdo e allungò la mano per stringere la sua. «Saremmo dovuti partire dopodomani!» sospirò.
«Solo altri due giorni Gas..»
«Mmm!» bofonchiò lui.
Si alzò la tirò su e si diresse verso la spiaggia, portandosela dietro, lei tolse le scarpe e passeggiarono sulla sabbia asciutta ancora calda dal sole della giornata. Le luci del bungalow erano un punto rassicurante nel buio della spiaggia. Quando furono lontane decisero di tornare indietro. Sara saltellava avanti e Dogas la seguiva con umore più scuro del buio che avevano alle spalle. Una tortura guardarla, una tortura non tentare di abbracciarla, una tortura anche elucubrare questi pensieri che ne portavano altri ancora più inebrianti. Davvero aveva passato una intera vita senza provare desiderio? Mentre ora ogni gesto risvegliava una sensazione così forte?
Sara, Sara, Sara...all'infinito!
Sara era arrivata al bungalow e si era voltata a guardarlo, Dogas fu colpito dalla visione delle sue forme che trasparivano dagli abiti alla luce dell'illuminazione all'interno del bungalow. Tolse lo sguardo e si girò verso il mare.
Lei non capì «Gas?»
«Vai tesoro! Io credo che mi farò un tuffetto o due... ...per sbollire un po'», e da sopra la spalla «tu vai pure a dormire, poi ti raggiungo!»
"Dopo essermi fustigato" pensò . Lasciò le scarpe sul patio e si diresse nell'acqua fresca del mare.
Sara aveva guardato quello splendido profilo quando le aveva parlato senza voltarsi a guardarla. Rientrò e si preparò per la notte.
Era così stanca che si addormentò subito.
Quando Gas rientrò dalla porta la guardava dormire e le invidio la pace interiore. Si asciugò e si stese nel punto più lontano del letto, si coprì gli occhi con un braccio e cercò di prendere sonno. Sara si sentì chiamare delicatamente, «Mmm, che c'è?» chiese ancora mezza addormentata. «Sara! Ti prego, spostati» lei spalancò gli occhi e realizzò che nel sonno gli era finita quasi sopra con una gamba alzata sui suoi lombi. Si tirò indietro e bofonchiò un «Scusa!»
Lui aveva il fiato corto, tentò di calmarsi.
Dopo un po' si alzò e tornò a rinfrescarsi nel mare.

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