Lotta

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Si mosse silenziosa verso di lui fino al bordo del letto, trattenne il respiro per paura di svegliarlo.
Lo sguardo le cadde sul tatuaggio sul collo, era un'ala quella che saliva verso orecchio e nuca?
Ali d'angelo? Si curvò leggermente verso di lui per osservarlo meglio ma non riusciva a vederlo per intero, celato nell'ombra del braccio piegato. Allungò un dito a sfiorare quel disegno, lasciò che lo sguardo vagasse dal collo al petto, il ventre, le gambe.... tornò ad osservare il tatuaggio e ne percorse i bordi con le dita, soffermandosi sulla vena che pulsava ad un ritmo che era di certo la metà del suo. Era troppo strano, troppo agitata, e che fare ora? Svegliarlo? No! Non ne avrebbe avuto il coraggio. Le sembrò che anche il battito della vena che ancora sentiva sotto le dita sentisse i suoi pensieri e aumentasse di velocità. Stava per fuggire di nuovo e fece per ritirare la mano, ma una morsa d'acciaio non glielo permise. Dogas era sveglio, e le teneva saldamente il polso, la tirò sopra di se e lei cadde scavalcandolo sull'altro lato del letto e ora lui le era con il viso sopra, la mano che l'aveva trascinata giù ora la teneva contro di se cingendole la vita.
Sara non riusciva a respirare per la sorpresa, cercò di tirarsi su, ma la testa di lui si abbassò per baciarla. E non le interessò più farlo, era dove doveva essere, dove voleva essere.
Il bacio fu lungo e sensuale.
Dogas alzó la testa ad osservarla, era davvero entrata nella sua stanza? O stava sognando?
«Volevate violentarmi mia signora?» le disse continuando a muovere la mano sulla sua schiena .
«Se è necessario, mio Signore!»
Lui alzò il sopracciglio e chiese?
«Credi ne saresti capace se io non volessi?»
«Non lo so, ma tentar non nuoce..»
«E se poi ci prendessi gusto e non volessi lasciarti andar via? Che faresti mia bella fanciulla?» le prese le mani e gliele portò sopra la testa, di nuovo si chinò a baciarla impedendole di rispondere.
Poi di botto lasciò le sue mani e si alzò lasciandola sola sul letto.
Sarà lo guardò in trance, che era successo? Perché aveva smesso di baciarla? Doveva andare via? Si alzò anche lei e rimase dall'altro lato del letto ad osservarlo, lui era bellissimo. Scalzo a gambe divaricate come se fosse pronto ad un combattimento a mani nude, e lei avrebbe volentieri anche lottato con lui.
L'idea le venne in un lampo e il folletto che era in lei balzò in piedi sul letto per poi saltargli addosso, abbrancandolo con le braccia e le gambe intorno tentò di farlo ricadere sul letto.
Dogas non si era aspettato niente del genere e nonostante la sorpresa era riuscito a rimaner ben piantato fino a quando il suo corpo lo aveva tradito eccitandosi sentendo le gambe di lei serrarsi intorno ai suoi fianchi. Caddero insieme sul letto e lei presolo di sorpresa fu veloce a rotolarsi e spingersi sopra di lui. Fu lei a prendergli le mani e a portargliele sopra la testa, fu lei a baciarlo anche se in lui vedeva un nemico già ben arrendevole. Lasciò le mani di lui e pose le sue sul suo petto. Lui le fece scivolare le mani sulla schiena e la attirò a se.
La strinse così forte che lei credette di sgretolarsi come l'angelo di cristallo, eppure le mancava qualcosa. Lui era distante, troppo controllato, non si lasciava andare più di tanto. Stanca del gioco fu lei a rotolare fuori dal letto. Lo guardava delusa e triste, non sapeva neanche perché.
«Perché Gas?»
Lui parve sorpreso della domanda.
«Perché cosa?» chiese studiando quelle nuove espressioni sul volto di lei.
«Ti supplico!» sospiró lei
«Ti supplico cosa?» si alzò anche lui lasciando spazio fra di loro, ancora non riusciva a decifrare quella testolina
«No! Non hai capito» lei fece un passo verso di lui , le stava davanti e la sovrastava, ancora un passo e lo fissò «Gas! Ti supplico!»
Lui spalancò gli occhi le prese le spalle e la fissò in viso. «Ti supplico Gas, ti supplico...» lei si era avvicinata e ora si muoveva strusciandosi su di lui «ti supplico, Gas ti prego!» lo guardò, gli occhi languidi, la bocca socchiusa a mormorare preghiere «Ti supplico Gas, non lasciarmi andar via, fammi restare Gas, ti sto supplicando come mi avevi chiesto..»
Gas respirava affannosamente, rimaneva rigido con la mascella tirata e gli occhi furiosi, ancora un tentativo di resistenza, aspetta, aspetta si diceva. Le mani di lei lo stavano accarezzando dappertutto senza tregua, e lui non riusciva più a ragionare. Non ne potè più, la prese su e la adagiò sul letto e le si buttò sopra lasciando che l'istinto soppiantasse la ragione.

Da qui in poi chiudete gli occhi. Censura 🫣
Ossignur che vergogna

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