Un bacio

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Sara aveva le gambe molli.
Piacevole? Altroché! Il sapore, il contatto, le labbra di lui sulle sue, e stavolta la teneva stretta, non poteva fuggire...
Non poteva? O non voleva? Non era forse lei ora a sorreggersi sulle sue spalle? Non aveva alzato i piedi sulle punte? E perché il suo corpo si incurvava per aderire così bene a quello di lui? Aveva provato ad allontanarlo?
Poteva giurare? Spergiurare?
Un brandello di lucidità, dove lo poteva trovare? Respingilo, adesso dai, respingilo.
E Dogas invece assaporó la sua prima vittoria, lei fra le sue braccia arrendevole a persa, le loro lingue che si avvinghiavano e cercavano, le labbra umide, le braccia di lei che lo stavano avvinghiando più di quanto facesse lui con lei. Lei che non accennava a spingerlo via, che non voltava la faccia, le dita fra i suoi capelli.
Era certo che avrebbe potuto avere di più proprio adesso, niente attese, niente finzioni.
Cominciò ad assaggiarla con piccoli colpi di lingua, con più calma, meno aggressivo. Avrebbe voluto guardarle il volto ma sapeva che se si fosse staccato per un solo istante lei sarebbe fuggita dalle sue stesse emozioni. E non voleva ancora, continuò a baciarla accarezzandole la schiena, le dita scorrevano sotto il bordo del vestito tornando verso le spalle e scendendo di nuovo all'incavo dalla schiena. Si costrinse con un estremo sforzo di volontà a rallentare la pressione, le mani fermarono la corsa sui suoi fianchi, le labbra divennero lievi come piume e si spostarono sulle tempie, il respiro ancora affannato spostava ciocche dei capelli di lei sopra l'orecchio. Sara invece avrebbe voluto che non si staccasse mai da lei, muoveva il viso contro quello di lui, per sentire le labbra e il respiro che le sfiorava la pelle.
Aveva dimenticato tutto, i suoi piani, lei fanciulla, lei che voleva scappare, lei che doveva rifiutare, lei che era obbligata.
Ma quale obbligo? Quale accordo?
Era lei a volerlo, e lui lo sapeva. Dogas la allontanò da se con estrema lentezza. Stacco le mani dai fianchi e le fece scivolare fino a quelle di lei, un ultimo tocco sulle punte delle dita poi le afferrò le spalle, la voltò e la spinse verso la porta. Lei incespicò, tornò verso di lui a sfiorargli le labbra e chiese «tutto a posto? Come se niente fosse? Abbiamo fatto pace?»
«No tesoro! Niente a posto, il piano resterà quello stabilito, fingeremo.
Dovrai supplicarmi per fare sesso con te!» detto questo la respinse di nuovo.
Colpita dalla crudezza delle sue parole dopo quello che era appena accaduto Sara lo guardò per un attimo inebetita, e Dogas vide tornare quel lampo di ghiaccio e rabbia filtrare fra le ciglia ancora abbassate. Vide alzare la mano e credette volesse colpirlo e invece Sara stava accarezzandogli il mento con un dito. Lo stava fissando ma Dogas capiva quando stava per arrivare un attacco.
«Tu davvero credi che io possa arrivare al punto di supplicarti?» poi dopo una schiccherata al suo bel naso alzò la voce adirata e aggiunse: «Per chi mi hai preso?»
«Per una di quelle danzatrici delle tue tribù?»
«Non ero abbastanza arrendevole due minuti fa? Non avresti potuto semplicemente approfittarne invece di trattarmi come una bambina?»
Dogas che ancora si teneva il naso con una mano, strizzó gli occhi e sorrise sardonico e le rispose per le rime:
«Ti pare che non ti abbia trattato da donna un attimo fa?» poi si rabbuiò e continuò: «come ben sai non abbiamo tutta questa esperienza noi altri, forse le tribù di cui parli saprebbero insegnarci qualcosa a riguardo! » e continuò: «No mia cara! So che gioco stai giocando, ti piacerebbe toglierti dalla brace ma vuoi che io bruci! Così la brava ragazza potrà dire "non volevo" "mi ha costretta" e continuerai a convincerti che non era la cosa giusta dandomene la colpa.»
Le si parò di fronte afferrandole la stessa mano che gli aveva colpito il naso portandosela al petto e costringendola ad avvicinarsi di nuovo.
«Te lo dico ora, e per sempre! Dovrai supplicarmi!» lei tentó di liberare la mano mentre gridava un secco «No!» lui di nuovo:
«Dovrai supplicarmi!»
«Mai!»
«Ooh si che mi supplicherai!»
«Ti ho detto di no!»
«Lo farai!»
Dogas si raddrizzò e lascio la mano di lei, le prese le spalle e di nuovo la indirizzó verso la porta.
Lei si volse di lato verso di lui e battendo i piedi a terra gli gridò:
«Non lo farò!» e senza dargli tempo di rispondere ancora fuggì via.

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