Secondo giorno

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Decisero di separarsi per tutta la giornata e ritrovarsi solo per la cena, così avrebbero passato la notte a parlare delle cose che avevano caratterizzato la loro giornata. Sara partecipò ad una mostra guidata sugli antichi, vi erano utensili di ogni genere, brandelli di pizzi e tessuti colorati, dei ferri che usavano per lisciare i tessuti grinzosi. Che strani tessuti dovevano essere. Il più della mostra era ad immagini proiettate dato che la distruzione del 2104 a seguito di una guerra aveva lasciato ben poco di quell'umanità. Vi era anche una specie di documentario sui rifugi che salvarono pochi soggetti che si presupponeva fossero i loro antenati. Sara si incantò alla riproduzione di quello che era rimasto di alcuni quadri raffiguranti divinità, e di strane attitudini dei tempi antichi. Era tutto molto suggestivo.
Dogas aveva saputo che vi era sull'isola una pista dove si poteva pilotare delle riproduzioni fedeli delle auto da corsa e aveva deciso di parteciparvi, poco lontano vi era un percorso ad ostacoli con un muro per arrampicata che avrebbe voluto provare a fare. Prima di salire in auto dovevano partecipare ad un corso per capire il funzionamento di quel tipo di veicolo molto rudimentale e soprattutto estremamente pericoloso, mancanti dei sistemi di sicurezza a cui erano abituati. L'auto che gli fecero guidare era la riproduzione di una Ferrari, il sedile era bassissimo e fece fatica ad entrarvi, il volante era simile a quello della sua motojet ma appena provò a schiacciare il pedale dell' acceleratore un roboante rumore e la partenza gli fece capire che non era così facile, il secondo tentativo lo portò al limite di una curva che non riuscì a fare mettendo l'auto in testacoda, al terzo tentativo riuscì a fare due giri completi di pista. Quando uscì dall'auto era un bagno di sudore ma estremamente soddisfatto dall'emozionante esperienza. In uno stend lì vicino veniva fornito un rinfresco, Gas mangiucchiò qualcosa poi riprese la moto e andò a misurare le sue abilità di soldato al percorso ad ostacoli. Li avrebbe potuto insegnare molto, e di fatto se la cavò egregiamente riuscendo a fare tutto il percorso nel minor tempo possibile. Restò un po' a dialogare con altri partecipanti, diede alcuni consigli ai più inesperti e fece amicizia con uno degli istruttori con cui si lasciarono i contatti per risentirsi in un futuro non troppo lontano.
Dogas riprese la moto e andò a riprendere Sara. La trovò seduta su una panchina a leggere un libro, sembrava molto presa, ma quando sentì il rombo della moto alzò il viso e gli sorrise. Lo raggiunse mise il casco che le porgeva e si accomodò dietro di lui. Dogas non partiva perché non sentiva le braccia di lei che si aggrappavano a lui, si volse e vide che lei si reggeva alle sbarre sul retro del sedile. Tirò su la visiera del casco, la fissò e disse: «Serio?» accennando con il capo le sue mani «Donna metti quelle mani dove le hai sempre tenute quando andiamo in moto!» lei sorrise e si avvinghiò a lui come aveva sempre fatto e lui partì per tornare al bungalow.
Come deciso si raccontarono ogni cosa, e passarono una piacevole serata. Gas le spiegò come trovare l'appiglio giusto per salire in arrampicata, e come mettere le dita per aggrapparsi meglio, come piegare le braccia per fare più forza. Lei gli espose ciò che aveva visto nel documentario, di quanto fosse rimasta colpita da come l'uomo fosse stato capace di autodistruggersi, e da come poche persone possano generare una stirpe. Dogas la guardava e non potè fare a meno di pensare che era la stessa cosa che stavano facendo loro.
Sara vide il suo sguardo e capì. «Sì lo so! Sono una sciocca! È quello che ci prefissiamo di fare noi, giusto? È quello che stavi pensando?»
Dogas sorrise stupito, «Sì, in effetti è quello che stavo pensando.» parlarono ancora a lungo di quelli e di altri argomenti. Poi andarono a fare una passeggiata in spiaggia. Stavolta si portarono una lampada per non essere costretti a tornare indietro subito. Sara sembrava gioiosa come non mai, gli canticchiava accanto un motivetto che aveva udito in uno dei video.
«Sara taci un attimo» le disse esasperato parandosele di fronte. Lei ammutolì e aspetto.
«Volevi dirmi qualcosa Gas?»
Lui fece un passo verso di lei e lei ne fece due indietro.
Gas allargò le braccia scioccato «Ma che cavolo...! SARA!» tuonò «che fai? Mi eviti? Siamo arrivati a questo punto? Sembravi così rivoluzionaria all'inizio e ora invece sei ansiosa di ubbidire ad ogni cosa dicano gli eccelsi?»
Lui si volse e tornò al bungalow, Sara lo seguì con calma. Si misero a letto e come la notte prima dopo poco Dogas se la ritrovò addosso, stavolta non tentò di svegliarla. Bramava quella vicinanza, avrebbe resisto a possederla ma carezzarla non era proibito. Così si ritrovò ad allungare la mano sulla coscia comodamente adagiata sul suo inguine e scorrere verso il gluteo. Non lo avesse mai fatto, lei gemette e questo già fu deleterio per l'auto controllo di lui.
Sara si strinse e arcuò contro Gas e si svegliò quando lui la stava rovesciando sul letto per poi sovrastarla e baciarla. Gas sentì le gambe di lei sui suoi fianchi e lo interpretò come un invito, Sara si svegliò completamente e cercò di respingerlo «Gas! No, non possiamo..»
Cercava di chiudere le gambe ma lui era troppo pesante da spostare. «Gas! Gas! Ti prego» lui continuava a baciarle il viso e non la voleva ascoltare. «Gas, ascoltami! Noi dobbiamo fare tutto il possibile per avere un bimbo..» Lui sembrò ancora più aggressivo. «GAS! Verrò riassegnata altrimenti! GAS, DOGAS FERMATI!» Dogas urlò e si staccò da lei e già era fuori dal letto che la guardava feroce. Uscì e sbatté la porta. Sara corse a guardarlo alla finestra e lo vide immergersi nelle acque del mare, le spalle illuminate dai bagliori notturni.
Tornò a letto, sorrise e si addormentò.

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