Dogas aveva pensato poco a Sara in quella settimana. Aveva programmato il viaggio verso l'isola richiedendo la riscossione del premio. Sarebbero dovuti partire fra tre giorni e ancora non era riuscito a trovare il tempo di dirlo a Sara. Improvvisamente l'idea gli parve pessima, già solo dover intraprendere una lotta verbale per convincerla era un buon motivo per rinunciare. Di certo avrebbe rifiutato. Nei giorni appena trascorsi aveva ripreso gli addestramenti delle nuove reclute. Aveva programmato diversi piani di difesa in base a diversi tipi di possibili attacchi. Era uscito dalla stanza di primo mattino e rientrato sempre più tardi. Studiare le varie tattiche gli aveva reso semplice dimenticare quel visetto impertinente. Se non fosse per interferenze esterne che glielo richiamavano alla mente avrebbe potuto vivere serenamente quelle giornate volutamente indaffarate.
Due giorni prima il sottotenente Erico gli aveva detto che la sua compagna Cinzia aveva avuto un interessante discussione con due sue amiche. Con una sonora pacca sulla spalla gli parlò di una tal Sara che stava sulle sue e a cui la sua compagna avrebbe di certo carpito un segreto per poter ricattare il suo arcigno comandante onde evitare turni di addestramento troppo pesanti.
«È una donna caparbia la mia Cinzia» gli aveva detto « Se le viene in mente di far parlare qualcuno, nessuno riesce ad evitare di dirle ogni segreto, sarebbe un ottimo elemento come controspionaggio. Ha detto che quando ribeccherà le sue due amiche le farà spifferare ogni particolare dei loro incontri con i compagni» diede di gomito a Dogas e continuò sghignazzando: «Dice che potrebbe anche prendere spunto dalle esperienze delle altre per implementare le nostre performance» e giù a sghignazzare «E particolarmente vorace la mia Cinzia» Dogas fingeva la stessa allegria, fingeva di sapere e di capire, fingeva con se stesso che non gli interessasse, fingeva di provare tiepido interesse verso la ragazza, fingeva di aver accettato il volere degli eccelsi. Rientrava in stanza e guardava nello specchio quella faccia finta per aggiungere altre espressioni false per il suo repertorio. Quella sera era rientrato prima, per un piccolo incidente accorso all'ignaro tenente Dyver, poco importa se ne era la causa. Lo aveva volutamente colpito un po' più forte di quanto ci si aspettasse in un semplice allenamento e il tenente andando all'indietro aveva inciampato con il piede di una recluta che assisteva all'incontro, e poggiato male il piede aveva preso una bella storta ed era caduto con un bel tonfo.Una piccola soddisfazione per lui che si proponeva di cedergli la compagna. Ne avrà due? Bah! Non voleva entrare nelle menti contorte degli eccelsi. Di nuovo lo specchio gli rimandò l'immagine del tizio che interpretava, un bel ragazzo che non è capace a ingravidare una donna. Tutto per quel duro cuore di Sara. Il suo umore già nero peggiorò, diede dei calci al tappeto mutaforma che, come impazzito, assunse le forme più assurde, e decise di uscire.
La porta girò su se stessa e si aprì e lui alzando il volto si trovò di fronte lo sguardo perso di lei.
Rimasero a fissarsi per un bel po' prima che Dogas decidesse di rompere il silenzio: «Parrebbe quasi che ci dessimo appuntamento davanti alla mia porta» disse «Volevi dirmi qualcosa mia dolce Sara?»
« No, io.. Passavo qui per caso..» che importava, tanto non le avrebbe mai creduto.
«Meglio così» disse lui «avevo necessità di parlarti, vuoi entrare in stanza un attimo?»
Lei entrò quasi volando e si giró ad attenderlo.
Dogas la guardò perplesso, le era sembrata triste e spenta finché non l'aveva invitata ad entrare, ed ora invece sorrideva gioviale e danzava quasi. Che fingesse anche con lui?
Una brava attrice davvero. Stavolta indossava la classica divisa degli abitanti della cupola: un pantalone che cadeva giù dritto, leggermente largo in fondo e la tunica entrambi di un bianco cangiante. Dato che ogni settore era contraddistinto da un simbolo, sulla loro casacca vi era stilizzata un immagine che rappresentava una famiglia tal come era intesa dagli antichi.
Sara aveva odiato quel logo, ma stranamente, ultimamente l'aveva indossata volentieri la sua tunica, anche quello era una finzione, fingere di appartenere ad un gruppo, ma lo considerava uno stato transitorio, da cui uscire presto.
Quando lo aveva visto uscire aveva notato il suo viso arcigno e arrabbiato, poi quando l'aveva vista lì davanti lo aveva visto cambiare espressione, la fronte si distese, le labbra serrate si ammorbidirono, le sopracciglia si alzarono, era certa che in qualche modo lo aveva reso contento, e guardandosi dentro pensò che anche lei era felice di rivederlo, finalmente.
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L'angelo di cristallo
RomanceAmbientato nell'anno 3122 dove l'evoluzione è stata segnata da scelte drammatiche come cupole protette dall'atmosfera e l'asessualità di buona parte della popolazione terrestre, scelte che verranno rimesse in discussione per la salvezza della specie...