Epilogo - Parte 2

166 13 0
                                    


«Ei» Jungkook si allungò nella mia direzione, lo vidi sfocato tra le lacrime.

«Non ti avvicinare» asserì decisa, ero caduta di lato aggrappata alle mie coperte. Nascosi il viso nel materasso, non capendo cosa stesse accadendo.

«Va tutto bene» rispose Jungkook, la sua voce arrivava proprio da dove l'avevo lasciata, non si era accostato a me e questo mi fece sospirare «è normale che ti viene da piangere. Sei stata fin troppo calma e ponderata nel raccontare tutte quelle cose. Sei a casa tua e sei in apnea nel mare delle tue emozioni da quando abbiamo messo piede su suolo italiano. È normale Vale, hai appena lasciato andare tutto, adesso lascerai andare anche le lacrime, non c'è nulla di cui tu debba preoccuparti. Fidati di me.»

Il tempo diede ragione a Jungkook, mi calmai, da sola, senza il suo aiuto. E non mi sentì devastata, piuttosto percepì di aver dato finalmente valore alla mia famiglia e a ciò che avevo subito. Avevo validato la mia storia e i miei sentimenti e ora mi rimaneva solo il respiro calmo e ordinato dei miei polmoni e il cadenzato battere del mio cuore. Mi lasciai andare sul letto, feci aderire la schiena al materasso, allargai le braccia e mi preoccupai solo che la vita continuasse a scorrermi nelle vene.

«Dimmi qualcosa»

«Tipo?»

«Come ti senti dopo essere stato trascinato qui?»
Lui sogghignò piano, sapevo che non gli fosse pesato ma avevo comunque bisogno che me lo dicesse o avrei cominciato a pensare di pesargli con tutto quel mio ingombrante dolore.

«Contento. Non intendo essere indelicato, ma sono contento»
Dovetti per forza di cose alzare la testa a quelle parole. In che senso si sentiva contento dopo una mattina come quella che avevamo appena passato?
«Si. Non mi guardare così. Sono contento perché mi hai permesso di venire qui, accompagnarti ed essere il tuo più intimo confidente. E non c'è niente che preferirei ricevere da te»

Secondo me ci provava gusto a sciogliermi il cuore come una candela di cera. Perché era assurdo che ogni volta che diceva una parola mi appiccasse un fuoco al centro del petto e poi cercasse di domarlo con quei suoi occhi innocenti. Mi ero sempre chiesta come potesse avere una doppia natura così marcata. L'innocenza e la malizia, pudore e sfrontatezza, pacatezza e vigore, ma come ci riusciva?

«Niente?» chiesi come se fossi in punta di piedi affacciata su un burrone. Adoravo che mi permettesse di comportarmi come un'adolescente eccitata al suo primo flirt.

Infatti sorrise, calmo e padrone, come un uomo che ha a che fare con una ragazzina innamorata persa di lui.
«Beh... qualcosa c'è» non smise mai di guardarmi ma comunque non si avvicinò.
Jungkook era bravo a percepirmi e a captare i miei desideri e le mie irritazioni. Penso che avesse capito subito quanto fossi gelosa di ogni angolo di quella casa, anche della porzione di pavimento su cui sedeva. Non volevo sgualcire niente, sarebbe stato come strapparmi la carne. E infatti, come la persona perfetta che era, non aveva toccato niente, non si era seduto sul mio letto con me, non mi aveva chiesto una sedia o di andare in bagno, non aveva osservato i soprammobili con troppa attenzione e vicinanza e non era offeso che non glielo avessi proposto io. Per questo era ancora fermo sul pavimento e non mi toccava. Perché in quella casa, io, ero gelosa anche del mio corpo, che era stato toccato da mia mamma ogni volta che doveva aiutarmi a mettere un cerotto e poi abbracciarmi, delle mie spalle che papà non dimenticava mai di massaggiare dopo una giornata con la testa chinata sui libri, e di tutte le cicatrici invisibili delle lotte con mio fratello Andrea. Ero gelosa dell'aria e dell'odore che ci si infilavano nel naso e di tutti i ricordi che si ripetevano nello spazio senza il mio controllo. Per questo Jungkook era fermo e il suo unico impegno si riversava nell'occupare il minor spazio umanamente possibile. Non si sarebbe impresso tra quelle mura se io non glielo avessi chiesto esplicitamente, e se io non ne avessi avuto bisogno non avrebbe permesso nemmeno al suono della sua voce o alla sua stessa presenza di entrare li.

My roomie ಌ [J.Jk]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora