33.

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Era dalle 23:30 che fissavo il soffitto bianco, da quando Jungkook mi aveva spedito a letto. L'incedere progressivo dei minuti aveva portato la mezzanotte. Io mi ero rifiutata di guardare l'ora, altrimenti avrei avuto la conferma definitiva che era il 24 ottobre. Oggi ci sarebbe stata scuola, per tutti era un ordinario giovedì simile a tanti altri. Ma per me non era così, non era affatto così.
Il giorno dove tutto era cominciato e dove tutto era finito, era giunto.
Non sarei andata a scuola e questa notte non avrei svegliato Jungkook. Negli ultimi giorni aveva insistito perché dormissimo insieme, così per le ultime 3 notti mi ero goduta il suo profumo, il suo respiro regolare e il suo battito basso. Mi aveva stretto sempre e quando riuscivo ad addormentarmi per poche ore e mi risvegliavo a causa di un incubo, lui era lì per farmi calmare.

Ma questa notte no, ieri sera c'era stato un combattimento strenuante ma alla fine l'avevo convinto a lasciarmi dormire da sola. Da quando mi ero posata sul letto, le mie palpebre si erano spalancate non avendo la benché minima intenzione di chiudersi. Mi ero imposta una calma fredda e rigorosa che non mi apparteneva, nelle ore seguenti si sarebbe scatenato l'inferno. Facevo respiri profondi per non perdere il ritmo mentre il mio cuore si era congelato di botto.

Ogni immagine, ricordo, sprazzo di memoria che avevo di quella mattina di tre anni prima, di quella dell'anno dopo e di tutti i giorni a venire mi sarebbero piombati addosso di li a poco.
E io dovevo uscire prima che questo accadesse.

Mi spogliai con tutta la lentezza e il silenzio di cui ero capace, allungai un braccio verso il comodino e presi il reggiseno. Lo infilai e sollevai il busto, cercando di risultare il più leggera possibile per il materasso. Quando mi alzai, sperai che nessuna delle molle del letto cigolasse tanto da svegliare il moro. Ogni cosa era possibile e io dovevo assolutamente prevenirla.

Presi un paio di leggings e una canottiera intima, li indossai e poi mi coprì con una lunga e pesante felpa nera. Accompagnai le ante dell'armadio fino a quando non si ricongiunsero, così da non rischiare che sbattessero. Ai piedi misi delle scarpe nere che non usavo molto. Erano più invernali e più comode delle Nike bianche.
Mentre mi vestivo cercai di non sostenermi a nessun mobile, oggi mi sarebbero servite un sacco di energie, non potevo permettermi di essere così debole la mattina.

Il telefono restò li dov'era, sul comodino di fianco all'elastico che mi infilai al polso. Lo schermo si accese ma non prestai nessuna attenzione alla notifica. Lo sguardo mi cadde su data e ora.
"5:17
Giovedì 24 ottobre"
Trattenni il fiato per qualche secondo poi lo schermo si spense e io spostai lo sguardo.
Afferrai le chiavi e le tenni strette così che non tintinnassero.

Camminai dritta fino al divano nel buio della casa e i miei occhi intravidero solo una cosa. Jungkook era disteso di sbieco sul materasso, le coperte arrotolate ai suoi piedi e il suo corpo caldo lasciato nudo se non per i boxer.
Con alcuni passi leggeri mi avvicinai alla soglia della sua camera, appoggiai una mano sullo stipite e i miei occhi si impressero in mente quella figura sdraiata.
Se in quel momento non gli sussurrai quanto lo amassi fu solo perché ero consapevole che non mi stavo andando a fare del male e non lo stavo abbandonando. Dovevo solo evadere per un po' dalle persone che conoscevo. Non avrei fatto nulla di stupido, questa volta a casa c'era qualcuno che mi aspettava e io sarei ritornata.

Afferrai la maniglia della sua porta e la tirai verso di me. Prima che scomparisse dalla mia vista pensai alla sua reazione quando non mi avrebbe trovata nel letto. Abbassai lo sguardo e gli chiesi mentalmente scusa.
Accostai la sua porta e camminai fino a quella di entrata. Cercai la chiave giusta e poi la infilai nella serratura con una lentezza notevole. Sperai che avendo chiuso la sua porta, sentisse meno il rumore che avrei provocato. Con uno scatto secco feci due mandate e con gli occhi strizzati dal timore che si alzasse estrassi la chiave. Mi catapultai fuori e richiusi la porta. Corsi a perdifiato e con il cuore che andava a mille giù per le scale. Quando saltai l'ultimo gradino di quei sette piani, per poco non caddi a terra per l'enorme sforzo che avevo fatto.
Deglutì della saliva che non avevo e presi grossi respiri. Quando sollevai la mano per premere il pulsante che avrebbe aperto il portone, notai tutte le mie dita tremare vistosamente.

My roomie ಌ [J.Jk]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora