2.

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Non ero riuscita a dormire bene quella notte, succedeva sempre quando avvenivano grandi cambiamenti nella mia vita.
Ora che mi ero svegliata, conveniva che mi alzassi una volta per tutte.

Uscì dalla mia stanza solo perché fuori c'era silenzio e nient'altro. Ma le mie gambe si arrestarono di fronte al disordine in cui riversava il salotto. Pacchetti di patatine vuoti, tovaglioli sporchi, bicchieri di plastica rovesciati. I cartoni del cibo d'asporto emanavano ancora odore di unto. C'era un totale casino.

In tutto ciò la camera del mio coinquilino era aperta e vuota, lui era già uscito probabilmente. Mi sembrava strano dato che ieri l'avevo trovato assonnato di prima mattina, ma poteva essere stata l'eccezione alla regola.

Volevo che fosse una giornata produttiva, dovevo sistemare un po' di faccende e decidere cosa fare. Le opzioni erano due: rimanere lì e nel caso trasferirsi in futuro se ci fossero stati dei reali problemi; oppure prendere le valigie, lasciare un biglietto sul tavolo della cucina dove dicevo di essermene andata e cercare un'altra sistemazione su due piedi. Il secondo piano era totalmente irrealizzabile, non potevo certo perdermi in un posto sconosciuto, senza avere nemmeno una casa. Il ragazzo invece, il mio coinquilino, sembrava essere a posto. Potevo dargli una possibilità, in fondo non poteva andare tanto male giusto?
Non mi era sembrato uno stupratore seriale e inoltre aveva davvero poco più della mia età. Così mi convinsi, molto lentamente, a sistemare i primi vestiti negli armadi. Diedi una bella pulita agli scomparti prima.

Ci vollero due ore intere e un paio di litri di sudore. Pensai di farmi una doccia e ancora una volta l'acqua tiepida si dimostrò benefica.
Pochi minuti e mi ritrovai avvolta nel mio asciugamano bianco. Mentre cercavo di infilare le mutande un brusio mi giunse alle orecchie. Uscì dal bagno e tra le pareti di camera mia risuonò più forte, facendomi ricordare delle voci di ieri sera.
Pensai a come fossi rimasta in camera, chiusa con la paura di uscire, ora non volevo fare la stessa cosa. Non potevo fare la stessa cosa. O sarebbe stato ogni giorno così. Mi dissi che quelli fuori era solo i suoi amici, nessuno di spaventoso. Potevo superarla.

La prima cosa che mi venne in mente da fare fu che volevo visitare la città con tutta me stessa. Non riuscivo ad aspettare che mi ambientassi prima. Ora che mi ero riposata ero emozionata e impaziente. Infilai in fretta un pantaloncino nero largo con del pizzo alla fine e una canottiera rosso scuro. Presi la borsetta e mi avvicinai alla porta, sentì di nuovo quell'ansia incastrarmisi in gola.

Quegli sconosciuti mi agitavano.

Uscì silenziosamente dalla stanza, ma fui inevitabilmente al centro dell'attenzione. Gli occhi di quei ragazzi mi si fissarono addosso. Era fastidioso e mi sentivo a disagio come non mai.

«Esci?» modulò la voce del mio coinquilino.

Io mi osservai intorno, osservai loro prima di trovare le parole.

«Si, faccio un giro qui intorno» mormorai bassa e agitata.

Ero consapevole di non essere risultata molto socievole e forse nemmeno simpatica ma era l'agitazione a procurarmi queste risposte apatiche. Lui però sembrò non accorgersene nemmeno, un qualcosa a metà tra un ghigno e un sorriso gli scalfì le labbra.

«Ti potresti perdere, ti do il mio numero» affermò divertito da qualcosa che io non afferravo.

«No, non mi perderò» replicai un po' incerta se starlo a sentire o andarmene. Mi sentivo per qualche motivo leggermente derisa, ero nervosa e infastidita.

Lui non mi prestò attenzione, si alzò e si diresse verso la cucina, entrò nella stanza e pochi secondi dopo sbucò fuori con qualcosa tra le mani.
Lo osservai per capire cosa fosse e mi accorsi che si trattava di un piccolo bigliettino bianco.

My roomie ಌ [J.Jk]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora