Quel colore cereo, insofferente penetrava dalla tapparella aperta e mi privava della voglia di vivere.
Rimanevo distesa a letto, senza alcuna voglia di alzarmi, di uscire, di ridere o parlare.
Sola con i miei ricordi. Fluttuavano intorno, fuori, davanti, dietro di me.Buio; buio pesto.
E poi bianco.
E lacrime; voci offuscate urlavano. Urlavano forte da farmi male.Mamma!
Avevo gridato e il fiato mi era scappato di bocca, non riuscivo a respirare.
Mi girai a pancia in su, strinsi il lenzuolo tra le dita. Spalancai la bocca cercando di incamerare aria.Mamma!
Papà!
E poi lui; lui che mi faceva dolere, sanguinare.Un rumore mi giunse alle orecchie, come di una porta che veniva spalancata. Poi qualcuno si precipitò su di me. Un'ombra nera che mi coprì, sentì delle mani strapparmi di dosso le coperte, che mi schiacciavano il petto.
Poi la finestra che si apriva.«No!»
La finestra doveva restare chiusa, sarebbe entrato di più...Un corpo mi si avvicinò, fece inarcare il materasso e io mi sentì cadere nel vuoto.
Buio;
metallo che si schiantava, si deformava;
di nuovo quelle grida.
E una presa, una presa ferrea mi tirava lontano. E io scalciavo, volevo restare lì.
Ma quella stretta avvinghiata a me mi trascinava, mi scardinava da quel posto.In un secondo gli occhi di Jungkook si infransero sui miei.
Quella presa sotto le ascelle, dietro le spalle che mi teneva il busto eretto. Uno sguardo carico di preoccupazione.E delle mani mi toccarono. Tastarono le mie guance, le accarezzarono. Poi sfiorarono i miei capelli e infine le braccia.
Mi strinsero le dita e poi dei baci si posarono su di esse. I miei palmi si riempirono di baci dolci come il miele.Ma poi compariva di nuovo la finestra spalancata dietro il contorno della sua testa. La guardai terrificata.
Stava entrando, avvolgeva la stanza e mi rapiva.
Sentivo la coperta scivolarmi via dalle dita.Lo sguardo di Jungkook tremò tra me e la finestra. Lo sentì esitare nel lasciarmi le mani. Timoroso che potessi dissolvermi sotto i suoi occhi.
E in un lampo di luce la portafinestra sbattè contro l'altra e si serrò.
E poi lui tornò a toccarmi tutta, a chiamarmi, a scuotermi e io cozzai contro le rughe della sua fronte. Le fissai ma non le vidi.
Esse si tramutarono nelle mie crepe aperte, pulsanti.Poi ancora buio, dolore, una voce che si faceva via via più chiara.
«Vale!»
Il mio nome venne esclamato più volte, forte, carico di apprensione.Sbattei le palpebre e mi sentì risucchiare dal mondo reale.
Era tutto finito, Jungkook era di fronte a me.
Il suo sguardo gravido di angoscia mi torturava le pupille.
E la sua voce mi risuonò chiara nei timpani.«Vale!» mi chiamava senza sosta e io mi ritrovai a sbattere gli occhi.
Mi tratteneva dalle spalle, e qualcosa nei suoi occhi mi fece capire di essere tornata alla realtà.Un laccio fatto di braccia mi legò il corpo. Mi sentivo soffocare.
Spostati;
lasciami respirare;
non mi uccidere anche tu...Ma più il mio corpo reclamava ossigeno più Jungkook mi stringeva.
Le sue carezze caute mi rilassarono i polmoni. Con uno sbocco mandai giù quanta più aria possibile.
Avevo appena smesso di stare in apnea.«È tutto finito»
Mi accarezzava una voce dolce."È tutto finito" sussurrava lei.
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My roomie ಌ [J.Jk]
RomanceValentina conosce il coreano sin da bambina, sua mamma glielo ha insegnato con pazienza. Proprio per questo lei sogna di poter vivere nello sviluppato paese della Corea del Sud. I motivi sono vari: la curiosità, l'interesse, la voglia di provare c...