15.

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Valentina se ne era andata da poco, Yoongi e Hoseok l'avevano imitata subito dopo. Invece Jimin e Tae mi avevano raggiunto. Il biondo mi prese la sigaretta dalle mani e se la portò alle labbra.

«Cos'è successo?» chiese. Lo guardai male.

«Niente di niente» dissi tirando fuori dal pacchetto un'altra sigaretta «e ora andate a casa»

Taehyung rise e mi diede una pacca sulla spalla.

«Vedi di non bere troppo» disse. Sapeva già cosa sarei andato a fare.

«Dovremmo parlare di lei prima o poi» aggiunse Jimin.

Sbuffai, mi girai dall'altra parte e iniziai a camminare verso il Jigo's. Era il locale migliore per ubriacarsi.

——————

Il suono forte della musica mi stordì le orecchie ma non superò il rumore dei miei pensieri. Quello era assordante e mi stava facendo scoppiare la testa.

Andai subito al bancone, salutai il barman, ci conoscevamo da un paio d'anni, da quando non mi aveva mai chiesto la carta d'identità prima di vendermi l'alcol.

Preparò qualcosa in un bicchierino e me lo mise sotto il naso.
Lo mandai giù in un sorso, bruciava in gola, ma bevvi anche il secondo e il terzo.

Prima di quanto mi aspettassi mi si avvicinò una ragazza, aveva qualcosa addosso che non le copriva neanche il minimo indispensabile.

Sorrise provocante e girò il mio sgabello.
Si fece spazio tra le mie cosce e mi accarezzò gli addominali.

L'impressione che davano le sue azioni sicure contrastavano i suoi occhi incerti. Sapevo che la paura sul suo viso era dovuta al mio sguardo privo di emozioni e alla mascella serrata.

Girai la testa verso il barista e gli feci un cenno.
«Forte?» chiese indicando il bicchiere. Annuì.
Il ragazzo mi diede un altro bicchiere colmo di liquido.

Lo bevvi e poi tornai a guardare la ragazza.
La presi per un fianco e cominciai a baciarla.

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Alcuni minuti nel bagno erano bastati.

Uscì dal locale per fumare e tornai dentro a bere. Andai avanti così per un po', ma i pensieri erano ancora tutti la. L'alcol, la nicotina, il sesso, niente faceva effetto.
Riuscivo a concentrarmi solo su di lei e sugli occhi atrocemente tristi con cui mi aveva guardato dopo che l'avevo denigrata e colpita fino a distruggerla.
Non riuscivo a smettere di chiedermi se stesse bene e fosse al sicuro, era tardi e io avevo permesso che andasse in aeroporto da sola.
Non riuscivo a smettere di detestare quel ragazzo italiano.
Ma più di tutto c'era una cosa che mi aveva permeato sin dall'inizio e non aveva fatto altro che crescere. Pura, ossessiva e tossica gelosia.
Non avevo la più pallida idea di come fossi arrivato a provare un sentimento tanto strano e sconosciuto. Non avevo fatto altro che cercare di ricordare se mi fosse mai successo. Ma niente, niente. La gelosia era qualcosa di completamente mascherato e lontano. Ma in tre giorni, in tre giorni dove io avevo avuto l'idea di ospitare la mia spina nel fianco, quel dannato sentimento mi aveva usurato ogni nervo.
Ed ero all'oscuro persino dei sentimenti che io stesso provavo, non riuscivo a capirmi.
Mi ero sentito escluso, sostituito, messo da parte, accantonato, inutile e geloso. Geloso da impazzire e morire.
Ma a chi dovevo farne una colpa? A Valentina? A Valentina che era da sola in un paese sconosciuto e aveva finalmente ricevuto una visita da qualcuno di estremamente importante per lei? O a me? Io che non sapevo comprendere cosa mi stesse accadendo e che mi ero ritrovato a sentire la mancanza di una persona che nemmeno sapevo di avere dentro?

My roomie ಌ [J.Jk]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora