13.

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Mi ero svegliato da un po', ero ancora nel letto ma non riuscivo più a prendere sonno. Vedevo entrare dalle fessure della tapparella alcuni spiragli di luce. Lanciavano raggi lucenti attraverso la stanza, facendo brillare i granelli di polvere sospesi nell'aria.

Era stata una giornata strana ieri, pensai senza accorgermene. Luca...
Il cugino di Valentina era comparso d'improvviso invadendomi oltre che l'appartamento anche la quotidianità. Se dovevo essere completamente sincero con me stesso non mi andava proprio giù la sua presenza. Non che fosse un individuo scontroso, arrogante o antipatico. Semplicemente mi ero abituato a vivere con Valentina, e già con lei era stato un bel cambiamento, da vivere da solo ad avere la presenza costante di una giovanissima donna. Mi aveva stravolto. Ma ora mi ero affezionato a lei e avevo scoperto che forse mi piaceva anche di più avere compagnia a casa. Però ora era apparso un altro elemento e non era come se avessi accettato di avere un altro coinquilino, no, Luca si era introdotto attraverso Valentina e quindi direttamente nella mia vita e nelle mie abitudini.

Ed era quasi surreale la maniera in cui la ragazza venerasse quel tizio. Lei pendeva totalmente dalle sue labbra e ricercava in ogni modo il contatto fisico con lui. Non faceva altro che ascoltarlo e parlargli. Come se di colpo fossi stato sostituito senza nemmeno un avviso. E in realtà mi ero accorto di come Valentina sorridesse il doppio da quando lui era qui. Era felice, nel modo più sincero che ci fosse. E d'improvviso sentì come se il legame che si era creato tra di noi, fosse diventato, in un attimo, senza valore.

Continuai a pensare al giorno prima e ogni flash che compariva tra i miei pensieri mi mostrava Valentina e i suoi occhi luccicanti di gioia rivolti verso suo cugino.
Poi qualcos'altro si incuneò tra quella solitudine che sentivo circondarmi. Le sue gambe. Come un lampo davanti ai miei occhi. Sorrisi, quasi istantaneamente e sentì la delusione e la tristezza scivolare via lasciando solo un delicato e caldo torpore. Chiusi gli occhi e portai al centro della mia attenzione quell'immagine. Era davanti a me, ferma, a lasciarsi guardare. Il vestito le sfiorava le cosce, smosso dalle sue dita che posate sul ventre continuavano a grattarsi tra loro. Non ci avevo messo molto ad accorgermi di aver sviluppato una sorta di dipendenza alle reazioni del suo corpo. Sentivo come la necessità di vederla reagire alla mia presenza, alla mia voce o al mio tocco. E ieri sera avevo combinato le tre cose insieme, facendola impazzire, e facendo impazzire me stesso. Ogni volta sentivo l'eccitazione sbaragliarmi dentro, anche la sera del mio compleanno era successo. Forse sapere di non poterla avere, o essere consapevole di non raggiungere i suoi standard, o non so cosa, rendeva tutto più divertente. E ogni volta mi ritrovavo a riprovarci, a sedurla ancora.

Alla fine la doccia fredda avevo dovuto farla davvero.

La sveglia finalmente suonò e io mi alzai, prima di qualunque cosa mi precipitai a svegliare Valentina. Era il primo giorno di scuola e conoscendola avrebbe avuto un attacco di ansia.

Aprì la porta della sua stanza senza bussare. La luce del salotto illuminò la scena. Lei e lui addormentati, uno nelle braccia dell'altra. Strinsi un pugno e poi feci un respiro. Aprì del tutto la porta e mi avvicinai.

La sua sveglia suonò e io mi affrettai a spegnerla prima che la svegliasse. Ci avrei pensato io, con calma.
Dietro di lei però, Luca si mosse. Lasciò andare il corpo di Valentina e si stiracchiò. Sollevò la testa, guardandomi, nessuna sensazione di sorpresa lo colse alla sprovvista. Mi aspettava.

«È ora di svegliarla» bisbigliò passandosi una mano sugli occhi stanchi.

«Mhh»

«Ci pensi tu?» mi chiese mettendosi seduto.

Alzai le spalle.

Scese dal letto, era a petto nudo. Fece il giro della stanza e mi diede una pacca sulle spalle.

My roomie ಌ [J.Jk]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora