Ovunque sei è vicinissimo

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 Sono a Milano ormai da 5 mesi e di cose ne sono cambiate tante, me compresa.

Avevo deciso di far sapere a Gianluca, Barbara, Michele Vito e Caterina che stavo bene, che avevo ricominciato a lavorare, ma non avevo detto dove abitavo. Volevo starmene ancora un po' per conto mio.

Ero sicura che Ignazio l'avrebbe saputo e a questo punto non mi interessava più.

Ho chiuso con lui e sicuramente lui ha chiuso con me, visto che mi hanno riferito che, dopo l'avventura estiva, aveva cominciato una nuova specie di relazione con una ragazza straniera e che, nonostante non l'avesse mai vista di persona ma solo online, ne era molto preso.

Conoscendolo mi domandavo come facesse ad esserne innamorato pur non frequentandola "fisicamente", ma evidentemente le persone cambiano.

Sento Nina spesso e non sempre le telefonate sono serene. Anzi. Ci sono volte in cui l'ansia e l'angoscia la fanno da padrone.

Ogni mattina cerco di convincermi che tutto migliorerà, che alla fine tutto andrà bene, che Vito risolverà i suoi problemi di salute e che tutti torneremo ad essere sereni e perfino felici.

Ho conosciuto nuova gente, frequento la palestra molto assiduamente perché mi aiuta a non pensare troppo a tutto quello che è successo nella mia vita nei mesi scorsi e che sta succedendo anche adesso e sinceramente comincio a vederne i risultati.

Quando mi guardo allo specchio mi piaccio molto di più ed ho persino fatto crescere i capelli.

In tutti questi mesi c'è sempre stata una costante però, che non mi ha mai abbandonato: Piero.

Ci sentiamo ogni giorno, a volte anche più di una volta e, nonostante quello che stava per succedere tra noi, devo dire che il nostro rapporto cresce ogni giorno di più. Ne abbiamo parlato tanto di quella sera e tutti e due siamo arrivati alla conclusione che, in quel momento entrambi ne avevamo bisogno, ma se le cose sono andate così era perché non era quello che volevamo per il nostro futuro o almeno non lo volevamo in quel momento.

E' sabato mattina e inaspettatamente sono un treno che mi riporterà a Bologna, perché in questo momento è lì che voglio stare, nonostante tutto.

Sono talmente assorta nei miei pensieri che quasi non mi accorgo di essere arrivata. Mi affretto a cercare un taxi. "Ospedale Sant'Orsola, per favore," dico all'autista.

Salgo le scale un gradino alla volta. I miei piedi sono pesanti come il mio cuore. Man mano che salgo il mio passo diventa sempre più lento come se avessi paura di arrivare in quel corridoio. Cerco di immaginare quello che troverò una volta arrivata. So perché sono lì, ma continuo a sperare.

Mi fermo davanti alla porta del reparto con la mano sulla maniglia e faccio un respiro profondo prima di entrare.

Apro.

Non voglio pensare a nulla. Cerco solo di camminare con passo sicuro anche se dentro mi sento morire. Spero solo di non essere arrivata tardi.

Vedo Piero in lontananza. Lui, come se si sentisse osservato, si gira e mi viene incontro.

Ci abbracciamo così forte che quasi rimango senza fiato. Sapevo che l'avrei trovato qui con Gianluca. Né io né loro potremmo e vorremmo essere da un'altra parte.

"Come va?" chiedo a Piero e lui abbassa la testa senza rispondermi facendo concretizzare tutte le mie peggiori paure.

Resto in quel corridoio per tutto il pomeriggio e tutta la notte, senza mai avvicinarmi troppo.

Non voglio dare fastidio. Voglio solo esserci per loro, per tutto il bene che mi hanno voluto e che io ho voluto a loro.

Mi passano davanti tanti momenti belli vissuti insieme noi cinque. I pranzi, le cene, i momenti a Marsala, le risate, le serate a guardare il sole che scendeva nel mare, le grigliate in giardino, le interminabili partite a ping pong con Ignazio che sclerava ogni volta che sbagliava e noi giù a ridere come matti... e mi rendo che tutto questo non potrà tornare mai più.

Mille giorni di te e di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora