Natale a New York

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Ho passato un Natale sereno, circondata dall'amore della mia famiglia e dei miei amici.

Nicola è ormai un ometto e cresce a vista d'occhio. Ho potuto passare con lui tanto tempo anche se spesso mi lasciava per andare a giocare con la Play o con qualche amico nei giardini del complesso residenziale dove abita mio fratello.

Questi giorni mi hanno anche dato modo di conoscere meglio Giada, la compagna di Francesco. Ama Nicola come se fosse suo figlio e questo per me è importantissimo. Lui aveva bisogno di una figura femminile costante nella sua vita, soprattutto dopo il trasferimento in America, e Giada è stata bravissima a farsi accettare ed amare da lui.

Questa mattina fa freddissimo, ma Giada mi ha invita a fare due passi e quindi bardata con cappotto, cuffia, sciarpa e guanti siamo pronte per uscire, lasciando gli uomini a casa.

"Sono felice di aver passato questi giorni con voi Giada e così abbiamo potuto conoscerci meglio," le dissi mentre usciamo dall'ennesimo negozio.

"Anche per me sono giorni bellissimi, Marta. Ormai voi siete la mia famiglia e non avrei voluto essere con nessun altro," mi sorride lei.

Passeggiare con Giada è piacevole. Dentro e fuori da ogni negozio di New York senza poi comperare assolutamente nulla per noi, ma qualsiasi cosa per Nicola.

"Nicola per me è quel figlio che non ho potuto avere," mi dice Giada sospirando

"Ti capisco, sopratutto dopo quello che mi è successo poi... ti capisco fin troppo bene," le strinsi la mano.

"Spero che non ti abbia dato fastidio che Francesco mi abbia raccontato quello che è successo, ma la mattina che ha chiamato Piero lui era in doccia ed ho risposto io al telefono."

"Non preoccuparti, sei parte della mia famiglia ed è giusto che tu sappia," la rassicurai.

Comincio a degustare il mio caffè americano, quando da sopra la mia tazza noto Giada che mi guarda. Mi chiedo se ha qualcosa da chiedermi perché l'espressione del suo viso è proprio quella di una persona che vuole sapere ma non sa da che parte cominciare. Ed infatti.......

"Ma... e Ignazio?" mi chiede quasi in imbarazzo.

Eccola la domanda che non volevo sentire, ma che sapevo sarebbe arrivata prima o poi.

"Ignazio cosa?" chiedo mentre entriamo in un tipico caffè di New York.

"Quando gli dirai quello che è successo? Perché prima o poi gli devi dire del bambino. Era anche il suo," mi rispose Giada.

Siamo sedute ad un tavolo proprio vicino alla vetrata e il panorama dal ventesimo piano porta a riflettere. Prima di rispondere a Giada ci penso un attimo e poi prendo il cellulare, vado sul profilo della ragazza di Ignazio e lo porgo a Giada.

"Guarda qua e poi dimmi se devo ancora parlare con lui. Ho visto di tutto in questi giorni, abbastanza per farmi venire il vomito. Dopo il Tributo faceva dichiarazioni di amore eterno e di sentirsi pronto per fare una famiglia. Adesso pubblicano tutti e due queste cose. Secondo te cosa devo fare? Andare da lui e dirgli...scusa, ma un figlio già l'hai fatto con me ma è morto per salvarmi la vita. No Giada, fino a quando questa storia durerà lui del bambino non saprà nulla."

"Ma sei così sicura che lui voglia una famiglia con questa donna?" mi chiese lei calma.

"Non lo so," rispondo scuotendo la testa. "Non so più nulla di quello che vuole lui, non lo riconosco più ed è tutto talmente strano, talmente....anomalo."

"Quando è venuto da noi a Bologna prima che ci trasferissimo..." iniziò Giada.

"Come scusa?" saltai quasi sulla sedia. " Cos'ha fatto Ignazio? E' venuto da voi? Gli avevo chiesto di stare lontano da Nicola," dissi alzando la voce.

Mille giorni di te e di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora