Il crollo

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Marta

Domani è San Valentino e per l'ennesima volta lo passo da sola, per altro sommersa dal lavoro.

Stiamo programmando la partenza per gli Stati Uniti a fine mese e le cose da fare sono tante.

Ieri è rientrato anche Marco a Bologna. Dal ritorno da New York non ci siamo più visti ma solo sentiti per telefono. In una delle nostre chiacchierate gli ho anche chiesto di non pubblicare foto nostre con frasi che potevano essere fraintese e dare un visione errata della realtà.

Mi ha chiesto scusa, ma non l'ha ancora eliminata dal suo profilo e devo dire che la cosa mi infastidisce parecchio.

In ufficio le cose si fanno sempre più complicate. Piero mi evita e la cosa mi addolora tanto, anche se io stessa gli ho chiesto di pensare bene a quello che provava per me. Ignazio è sempre arrabbiato, di malumore e risponde male a tutti. E così il povero Gianluca si ritrova nel bel mezzo di questo casino e di cui non ha colpa.

Sto cercando di prenotare i posti in aereo per me e Barbara per Los Angeles quando mi suona il cellulare.

"Marco ciao, come stai?" rispondo continuando a digitare sul pc.

"Bene, Marta. Tu? Sempre presa a correre dietro a Boschetto?" mi chiede ridacchiando.

Cosa?! Ma che cazzo dice! Mi blocco con le dita sulla tastiera. Ma come si permette?

"Non sono una bambina che corre dietro al giocattolino. Ma come ti permetti?!" scatto infastidita.
"Ma sì dai! Stavo scherzando," mi risponde Marco continuando a ridere.
"Scherza con qualcun altro, non con me. Non su questo."
"Non volevo offenderti," mi risponde cambiando completamente tono e facendosi serio e dolce.
"Ed invece sì!" ribatto sempre più arrabbiata. "Che cosa vuoi Marco? Sto lavorando," taglio corto.
"Volevo dirti che sono tornato a Bologna un giorno prima e se volevi potevamo vederci per un aperitivo, ma mi sa che mi sono giocato la possibilità."

Non ho proprio voglia di uscire con uno che fa battute del genere, quindi se lo scorda un aperitivo con me. "No, grazie. Sono molto presa. A fine mese dobbiamo partire e..."
"Sì sì certo. Il lavoro prima di tutto mi raccomando," ribatte sarcastico. "Poi non lamentarti se rimani sola," aggiunge velenoso.
"Ma si può sapere che cavolo ti ho fatto? Non ti fai sentire da giorni e oggi arrivi accusando a cazzo! Ma cosa vuoi?" dico alzando la voce.
"Marta, sono stufo di correrti dietro," sbotta lui.
"Ma chi te l'ha mai chiesto? Non ti ho fatto promesse nè ti ho dato speranze. Per me sei un amico ritrovato. Amici, Marco. Amici e basta, ma a questo punto mi pare di capire che tu vuoi ben altro. Altro che da me non avrai mai. Quindi per me finisce qui."

Porca miseria se mi ha fatto incazzare. Ma prima di chiudere mi ricordo un'altra cosa.

"E dato che ci siamo, fammi anche la cortesia di levare le foto di New York dal tuo profilo. Noi non siamo la tua famiglia e visto come mi tratti dopo anni di amicizia, nemmeno la meriti!" Detto questo chiudo la telefonata e blocco il contatto di Marco.

Ma che diavolo gli è venuto in mente. La persona che conosco io non si sarebbe mai permessa di comportarsi così.

Cerco di calmarmi un pò facendo due passi nei corridoi della nostra sede e poi chiamo Sara.

Anche lei mi dice che Marco è un po' strano ultimamente, ma che una reazione del genere è sicuramente inspiegabile.

Affranta lascio l'ufficio e mi dirigo verso il parcheggio per recuperare la macchina.

Decido però di non andare a casa, ma di fermarmi in centro. Oggi è giornata di chiarimenti ed è così che mi dirigo verso casa di Piero. Suono il campanello ed il portone mi viene aperto senza chiedere. Salgo al secondo piano e trovo Franz che mi aspetta alla porta.

Mille giorni di te e di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora