Vorrei ma non posso

99 11 6
                                    


 "Facciamo due passi," mi propone tutto allegro.

"Ignazio, fa freddo! Non possiamo chiacchierare qui?" propongo speranzosa. Annuisce e ci rifugiamo nella sua sala musica preferita. Quella con il pianoforte.
"Io ed i ragazzi partiamo per New York tra qualche giorno," mormora."Ignà, lavoro per voi," lo guardo. "Lo so," sorrido dolcemente. "E allora se lo sai, perché non vuoi venire con noi? Barbara ha bisogno del tuo aiuto e noi abbiamo bisogno di te," si prende qualche attimo di silenzio, come se dovesse soppesare. "Io ho bisogno di te," ammette. Lo guardo negli occhi mentre mi parla ma non riesco minimamente ad ascoltarlo. Continuo solo a pensare a quel "io ho bisogno di te" e a perdermi nel suo sguardo..

Gli esami sono finiti e andare con loro fa parte del mio lavoro ma perché continuo a dirgli dirgli di no? Poi la mia mente vola a Francesco e Nicola. Non posso lasciarli. Il mio adorato nipotino penserebbe che anch'io l'abbia abbandonato. "Non posso. Lo sai. Vorrei davvero, ma il mio posto è qui. Mi spiace."

Ignazio

Perché non vuole capire che ho bisogno di averla al mio fianco. Cosa la lega qui?

"Perché no? Dammi una motivazione valida, perché solo no non mi basta." "Mio nipote ha bisogno di me. Non posso allontanarmi adesso." "Ma tuo nipote ha un padre e poi staremo via solo pochi giorni." "Non insistere Ignazio, ti prego. Non posso e basta."

La vedo alzarsi dallo sgabello del pianoforte e andare dritta verso la porta, molto risoluta. Non posso lasciarla andare così. La prendo per un polso e la trattengo. "Non lasciarmi andare da solo. Vieni con me," mi sorprendo a pregarla.

Marta

Perché?

Perché tutta questa improvvisa insistenza? Perché questo improvviso bisogno di me? "Igna' non sei solo. Ci sono i ragazzi, c'è Barbara e ci sarà anche Ercole," lo rincuoro accarezzandogli la folta barba che porta in questi giorni e che scopro piacermi parecchio. "Va bene," mormora abbassando la testa. "Fai come vuoi," scrolla le spalle. Poi alza gli occhi e mi fissa con uno sguardo che non mi piace. C'è risentimento e delusione in quegli occhi di solito buoni e solari. "Ma ricordati che quando tu hai avuto bisogno di me, io ci sono sempre stato." Si alza. Un ultimo sguardo e se ne va lasciandomi a guardare la porta rossa chiudersi dietro le sue spalle. Lo guardo passare dal vetro che dà sul corridoio. Non si volta nemmeno. Lo sguardo fisso sul suo telefono. E' chiaro che l'ho ferito, ma non capisco perché.

Devo capire. Non mi spiego questo suo atteggiamento e sicuramente Piero e Gianluca sono le persone giuste con le quali parlare. So benissimo dove trovarli e ci vado immediatamente.  "Ciao Franz. Sono Marta, c'è Piero?" chiedo dopo aver suonato il campanello. "Certo! Sali pure," mi risponde il fratello di Piero.

Franz abita in pieno centro a Bologna e quando Piero è in città si ferma da lui. "Ciao Marta, fatti abbracciare un po'. Vieni in cucina. C'è anche Gian," mi saluta Piero. Stavo bene tra le sue braccia. Era come stare tra le braccia di Ignazio. Ma perché lui tornava sempre? Maledizione. "Ho bisogno di parlarvi ragazzi," annuncio appena mi siedo a tavola. Spiego loro dell'insistenza di Ignazio nel volermi con loro a New York e della mia perplessità verso il suo atteggiamento. "Non resto a casa perché non voglio stare con voi," spiego. "Ma in questo momento mio fratello e mio nipote hanno bisogno di me. Come al solito voi avete Barbara ad assistervi. Perché lui vuole me?" "Vuole te perché si sta affezionando. Parla di te. Ad ogni viaggio chiede di farti venire con noi. Pensaci Marta. Non deluderlo questa volta," mi dice Gian serio. Credevo che parlare con i ragazzi mi avrebbe chiarito le idee e invece sono ancora più confusa. Proprio non capisco il perché di tutto questo... o forse non voglio vedere quello che tutti gli altri vedono già.

Mille giorni di te e di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora