Fuoco e cenere

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Mattinata alla TV finalmente finita.

Adesso siamo in teatro per l'evento privato di questa sera. I ragazzi hanno preferito provare presto per poi tornare in hotel per riposarsi un po' prima dello spettacolo.

Sto aspettando che escano tutti e tre dai loro camerini e nel frattempo finisco di scrivere delle mail per degli eventi privati che faranno prossimamente.

Sono seduta in prima fila in platea. Chiudo il PC e la mia attenzione viene attirata dal pianoforte sul palco.

Salgo le scalette e mi avvicino a quella meraviglia. Negli anni ho imparato a suonare il pianoforte da autodidatta e sono molto orgogliosa di me stessa.

Mi siedo ed accarezzo quei tasti bianchi e neri come se avessi paura di romperli e mi metto a suonare una musica che ho composto da poco.

Sono partita per l'America senza finire l'arrangiamento con Sara, ma so che al mio ritorno troverò tutto fatto. Lei è bravissima in queste cose, molto più di me.

Piano piano mi faccio coinvolgere dalla musica che suono talmente tanto che non sento Gianluca e Piero che si avvicinano a me.

"Brava Marta, da quanto suoni il pianoforte?" mi domanda Piero sorpreso.

"Praticamente da sempre. Papa' mi aveva regalato una tastiera quando avevo 6 anni. Avevo insistito talmente tanto un anno a Natale che probabilmente me lo ha regalò per sfinimento," scherzo e nel ricordare quei momenti mi pare di riviverli.

"E poi hai studiato con un maestro di musica?"

"No Piero, ho studiato sempre da sola. Ogni giorno mi esercitavo e poi con il tempo ho imparato."
"Ne conosco un altro di autodidatta, ed anche lui ha cominciato con una tastiera che suonava nella sua camera...Se non è destino questo" sorride Gianluca e noi con lui pensando ad Ignazio.

"Dai ragazzi andiamo che si fa tardi. Ignazio dov'è?" chiedo alzandomi dal panchetto.

"Fuori sul van," inizia Gian, ma si ferma e fa una pausa. Ci guardiamo in faccia tutti e tre ed insieme concludiamo...."al telefono!" e la risata nasce spontanea.

Recupero borsa e zaino con il PC che ho praticamente scaraventato addosso ad Ignazio a colazione. Fortunatamente l'ha consegnato a Barbara in hotel, e lei l'ha dato a me. Ogni tanto Ignazio ragiona e fa cose sagge. Senza il mio Pc non avrei proprio potuto lavorare oggi.

Con i miei ragazzi esco dal teatro e ci avviciniamo al van, giusto in tempo per sentire Barbara che parla con Ignazio.

"Te lo puoi scordare, Ignazio. Marta resta con noi che la cosa ti piaccia o meno!"

Resto completamente spiazzata da quelle parole. Guardo Piero e Gianluca e sento gli occhi bruciarmi di lacrime. Mi giro e vedo Barbara che mi guarda preoccupata ed un nodo mi serra la gola.

Ignazio vigliaccamente si volta a guardare fuori dal finestrino per non incontrare il mio sguardo.

Trovo il coraggio per dire solo poche parole. "Io torno in taxi. Ci vediamo in albergo."
"No, Marta. Sali. Tu torni con noi, non ci sono storie," dice Barbara perentoria.
"No, Babs," scuoto la testa. "Per favore, lasciami tornare da sola. Non voglio stare con chi non mi vuole più."

Ignazio a quel punto si gira verso di me. Mi guarda e io vorrei solo prenderlo a schiaffi.

"Non fare la bambina e sali," mi ordina con cattiveria.

Non lo ascolto nemmeno e me ne vado.

Mi volto solo un attimo e vedo Piero e Gianluca impietriti fuori dal van ad osservare la scena prima di salire richiamati da Barbara.

Mille giorni di te e di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora