And now when the night seems long your love shines in my heart.

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 "Signorina, siamo arrivati," disse il tassista ma non ricevendo risposta si girò per cercare il mio viso. "Signorina, tutto bene?"

La mia mente era attraversata da mille pensieri, ma tutti alla fine mi riportavano sempre ad uno e uno solo.

"Mi scusi. Può accompagnarmi in un posto?"

"Certo signorina, la porto dove vuole."


Diedi l'indirizzo e lui mi sorrise dallo specchietto.

Ero sempre più tesa man mano che la strada della prima periferia di Bologna scorreva velocemente oltre il mio finestrino.

"L'aspetta qualcuno di importante?"


"Veramente no, non mi aspetta nessuno ma spero di trovare qualcuno che mi apra."


E mentre dicevo quelle parole ci trovammo a passare davanti alla mia vecchia casa. Questa piccola villetta era stata il mio ultimo rifugio a Bologna, dopo che avevo venduto quella sui colli bolognesi per andare a vivere più vicino al mio grande amore.

Grande amore. Mi scappò un sorriso amaro. Quante volte avevo cantato quelle parole senza pensare al loro vero significato, ma poi avevo incontrato lui ed erano diventate il fondamento della mia vita. Finché poi tutto non era andato in pezzi e io ero fuggita da quella casa chiudendo la porta sul quel grande amore e su me stessa.

"Si fermi pure qui, grazie. Sono arrivata."


"E' sicura signorina? Il civico che mi ha detto è poco più avanti."


"Sì sì, va benissimo qui."


"Le auguro una buona serata e non si preoccupi. Troverà qualcuno a casa che la aspetta."


Scesi dal taxi e mi diressi verso il cancello della mia ex casa.

Era tutto spento, tranne le luci del giardino e del portico. Quanti ricordi. Quante emozioni lasciate tra quelle mura, ma anche quante lacrime.

In un attimo rividi tutti gli ultimi disperati attimi passati lì dentro. La rabbia, le valigie fatte in fretta, le fotografie e le cornici distrutte e lasciate sul pavimento e poi la fuga lontano da tutto quello che mi ricordava e legava a lui.

E adesso invece ero di nuovo qui e mi stavo incamminando verso la fine della strada con il cuore in gola.

Il cancello che portava al vialetto della sua casa era aperto e tutte le luci erano accese.

Mi avvicinai alla porta d'ingresso e sentii Arturo abbaiare. Probabilmente mi aveva sentito in giardino e fu in quel momento che avvertii la sua voce,

"Amore di papà, che hai da abbaiare? Non c'è nessuno fuori."


Ma Arturo continuava imperterrito ed io ero impalata davanti alla porta, completamente travolta dall'effetto della sua voce. E fu in quel momento che...

"Vedi che non c'è..." Le parole gli morirono in gola quando mi vide lì, ferma davanti a lui con gli occhi pieni di lacrime.

"Marta? Ma..." era perplesso. Ero l'ultima persona che si sarebbe immaginato di vedere quella sera. "Perché sei qui?" mi chiese.

"Io... volevo solo...cioè..." non riuscivo a formulare una frase coerente e vidi un fugace sorriso illuminargli il viso, ma subito sparì.

"Che fai sulla porta? Entra che fa freddo," mi invitò. "Arturo, hai visto chi è passato a trovarci?" Ignazio si girò verso la stanza per cercare il cane che ormai se ne era andato sul divano.

"Si ricorda ancora del tuo profumo," mi sorrise spostandosi per farmi entrare.


"Non volevo disturbare, ma non ero tranquilla e volevo vedere come stavi," finalmente riuscii a dire.

Mille giorni di te e di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora