Tornerò

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Mi sono goduta questa notte come non mai.

Ho dormito abbracciata a lui, consapevole che sarà l'ultima ma stavolta non per colpa sua.

Voglio ricominciare a vivermi questa storia piano piano e farò tutto passo per passo, ritrovando la fiducia in lui.

Ho ancora troppa paura di soffrire e non voglio affrettare le cose. So che Ignazio non condivide questa mia decisione, ma mi ha promesso che ce la metterà tutta per farmi cambiare idea.

Lo sento in bagno che si sta facendo la doccia perché tra poco dobbiamo scendere per colazione e poi si riparte verso casa, anzi, loro torneranno a casa ma io andrò a New York da mio fratello e dalla sua famiglia perché non li vedo da Natale e mi mancano tanto.

"Marta, sei pronta? Ci aspettano," lo sento dire.

"Buongiorno anche a te, dormito bene?"

Vorrei avvicinarmi e abbracciarlo perchè ci farebbe bene, ma resto un passo indietro e lo guardo negli occhi capendo il suo disappunto.

"Arrivo Ignazio, mi faccio una doccia veloce e scendo. Vai pure," rispondo entrando di corsa in bagno.

"Preferivo aspettarti," lo sento dire e mi fermo sulla porta.

Mi volto e lo trovo seduto sul bordo del letto che si guarda le mani. Mi avvicino, gli alzo il mento e gli sorrido appoggiando i vestiti che avevo in mano per terra e con una mano lo accarezzo. Ci guardiamo negli occhi e poi lo bacio dolcemente sulla guancia.

"Sei speciale, Gnà. Lo sei sempre stato."

"Sono talmente speciale che non mi vuoi più," brontola con il broncio.

A quel punto allora mi inginocchio davanti a lui perché voglio che mi guardi negli occhi e gli prendo le mani. "E' proprio perché ti voglio ancora che adesso mi allontano da te. Dammi tempo, ti prego." Mi guarda, annuisce e sorride lievemente, lasciandomi poi andare a fare una veloce doccia.

I ragazzi, Barbara e Michele come previsto ci aspettano in sala colazione, dove noi arriviamo sorridenti, ma cercando di non far trasparire nulla.

"Buongiorno ragazzi, dormito bene?" ci chiede Piero appena ci accomodiamo al tavolo e non sorridiamo e annuiamo.

Ordiniamo la colazione al cameriere e poi mi volto a guardate Igna che con un gesto mi fa capire che toccherà a me spiegare quello che abbiamo deciso di fare.

"Noi dobbiamo parlarvi," dico attirando l'attenzione di tutti. "Innanzitutto, grazie per averci lasciato da soli per chiarire alcune cose importanti. Siamo riusciti finalmente a parlare come due persone civili e responsabili."
Mi volto a guardarlo e gli prendo la mano che ha appoggiato sul tavolo.

"Però, prima di spiegarvi come stanno realmente le cose tra noi, penso che Ignazio debba dirvi una cosa importante," dico cogliendolo di sorpresa perchè resto dell'idea che certe cose le debba dire lui ai suoi colleghi.

"Il concerto dell'altra sera per me è stato come un interruttore che ha improvvisamente acceso la luce che per me si è spenta un anno fa. Sapevo di averle fatto del male," dice guardandomi. "Ma non immaginavo così tanto. E così, una volta arrivato in camera ho fatto quello che dovevo fare da mesi. Ho preso in mano il telefono e ho chiuso una storia che probabilmente non era mai realmente iniziata."

"Finalmente! Ci hai messo un po', ma adesso almeno potrete vivervi come si deve!" esclama Gianluca.

"A quanto pare non è semplice," gli risponde Ignazio con tono sommesso.

"E cosa c'è di difficile? Tu sei libero, Marta è libera, uno più uno fa due."
"No, Gian," trovo il coraggio di intromettermi nel suo discorso vedendo subito il suo sguardo stupito.

Mille giorni di te e di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora