Non gioco più.....me ne vado.

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Eravamo sole, io e Barbara a fare colazione. Le cose da pensare e preparare erano parecchie perché la giornata sarebbe stata lunghissima.

Durante il giorno avevamo tanta promozione per il tour che sarebbe tornato in America nei mesi successivi e la sera un evento privato per 3500 persone dipendenti di una multinazionale.

"Ma i vestiti dei ragazzi, li portano direttamente al teatro vero?" mi chiese Barbara.

"Sì Baby, li ho sentiti prima e mi hanno confermato che per le 18 gli abiti saranno a teatro e verranno portati direttamente da una sarta che si fermerà fino alla fine dell'evento. Sai, ho sempre paura che qualcuno rompa i pantaloni." dissi sorridendo e Barbara si unì a me.

"Mamma mia quante volte è successo, ma per fortuna c'era sempre Caterina che ci aiutava, altrimenti lo rimandavo in scena con i jeans," rise Barbara.
"Povera Cate, che corse."

"Chissà come starà in questi giorni? Forse dovevamo posticipare la partenza e rinunciare all'evento per farli stare insieme," dissi triste.

"No Marta, quando ci è arrivata la proposta, prima di decidere cosa fare ne ho parlato con Ignazio e lui mi ha subito detto di sì. Tranquilla, vedrai che andrà tutto bene," mi rassicurò prendendomi la mano e stringendomela con affetto.

"Sicuramente i ragazzi gli staranno vicino in questi giorni," sospirai.
"Ha bisogno dell'affetto di tutti, anche del tuo," mi sorrise dolcemente.

"No Babs, del mio no. Ieri sera abbiamo avuto l'ennesimo litigio," le raccontai. "Anzi, ha fatto tutto da solo. Stavamo chiacchierando e poi, dopo aver parlato con... quella si è incazzato come non mai e io ci sono finita in mezzo."

"E' una lite continua. Non so cosa aspetta a mollarla. A volte veramente non lo capisco," mi rispose Barbara scuotendo la testa sconsolata.

Stiamo ancora beatamente chiacchierando, quando in sala arrivano Gianluca e Piero.

Si siedono con noi ed ordinano la loro colazione al cameriere che prontamente li soddisfa nelle loro scelte un pochino complesse, tra allergie e preferenze.

"Igna è ancora in camera. Sono passato a chiamarlo ma era al telefono."
"Che strano!" mi esce di getto.

"Veramente non era proprio al telefono," sorride Gian sornione. "Era in viva voce, seduto sul letto con il telefono appoggiato sul comodino... e si sentiva la tipa sbraitare dall'altra parte."
"Che ti avevo detto Marta, una lite continua. Poi non lamentiamoci se è sempre nervosissimo," commenta Barbara scuotendo la testa.

E proprio in quel momento lo vediamo scendere le scale per poi entrare in sala colazione.

"Ragazzi, sta entrando. Non fatevi sentire," sussurro.


Abbasso la testa per non guardarlo e lui passa oltre il nostro tavolo senza salutare.

"Igna, che fai? Siamo qui ad aspettarti e tu te ne vai?" chiede Piero con finto entusiasmo.
"Pie, non mi scassare la minchia. Non ho voglia di vedere certa gente. Ok?" sbotta lui.

Guardo Barbara negli occhi che nel frattempo mi si sono riempiti di lacrime. Ho capito benissimo che quella frase era rivolta a me, ma questa volta non gliela faccio passare.

Mi alzo facendo quasi cadere la sedia e Gian cerca di fermarmi prendendomi per il braccio.

"Ferma Marta, non complicare le cose," mi dice sottovoce.
"Non complico proprio un cazzo!" esclamo alzando la voce in modo che Ignazio mi senta anche a distanza. "Anzi! Le metto in chiaro una volta per tutte e tolgo il disturbo per non turbare il precario equilibrio mentale ed emotivo di qualcuno," aggiungo squadrando Ignazio da capo a piedi. Mi chino per prendere la mia borsa e il pc che avevo appoggiato per terra.

Mille giorni di te e di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora