12 - Ghost

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Ghost era esausto.

Quella mattina aveva guidato per cinque ore di fila, senza alcuna interruzione, finché Spider e Whiskey non lo avevano costretto a fermarsi e a farsi dare il cambio da uno di loro. Se non avessero insistito, avrebbe tranquillamente guidato lui stesso fino in Francia.

Dopo quasi otto ore di viaggio, Yoo aveva suggerito di fermarsi. Avrebbero percorso il canale il giorno successivo e, se si fossero fermati poco, sarebbero arrivati al lago prima di sera.

La ragazzina era rannicchiata su se stessa. Da quando erano partiti, non aveva parlato molto e se ne era stata per conto proprio, persa nei suoi pensieri. Nei momenti in cui era silenziosa, il suo volto aveva un'espressione cupa e triste. Da quando la conosceva, Ghost non l'aveva vista sorridere raramente e nella maggior parte dei casi si trattava di un ghigno di scherno, usato contro di loro. Il suo era un sorriso fragile, come il controllo che aveva sulle proprie emozioni.

Ghost allargò le gambe e non smise di osservarla. Seduto davanti a lei, avrebbe dovuto intimidirla, ma Diana non sembrava nemmeno notarlo. Come se lui non rappresentasse una minaccia.

Era la prima volta che gli capitava di avere a che fare con una persona tanto più piccola di lui capace di guardarlo negli occhi senza sussultare. Fin dalla prima occhiata che lei gli aveva rivolto, non lo aveva mai considerato. Persino gli altri uomini che componevano la squadra lo avevano squadrato con un minimo di allarme, sospetto o timore.

Lei non aveva mai cambiato il modo in cui lo guardava.

C'era una parte di Ghost, quella più macabra, che avrebbe voluto impegnarsi per trovare il suo punto di rottura. Cosa doveva farle per allontanare la rabbia e tristezza che si combattevano per ottenere la dominanza dei suoi occhi?

La ragazzina, che aveva lo sguardo puntato verso l'esterno dell'auto, si mordicchiò il labbro, strappandosi la pelle. Senza spostare la testa, allungò una mano sul telefono, che aveva lasciato sul posto vuoto tra lei e Yoo, per scegliere un'altra canzone. La musica nelle sue cuffie era tanto alta che anche loro che le stavano vicino potevano sentirla. Ghost si chiese come facesse a non essere già sorda.

I suoi denti affondarono con più forza nel labbro e, come Ghost aveva previsto, si strappò abbastanza carne da aprirsi la pelle. Le sue labbra diventarono rosse e una minuscola striscia di sangue le scivolò sul mento.

Ghost si strinse le mani, trattenendosi dall'allungare il braccio verso di lei per pulirla.

La ragazzina si accorse della ferita. Si portò un dito alla bocca, macchiandosi la punta. Osservò il suo stesso sangue con sguardo infastidito. Cosa si era aspettata? Era normale che si fosse fatta male.

Delle dita scioccarono non troppo lontano dalla testa di Ghost, che si voltò per guardare la mano che Spider aveva alzato in mezzo ai due sedili. Quel gesto attirò l'attenzione di tutti, anche della ragazzina, che si tolse le cuffie e abbassò la musica. «Stiamo cercando un hotel per stanotte. Diana, ho bisogno che ci dai la carta e ci dici il pin così possiamo pagare noi, mentre tu resti qui.»

«È meglio se non scendiamo tutti insieme» aggiunse Whiskey.

«Non vi do la mia carta di credito» li interruppe la ragazzina, riportando lo sguardo all'esterno e posando i piedi a terra. Ghost allargò ancora un po' le gambe, permettendole di inserire le sue tra quelle più grandi di lui.

Spider imprecò in spagnolo e la ragazzina roteò gli occhi.

«Diana,» Whiskey la chiamò con voce quasi gentile. L'opposto di quella che aveva usato quella stessa mattina. «Ti prometto che non ti ruberemo niente e che riavrai la carta.»

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