The Sun and her planets | 18+

81 - Whiskey

Il treno stava viaggiando a una velocità impressionante, quasi spaventosa. A Pedro ricordò i caccia militari. Gli era capitato di salirci pochissime volte e mai di guidarli lui stesso. Un'esperienza che non aveva sentito il bisogno di ripetere. Quel treno, però, sembrava più sicuro e non gli stava stringendo le budella.

Diana stava occupando il posto davanti a lui, la testa appoggiata sul bicipite di Ghost, mentre dormiva profondamente. Pedro non riusciva ancora a concepire come riuscisse a dormire ovunque e in ogni singolo viaggio.

Ma forse era meglio che lei avesse gli occhi chiusi. In questo modo, Pedro avrebbe potuto osservarla senza imbarazzo o timore di essere scoperto.

Non la stava guardando per il semplice piacere di farlo.

Il suo sguardo continuava a cadere su di lei per una questione di dubbi, confusione e bisogno di risposte. Cos'era successo nella foresta? Pedro ancora non riusciva a capirlo.

Aveva intuito che la voce che aveva parlato loro apparteneva alla Dea che Diana aveva citato in precedenza, ma com'era riuscita a comunicare con tutti? E come faceva a sapere che Pedro sarebbe riuscito ad aiutare Diana? Non gli era ancora chiaro cosa avesse fatto di preciso. Quando aveva posato la mano sulla spalla di Diana, aveva sentito uno strano calore attraversarlo, partendo dal cuore e raggiungendo la punta della sua mano. Come se dentro di lui si trovasse un'energia che aveva passato a Diana. Non sarebbe riuscito a spiegarlo con parole diverse.

Pedro dubitava che Diana potesse aiutarlo a risolvere la confusione che si era impossessata di lui. Probabilmente stava brancolando nel suo stesso buio.

Spostando lo sguardo sul paesaggio in continuo mutamento, Pedro iniziò a pensare che dovesse esserci un unico modo per svelare i misteri che lo riguardavano: tornare a casa.

Non lo faceva da troppi anni.

Anche se sua nonna era morta, Pedro sapeva, nelle profondità più remote del suo cuore, che avrebbe trovato le risposte solo lì.

Non pensava però di poterlo fare nel futuro immediato. Probabilmente sarebbe stato costretto ad aspettare la fine del lavoro. Perché, di sicuro, si rifiutava di abbandonare Diana e gli altri. Avevano bisogno di lui e, non lo avrebbe ammesso ad alta voce, a lui non dispiaceva averli intorno.

Il viaggio verso Osaka proseguì pacificamente. Il treno era silenzioso e loro non parlarono granché, tranne per qualche sussurrio fugace. Pedro si perse nei suoi pensieri, mentre osservava distrattamente il panorama.

Arrivarono a Osaka in meno di tre ore. Non persero tempo a visitare la città, essendo concentrati sul raggiungere la loro meta successiva. A Pedro, in tutta onestà, non sembrò tanto diversa da Tokyo. Vide gli stessi palazzoni, integrati con insegne luminose ultramoderne ed alcuni edifici più bassi e tradizionali.

Il loro alloggio si trovava fuori dalla città e dovettero prendere un taxi, in cui rimasero per più di un'ora. Ma quando arrivarono alla villa in stile tradizionale che Diana aveva scelto, Pedro rimase a bocca aperta. Era di una bellezza sorprendente. Inizialmente, non era stato favorevole all'idea di spendere tutti quei soldi, ma Diana era riuscita a convincerli, dicendo loro che sarebbero rimasti solo pochi giorni, per poi spostarsi altrove. Pedro sperava che sarebbero riusciti a risolvere l'indovinello entro quella stessa sera.

La villa era in legno e ricordava un piccolo santuario, con porte di carta e percorsi di pietra immersi nel verde. Diana disse loro che avrebbero dormito nei futon, ossia per terra. L'entusiasmo della ragazza contrastò con le espressioni deluse o rassegnate degli altri.

Si concessero un po' di tempo per rilassarsi e sistemarsi nella loro nuova abitazione. Poi, si radunarono tutti nella sala principale.

Erano seduti a terra, sui tatami. Diana era di nuovo davanti a Pedro, e stava ammirando il giardino interno della villa. Avendo lasciato le porte di carta aperte, un venticello fresco si stava diffondendo all'interno della stanza.