65 - Diana

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Diana venne trascinata fuori dall'auto. La sua vista era ancora sfocata e lei fece fatica a distinguere ciò che la circondava. Si costrinse a tenere le palpebre aperte, ignorando il loro tremolio.

Distinse la forma di una villetta a due piani. La donna era davanti a loro, una mano premuta sulla porta che stava tenendo aperta per invitarli all'interno.

La testa le stava scoppiando, Diana avrebbe solo voluto addormentarsi. Il suo corpo le mentì, dicendole che se avesse chiuso le palpebre il dolore sarebbe sparito, ma Diana sapeva che non poteva fidarsi. Non poteva addormentarsi. Se lo avesse fatto, si sarebbe arresa, permettendo a quelle persone di vincere e continuare a fare del male.

Ma arrendersi sarebbe stato così facile... Un piccolo cedimento, un attimo solo, e lei avrebbe perso i sensi, abbandonandosi al buio totale.

Vuoi sentire una storia, Diana?

Sapeva che la Dea stava cercando di tenerla sveglia.

«Mmm» doveva essere un .

Venne portata velocemente all'interno di una stanza, e lì venne scaraventata a terra. Il pavimento era duro e lei lo colpì con violenza, facendosi male alla testa. Il dolore si disperse per tutto il suo copro, facendola sentire peggio.

C'era una volta una ragazza, poco più giovane di te e con i tuoi stessi ideali. Diana stava iniziando a pensare che la Dea amasse iniziare le sue storie in quel modo. Una guerra, cruenta e su ampia scala, le portò via i suoi cari. Costrettasi a combattere per non deludere i suoi ideali, la ragazza finì per perdere tutto ciò che aveva e amava.

Diana sentì delle voci lontane che, anche se fosse stata nel pieno delle sue capacità, non sarebbe riuscita a comprendere. Immaginò che i suoi rapitori stessero decidendo come agire, come torturarla... Diana sapeva che ad attenderla ci sarebbe stato solo altro dolore.

Per questo non poteva dormire.

Un dio crudele le offrì una via di scampo, un modo per fuggire alla sua miseria e ottenere il potere che le avrebbe permesso di vincere sempre.

Lo ottenne?

Certo che sì. Per ottenerlo, dovette uccidere tutti. Perché solo il dolore può rendere potenti.

Non le piaceva quella storia e non capiva perché le fosse stata raccontata. Tuttavia, dovette ammettere che era riuscita a tenerla cosciente. Invece di cedere all'oblio, Diana l'aveva ascoltata, domandandosi chi fosse la ragazza di cui si stava parlando.

Che potesse trattarsi della Dea stessa? Non ricevette alcuna conferma.

Sentì una porta chiudersi e poi un silenzio profondo calare sulla stanza in cui si trovava.

Sta calma, ordinò la Dea.

Puoi dirmi cosa sta succedendo?

Ti trovi in una stanza quasi vuota. È piccola, un rettangolo di appena due metri di larghezza e tre di lunghezza. Le pareti sono insonorizzate. Nessuno ti sentirà gridare.

Diana non poté evitare di immaginarsi le donne (pensò che le loro vittime fossero soprattutto di genere femminile, ma sospettò che non potesse trattarsi solo di loro) che erano state rinchiuse lì dentro.

C'è un uomo, continuò la Dea. Quello che era seduto dietro con te. Sta sistemando la telecamera.

Diana sentì il vomito salirle verso la gola.

Trattieniti. Oppure non riuscirai a proteggerti.

Diana inspirò ed espirò solo dal naso, deglutendo per ricacciare indietro il vomito.

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