8 - Spider

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Oscar fu svegliato da un colpo sul braccio. Si destò di scatto, venendo sottratto allo strano sogno che stava facendo. Nei secondi che gli servirono per elaborare dove si trovava e cosa stava facendo che ebbe dimenticato la donna che gli era apparsa in sogno.

«Siamo arrivati» lo avvisò Whiskey.

Oscar sbatté le palpebre finché il mondo non tornò limpido e in focus. «Alla fine, quanto ci abbiamo messo per arrivare?» chiese, scendendo dall'auto. Per quel viaggio si era seduto accanto al volante, promettendo che sarebbe rimasto sveglio, ma alla fine aveva finito per cedere al sonno.

«Tanto» rispose Whiskey, camminando verso il bagagliaio.

Oscar passò accanto alla ragazza. Dalle sue palpebre ancora pesanti pensò che anche lei si fosse addormentata e si vergognò meno di se stesso.

Ghost aprì la portiera e si allungò per prendere una delle borse che l'uomo tozzo aveva dato loro quella mattina.

La rabbia che Oscar aveva provato vedendolo non era ancora scemata del tutto. Avrebbero dovuto fare di più di tirargli un pugno in faccia e spaventarlo. Aveva messo a disagio la loro protetta e si meritava di soffrirne le conseguenze. Sperò di non dover più vedere la sua brutta faccia rosa.

Ghost si armò per primo e si allontanò per dare lo spazio agli altri per fare lo stesso.

Spider afferrò una pistola e si godette il suo peso nella mano. Era una sensazione che gli era mancata. Appena l'ebbe messa nella fondina, finalmente si sentì al sicuro. Averla a portata di mano gli diede una pace che non avrebbe saputo spiegare. Con quella, sarebbe stato più facile proteggere la ragazza.

Finì di prepararsi, mettendo la giacca pesante che gli era stata consegnata. Quella mattina, quando avevano aperto le due borse si era sorpreso di trovare dei vestiti invernali adatti al meteo del nord della Scozia. Oltre a delle pistole e coltelli militari, avevano ricevuto anche dei sacchi a pelo. Ciò significava che il tenente si aspettava che loro sarebbero rimasti fuori fino a notte fonda. Sperò che non succedesse.

Oscar fece un passo indietro dall'auto per osservare dove erano arrivati.

Si erano fermati in una radura isolata e circondata da alberi su ogni lato, tranne che per lo stretto spazio asfaltato da cui erano venuti. Gli alberi erano altissimi ed esili, con rami che comparivano più verso la cima. La foresta sembrava proseguire per chilometri e chilometri.

Provò un po' di sconforto all'idea di addentrarsi in quella foresta spettrale. Si ricordava ancora troppo bene cos'era successo l'ultima volta che era andato in un bosco per una missione.

I volti dei suoi compagni morti e le loro grida lo paralizzarono per qualche minuto. Sentì il cuore iniziare ad accelerare e le sue palpebre smettere di battere.

Non avrebbe permesso che un simile evento si ripetesse.

«Ehi, stai ancora dormendo?» Whiskey gli diede una spallata.

Oscar si aggrappò alla sua voce e al suo volto sorridente per ancorarsi al presente. «Non ho più l'età per fare baldoria fino a tarda notte» scherzò, mascherando la sua agitazione.

«Come si mette 'sta cosa?» La ragazza studiò con espressione confusa il giubbotto antiproiettili. Era l'unico che avevano trovato dentro le borse e a tutti era sembrato ovvio che dovesse usarlo lei.

Whiskey incrociò le braccia e la osservò divertito. «Lascia che i due padri del gruppo ti aiutino a metterlo.»

La ragazza sembrò confusa dalla sua battuta.

Oscar diede un pugno sulla spalla di Whiskey, che rise. «Non fare lo stronzo.»

«Perché, scusa? Sai cambiare un pannolino, puoi metterglielo tu.»

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