74 - Whiskey

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Pedro stava inseguendo le grida.

Aveva riconosciuto in un attimo il potere di Diana ed era partito all'inseguimento senza esitazione.

I suoi compagni erano ormai andati dispersi da tempo. Anche se lei non fosse stata la sua priorità, Pedro aveva pensato che trovare Diana fosse il primo passo per riunirsi con gli altri.

Dividersi era stato inevitabile. Appena erano comparsi i fantasmi, i loro corpi erano diventati preda di un panico incontrollabile, che li aveva spinti a correre. Sapevano che scappare era inutile, ma le loro menti avevano smesso di ragionare.

Rimasto solo, Pedro aveva vagato, confuso e privo di una direzione. Tutto ciò che contava per lui era evitare i fantasmi, che continuavano a comparire sulla sua strada.

Aveva scoperto a proprie spese cosa significasse lasciarsi toccare da uno di loro.

Ignorando il bruciore invisibile che stava distruggendo lentamente la sua carne, Pedro aveva iniziato a correre nella direzione da cui aveva sentito provenire il primo grido.

La voce di Diana aveva rotto il canto funesto dei fantasmi, che si erano girati tutti per guardare un punto lontano. Pedro si era fiondato in quella direzione, approfittando dell'immobilità dei suoi nemici.

La paura che Diana potesse essere in pericolo lo aveva spinto a correre più velocemente di quanto pensava di essere in grado di fare. La sua mente si era svuotata di ogni pensiero, venendo occupata solo dalla ragazza che doveva trovare.

Non si era fermato finché non l'aveva vista.

«Diana» l'aveva chiamata, temendo che potesse essere un'illusione.

Diana aveva girato la testa per guardarlo, attirata dalla sua voce. Pedro aveva scoperto così che stava piangendo. Si era avvicinato, fermandosi dopo appena qualche passo. Confuso da ciò che stava vedendo, non era riuscito a muoversi.

«Per favore» aveva sussurrato lei tra un singhiozzo e l'altro.

«Cosa ti è successo?» le aveva chiesto, riuscendo a prendere controllo di sé.

Il volto di Diana era attraversato da linee rosse, che sembravano delle cicatrici di fuoco. Si rese conto che era impossibile. Più probabilmente, dovevano trattarsi di ferite non ancora guarite.

«Non riesco a svegliarlo...»

E allora Pedro abbassò lo sguardo sul corpo che era appoggiato sulle gambe di Diana. Fu sicuro che il suo cuore avesse messo di battere.

«È...» non poté finire la frase.

«Vivo» rispose lei. «Ma non...» si morse il labbro, trattenendo altri singhiozzi.

Pedro si avvicinò a lei, inginocchiandosi per poterli vedere meglio entrambi. «Va tutto bene» la zittì. Le prese la testa e costrinse Diana ad appoggiarla contro l'incavo del collo. «Ci sono qui io adesso» disse per rassicurarla.

Diana gli afferrò la maglietta sudata e si mise a piangere rumorosamente, premendo il volto contro la pelle bollente del collo di Pedro, che le accarezzò la testa.

«Non ho la forza per tirarlo su da sola» riuscì a dirgli.

«Ci penso io» le promise, abbassando lo sguardo per osservare il volto calmo di Oscar. Non sembrava avere ferite gravi. Ma poteva averne di interne o nascoste.

Usò l'altra mano per sentire il suo battito lento, ma presente. Pedro chiuse gli occhi e fece un abbondante respiro si sollievo.

«È solo svenuto» disse più a se stesso che a Diana. Ma come? Cosa era successo a quei due nei (quanti esattamente?) minuti che avevano passato divisi.

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