3 - 𝕯𝖎𝖆𝖓𝖆

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Diana stava guardando una ragazza, più grande di lei di qualche anno. La sua bellezza era normale, ma c'era qualcosa, nella sua sicurezza e in quel sorriso felice che stava rivolgendo al cielo scuro, che attirava l'attenzione delle persone che le passavano accanto. Diana non riuscì a distogliere lo sguardo.

Non era la sola a osservarla. E questo la stava riempiendo di gelosia.

Diana non aveva provato spesso quella emozione, eppure da quando aveva conosciuto quegli uomini, le stava iniziando a capitare più di frequente. Dal momento in cui erano usciti dall'hotel e Whiskey aveva adocchiato la ragazza, Diana aveva iniziato a sentire una sensazione di fastidio in mezzo allo stomaco. Era un bruciore che si rifiutava di andarsene e che stava minacciando di farla impazzire. Whiskey era tanto disperato da guardare qualsiasi giovane e bella ragazza fosse spuntata sulla sua strada?

Diana incrociò le braccia al petto, decisa a capire chi lei fosse. Non poteva trattarsi di una ragazza qualunque: era lì, appoggiata a un auto nera che era stata parcheggiata sul marciapiede a poca distanza dall'entrata del loro hotel, e sembrava attendere qualcuno. Il suo primo pensiero era stato che la ragazza fosse un membro della setta di Artemide, ma le era sembrata troppo giovane rispetto all'uomo che avevano incontrato in Scozia e al tenente Caruso. La sua seconda ipotesi era che fosse stata mandata lì per spiarli e seguirli. Solo avvicinandosi e confrontarla, Diana avrebbe scoperto quale delle due era vera.

Si fermò davanti a lei e la ragazza si inchinò con il busto. Un gesto che rese tutto chiaro.

I minuti successivi furono un interrogatorio dolente, a cui Diana decise di non prendere parte. Non voleva vedere i cinque mercenari parlare con un'altra ragazza davanti a lei. Salì in auto e attese che la ragazza se ne andasse. Cosa che non avvenne.

Tutto avrebbe potuto prevedere, tranne che la ragazza si sarebbe unita a loro per il resto del viaggio.

Seduta nella fila di sedili centrali, Diana continuò a fissare lei, dietro il volante, e Whiskey, che le era accanto. Anche se sapeva lo spagnolo, i due (tre se avesse contato Spider, che quando poteva si aggiungeva alla conversazione) stavano parlando velocemente e usando termini che lei non conosceva. Il rombo del motore e i finestrini abbassati non la stavano aiutando a origliare.

«È passato molto tempo dall'ultimi volta che sei stato qui» disse la ragazza a Spider. Diana non era ancora riuscita a sentire il suo nome. Il tono di sufficienza con cui stava parlando a Spider le diede fastidio. Chi si credeva di essere per rivolgersi a lui in quel modo? Era innegabile che Spider avesse passato molti anni lontano dal Guatemala, ma ciò non sminuiva la sua conoscenza del luogo.

«Non può essere cambiato tutto» rispose lui. Il suo sguardo, dal sedile accanto a quello di Whiskey, era puntato sulla città e sembrava nostalgico. Diana si pentì di non avergli mai chiesto di parlarle del paese in cui era nato. Era stata sempre troppo concentrata su se stessa e la missione. Chissà quante storie interessanti Oscar avrebbe potuto raccontarle. Diana aveva sempre desiderato andare in America Latina ed era un vero peccato che lo dovesse fare solo di sfuggita, senza poter appieno visitare il luogo.

La ragazza si limitò a rispondere con una risatona, che a Diana diede sui nervi.

Diana si costrinse a chiudere gli occhi e smettere di ascoltarli. Non era giusto odiare una ragazza solo perché era gelosa di lei. Per di più per colpa di un uomo! Diana si sentì disgustata da se stessa. Ciononostante, non riuscì in alcun modo a controllare quello che stava provando.

Whiskey non le sorrideva in quel modo da tempo. La luce del desiderio era scomparsa dai suoi occhi la notte in cui era stata con Yoo. Vedere che era apparsa per un'altra ragazza la stava divorando dall'interno. Cosa doveva fare perché lui la guardasse di nuovo a quel modo? Era davvero bastato così poco per fargli perdere interesse?

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