26 - Diana

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AVVERTENEZE: menzioni di tentato stupro. 


Diana aveva otto anni quando intuì per la prima volta che c'era qualcosa di sbagliato in lei.

Era al campo con gli Scout ed era uno dei primi giorni della settimana che li aspettava, immersi nella natura delle montagne. Suo fratello maggiore era con lei, ma erano stati messi in squadre diverse e la maggior parte delle loro giornate le passavano separati. Sua sorella, invece, aveva preferito restare a casa, perché la vita da scout non faceva per lei.

Dopo cena, Diana si era allontanata dal campo per trovare un posto tranquillo e privato in cui fare i suoi bisogni corporei. Aveva chiesto alle sue amiche di accompagnarla, ma tutte le avevano detto di essere stanche.

Non era andata molto lontano per timore di perdersi. Aveva scelto alcuni alberi vicini e grandi. Prima ancora di accovacciarsi a terra e tirarsi giù i pantaloni, si era resa conto di essere stata seguita.

Aveva chiesto a chiunque fosse nascosto tra i tronchi di farsi avanti. Tre bambini, della sua squadra e di un anno più grandi, si erano mostrati a lei con sguardi divertiti e cattivi. Diana aveva capito con una sola occhiata di essere in pericolo. Nonostante non le fosse mai stato fatto del male, un istinto animalesco aveva preso il possesso della sua mente e corpo.

Si era messa a correre.

Ma i tre bambini erano stati più veloci.

L'avevano raggiunta. Uno di loro l'aveva afferrata per i capelli, l'aveva tirata indietro, facendole male, e poi l'aveva sbattuta contro un albero vicino. Le loro risate avevano riempito la foresta, mentre le sue suppliche venivano ignorate.

Non aveva mai provato tanta paura. Non era come guardare gli squali in televisione. Il terrore che si insinuò nei suoi muscoli era vivo e agitato. E lei non era nella sicurezza della sua casa, con la possibilità di nascondersi dietro sua madre.

Aveva chiuso gli occhi e pregato Dio di salvarla. Le mani dei bambini l'avevano toccata in parti sensibili che lei stessa non aveva mai sfiorato. Il loro tocco era doloroso. Diana aveva pregato con più disperazione.

Una voce aveva risposto alla sua preghiera. In quel momento le era sembrato che appartenesse alla foresta stessa.

Grida.

Diana aveva appoggiato la fronte sulla corteccia dell'albero su cui era schiacciata e aveva aperto la bocca, permettendo alla sua voce di disperdersi per la natura addormentata.

Si era risvegliata qualche minuto dopo, il volto spaventato di suo fratello a occuparle la vista. Quando si era girata per cercare di capire cosa fosse successo, aveva trovato i corpi senza coscienza dei tre bambini ad alcuni metri di distanza da lei.

Nessuno aveva creduto alla sua storia.

Sono dei bambini così bravi, perché avrebbero dovuto farti del male? Sei sicura che non stessero cercando di aiutarti, Diana? Magari hai capito male. Era solo un gioco innocente tra bambini!

Diana si era posta le stesse domande.

Poi, più forte delle altre, una domanda si era fatta largo nella sua mente.

È stata colpa mia?

L'aveva insinuata uno degli adulti che li avevano accompagnati al campo.

Diana, piccola, sei sicura di non aver fatto niente per dare loro idee sbagliate? Sicura di non averli spinti tu a venire a cercarti?

Diana non era riuscita a capire cosa avesse fatto di sbagliato. Quei tre bambini le stavano antipatici anche prima di quel momento. L'avevano sempre trattata male e lei era stata costretta rispondere con voce aggressiva. Nonostante fosse continuamente sgridata dagli adulti per il suo tono, Diana non aveva smesso di difendersi.

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