43 - Siva

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Siva sentiva ancora su di sé il peso di aver guarito Diana. Il suo potere aveva richiesto un'enorme quantità di energia, costringendolo a usare le sue scorte, che erano ancora a secco. Si sentiva già meglio rispetto al giorno precedente e solo in quello successivo avrebbe potuto definirsi al pieno delle sue capacità.

Seduto a tavola, agognava un letto e una lunga nottata di sonno. I suoi compagni stavano organizzando il giorno successivo, concordando con Diana per sapere a che ora preferiva svegliarsi e altre cose che Siva non ebbe la voglia di ascoltare. Lui si sarebbe seduto in auto e poi avrebbe dormito finché non fossero arrivati alla loro destinazione. Il resto era irrilevante.

«Diana, perché non ti sposti in una delle stanze con i letti singoli?»

Le palpebre di Siva si stavano muovendo lentamente, pesanti come dei macigni. Ma sapeva che nutrirsi lo avrebbe aiutato a sentirsi meglio. Quindi inghiottì un altro boccone e si riempì il bicchiere di acqua.

«No» rispose la ragazza.

Yoo, che le aveva posto la domanda, la osservò sorpreso. «Se decidi di restare nel letto matrimoniale, non ci sono poi abbastanza letti per noi.»

«Lo so.»

La sua risposta catturò l'attenzione di tutti, tranne quella di Siva, che si perse a guardare quei piccoli pallini verdi che i terrestri chiamavano piselli. Nel suo mondo esisteva una pianta simile, ma il loro colore era un rosso accesso e il sapore più amaro.

«Voglio dormire con Siva.»

Spalancò gli occhi, improvvisamente consapevole di esistere. «Eh?»

Diana lo stava guardando con espressione tranquilla e calcolatrice. «Se non vuoi, puoi dire di no.»

Fece per risponderle, ma la sua bocca restò aperta e silenziosa.

«Perché?» le chiese Spider in tono infastidito. Siva gli fu grato per aver dato voce al suo stesso dubbio.

La ragazza alzò le spalle, come se non avesse pensato a quella scelta. Siva sapeva che non era così, non poteva essere una questione di casualità né un pensiero privo di logica. Non era in quel modo che funzionavano le persone. Ogni azione e scelta si basava su pensieri spiegabili. Restava, però, il problema che lui era incapace di capire quelli che si susseguivano nella mente di Diana. Forse era solo una differenza culturale. Essere in grado di sentire lo scorrere del suo sangue e le contrazioni dei suoi muscoli non lo stava aiutando, diversamente da quanto accadeva quando sentiva i movimenti nei corpi degli altri uomini.

Siva si sentì addosso gli sguardi malevoli dei suoi compagni. Non biasimò la loro diffidenza.

Lui stesso non si sarebbe permesso di restare da solo con lei se avesse potuto evitarlo. «Sei sicura di volere me?»

Incontrò i suoi occhi determinati, oltre il bordo del bicchiere che si era avvicinata alla bocca per bere. «Preferisci dormire con qualcun altro?»

Siva percepì l'atmosfera intorno al tavolo tendersi. Perché Diana stava insistendo? Non percepiva le emozioni degli altri uomini? Scosse la testa e chiuse gli occhi, troppo stanco per discutere. «No, va bene.»

Il tavolo tornò silenzioso. Siva si aspettò che arrivassero delle obiezioni, che gli altri dicessero che Diana non poteva restare da sola con uno di loro, soprattutto con lui. Si affrettò a mangiare, volendo evitare quella discussione.

Alcune ore dopo, si sorprese quindi di ritrovarsi da solo nella stessa stanza della sua preda.

Seduto sul bordo del letto, le sue gambe stavano tremando per l'ansia. Appoggiò i gomiti sulle cosce e si portò le mani al mento, spingendo così tutto il suo corpo a seguire il volere delle sue gambe.

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