61 - Diana

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Diana attese la mezzanotte. Seduta nel balcone della camera di hotel che condivideva con Siva, guardò i secondi passare sull'orologio del suo telefono. Sarebbe stato più corretto guardare il fuso orario italiano, ma che importanza aveva? Avrebbe passato il suo ventunesimo compleanno lontana da casa e sola.

Il petto le faceva male. Se avesse potuto si sarebbe tolta il cuore con le sue stesse mani.

«Tre» mormorò. «Due.» Siva stava russando dentro la stanza. Per non disturbarlo, e desiderosa di isolarsi, aveva chiuso la porta-finestra. «Uno.»

Guardò la data cambiare.

Posò il telefono a terra e si strinse le gambe, nascondendo la testa dietro le ginocchia. Non voleva pensarci, ma le era impossibile non farlo. Quello era certamente il compleanno peggiore di sempre.

Ripensò a come aveva passato quello stesso giorno l'anno precedente. Sua sorella era venuta a svegliarla, infilandosi sotto le coperte del suo letto per disturbarla. Dopo lunghi minuti, era riuscita a convincerla a uscire dalla stanza per andare in cucina.

Lì aveva trovato la sua famiglia ad attenderla. Una torta lasciata sulla tovaglia rossa.

Contenta, ma triste perché suo fratello non era presente, Diana si era avvicinata al tavolo. Suo padre le aveva scompigliato i capelli come sempre, mentre sua madre le sorrideva entusiasta. Il suo sorriso tremante avrebbe dovuto farle intuire la sorpresa che l'aspettava.

Aveva fatto per sedersi, ma qualcuno le aveva toccato la spalla. Diana si era girata, confusa. Il viso sorridente e preoccupato di suo fratello l'aveva accolta, lasciandola senza parole e immobile. L'ultima volta che si erano visti lei non era stata gentile con lui.

«Buon compleanno» le aveva detto con voce debole.

Diana non aveva resistito. Si era fiondata verso di lui, abbracciandolo stretto. Suo fratello non aveva esitato a ricambiare e lei si era sciolta in quel contatto.

Avevano festeggiato tutti insieme, seduti vicini. Il sorriso di Diana era stato raggiante. Quanto avrebbe voluto tornare a quel momento!

Nel giro di un anno era cambiato tutto.

Suo padre era morto.

Lei aveva litigato con sua sorella e suo fratello.

E aveva spezzato il cuore di sua madre.

Cercò di non mettersi a piangere. Non voleva iniziare il giorno del suo ventunesimo compleanno con un pianto, ma le emozioni che stava provando erano troppo intense. Dovette arrendersi.

I suoi tentativi di mantenere il controllo sulle lacrime non fecero che rendere più dolorosa la loro fuoriuscita. Si strinse il petto, stritolandosi il pigiama.

Non aveva idea con quale forza avrebbe usato per affrontare il giorno che stava venendo. Si pulì il naso, consapevole che per sopravvivere doveva tacere. Era sicura che alla minima provocazione sarebbe esplosa e non aveva voglia di litigare anche con i cinque uomini che la accompagnavano.

Tutto ciò che voleva era restare da sola, lontano da tutti e tutto, finché non fosse arrivato il giorno successivo.

Ma aveva un dovere. Un compito da svolgere per salvare se stessa e liberarsi da quelle emozioni che la stavano tormentando in quello stesso momento. Una volta terminata la missione, sarebbe andato tutto bene.

Forse occupare la mente con la prossima sfida era tutto ciò di cui aveva bisogno. Eppure, immaginarsi cosa la Dea avesse in serbo per lei le rese il corpo più pesante e floscio.

Diana aveva superato la prima sfida per miracolo e solo grazie all'aiuto di Whiskey e Yoo. La sfida successiva sarebbe stata ancora più cruda e difficile.

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