50 - Dea [1]

179 14 0
                                    

C'era una volta un orfano. (Tutte le storie migliori iniziano così, no?).

Un orfano che viveva da solo in un villaggio lontano lontano, in un'ampia casa abitata solo da due uomini che lo riempivano di lavoro e insulti. Al povero orfano, che all'inizio di questa storia aveva nove anni, era concesso di riposare solo la sera. Rimaneva sveglio per guardare, dal piccolo schermo, che gli era stato concesso anni prima quando uno dei padroni aveva cambiato modello, gli spettacoli di magia delle Guerriere delle Lune. Dame bellissime, che indossavano abiti lunghi e pomposi, oppure stretti e con colori freddi. Le loro lame erano aguzze, capaci di riflettere la luce delle lune sopra le loro teste.

Ognuna di loro aveva accesso una branca specifica della magia.

L'orfano le ammirava fino a tarda notte, pregando gli dèi di trasmutarlo in una di loro. Non gli importava se per farlo doveva cambiare genere. Lo avrebbe accettato. In fondo, per lui, essere un ragazzo o una ragazza non faceva differenza.

Ammirava, più di tutte, la dama che lui considerava la più bella e forte. Le era stato concesso il potere di spostarsi. Non solo attraverso i mondi, ma anche in quello in cui vivevano. Capace di spostare se stessa e qualunque altra cosa, la sua magia era stata concessa dalla Dea dell'abbondanza. (Hai indovinato, stiamo sempre parlando di me.)

La dama più bella e forte aveva ricevuto la Benedizione della Dea.

Quella notte, la dama annunciò davanti al reame che avrebbe iniziato a cercare, per tutta la vastità del loro regno, sette apprendiste, che avrebbe addestrato lei stessa all'Arte delle Lune. Sarebbe entrata in tutte le case che l'avrebbero accolta e avrebbe ascoltato e visto lo spettacolo creato dalle candidate.

Improvvisamente attraversato da una scarica di energia e speranza, che non provava da anni, l'orfano si alzò in piedi. Si addestrò fino all'alba, impegnandosi per creare una coreografia degna della dama che tanto ammirava.

Lo avrebbe scelto! Ne era sicuro.

Il giorno successivo, lavorò più sodo del solito. I suoi padroni se ne resero conto e, come ricompensa, gli concessero di sedersi a tavola con loro a cena. L'orfano ricevette un pasto più corposo di quello a cui era abituato. Osò persino chiacchierare con i padroni, quello più gentile ricambiò, mentre l'altro restò silenzioso. Chiese loro se avessero sentito la notizia che la dama benedetta avrebbe scelto delle apprendiste, a cui rispose di no.

Il più vecchio e scontroso dei suoi padroni si alzò dal tavolo. L'occhiata che rivolse all'orfano era un gelido avvertimento. «Non la faremo entrare nella nostra casa.» Parlò con un tono duro e determinato, che minacciò di var sciogliere la speranza dell'orfano.

Senza dare altre spiegazioni, il padrone lasciò la sala da pranzo. Il suo compagno, scuotendo la testa, si avvicinò all'orfano. «Non parlare più delle dame né della Dea, capito?»

«Perché?»

Se avesse posto quella domanda all'altro padrone, avrebbe ricevuto solo botte. Invece, il padrone gentile e giovane gli mise una mano sulla spalla. «È una vecchia storia.» Il suo sguardo apprensivo fece capire all'orfano che il vecchio doveva aver sofferto per colpa delle dame e della Dea. Lo trovò impossibile da credere. Sicuramente si era sbagliato, o esisteva un'altra spiegazione.

L'orfano capì che non sarebbe riuscito a ricevere alcuna spiegazione, nemmeno da lui.

Tornato nel suo stanzino, passò la notte ad esercitarsi.

Corse un mese prima che la dama partisse per il suo viaggio attraverso le case del reame. Altri tre prima che riuscisse ad arrivare nel loro villaggio.

L'orfano era elettrizzato all'idea di poterla vedere dal vivo. Nonostante il passare dei mesi, era ancora certo che sarebbe stato scelto. Perché non avrebbe dovuto esserlo?

The Sun and her planets | 18+Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora