62 - Ghost

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Perché stava correndo come una forsennata? Nonostante non ne avesse la minima idea, Ghost partì all'inseguimento. Non fece fatica a raggiungerla. Afferrò Diana per la spalla, costringendola a fermarsi e a voltarsi verso di lui.

«Cos'è successo?» sbottò.

Diana si dimenò per liberarsi della sua presa, come se lui fosse la cosa più molesta al mondo. Ghost, infastidito dal suo comportamento, che era cambiato senza preavviso, la strinse più saldamente. Diana gli rivolse un'occhiataccia.

Alle sue spalle, sentì i fiati corti dei suoi compagni che, con tempistiche diverse, li avevano raggiunti. Diana smise di opporsi, ma il suo sguardo si mosse da un punto all'altro e lei parve sempre più agitata.

Whiskey le si avvicinò. Ghost la lasciò andare per permettere al loro capitano di prenderle le spalle. Era evidente che Whiskey stesse cercando di calmarla, ma le parole che le rivolse finirono al vento. Diana si tirò indietro, sottraendosi a quel contatto. La sua espressione sembrò patita, come se lei stesse soffrendo di un male che a loro era sconosciuto.

«Non oggi» disse con un filo di voce.

Non capendo a cosa si stesse riferendo nello specifico, Yoo le chiese spiegazioni. «Non vuoi fare la sfida?»

Diana si passò le mani nei capelli, stringendone alcune ciocche in un modo che a Ghost sembrò doloroso. «Non...» iniziò a dire, ma la sua voce si spezzò in un verso strozzato.

«Cosa sta succedendo?» Siva avanzò verso di lei. La preoccupazione che aveva distorto il suo volto era comune a tutti gli altri uomini, seppur ognuno di loro lo stesse mostrando in modo diverso.

«Parlaci, Diana,» ritentò Whiskey. «Se ti comporti così non possiamo aiutarti.»

«Aiutarmi?» chiese con una rabbia che sorprese tutti. «Non vi siete nemmeno ricordati che oggi è il mio compleanno, come potreste aiutarmi?»

Ghost trattenne il respiro. «È di questo che si tratta?» la sua voce si fece pregna di delusione.

Tutta quella scenata era dovuta al fatto che non le avevano fatto nessuna festa? Ghost sapeva che quel due agosto era il compleanno di Diana ma, non reputando quei giorni degni di rilevanza, non aveva detto niente. Era un giorno come un altro per lui, che non aveva mai trovato conforto nel ricordare la sua nascita.

Pensare che Diana avesse creato un polverone per una motivazione tanto banale lo deluse molto. La guardò dall'alto, ricordandosi di aver a che fare con una ragazzina.

Diana si lasciò andare i capelli e lo guardò con occhi lucidi. Ghost si rifiutò di pentirsi di aver parlato. «Sì» mormorò con tono mogio. Poi, il suo sguardo frenetico fu puntato altrove, nella direzione da cui era scappata e lei rabbrividì. «No» si corresse, mentre si stringeva le braccia in una stretta tremante. «Non so cosa mi stia succedendo.»

Whiskey si leccò il labbro inferiore. L'agitazione della ragazzina lo stava contagiando. «Non ce ne siamo dimenticati, Diana» disse.

Si tolse gli occhiali da sole, che posò nella camicia aperta sul petto. Lo sguardo di Ghost cadde sui bottoni lasciati aperti. Anche quella mattina, quando lo aveva visto per la prima volta, gli era sembrato uno spacco eccessivo, come se il suo capitano volesse attirare lo sguardo altrui sul proprio petto.

Diana alzò il suo sguardo ancora spaventato su di lui.

«Tu non ne hai fatto parola» proseguì Whiskey, «e noi abbiamo pensato che non ti importasse.»

Chi era quel noi? Di certo non ne aveva parlato con Ghost.

«Ovvio che...» Di nuovo, Diana si fermò prima di finire la frase. Abbassò lo sguardo e tremò. Ghost fu tentato di offrirsi di abbracciarla per scaldarla o confortarla. «Non voglio stare qui» ammise con un filo di voce.

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