12 | Raccontami tutto

112 10 0
                                    

Luna

Tutto il mio corpo stava tremando, quando uscimmo dalla villa. L'immagine di Rory che mi guardava con soddisfazione e gli sguardi che gli studenti mi avevano rivolto in quella stanza, era ancora davanti a me.

Ero uno zimbello.

Soltanto quando Max mi afferrò una spalla, mi risvegliai dal mio stato di trance. Sollevai lo sguardo su di lui, soltanto per trovarmi i suoi occhi verdi a guardarmi preoccupati. "Non pensarci. Sono dei mostri. Sono solo dei fottutissimi mostri." La sua voce era ancora lacerata dalla rabbia.

Non emisi neanche un fiato. Era troppo da sopportare, era troppo da digerire. Ero rimasta sola per molto tempo, ma ero tornata ad essere felice al pensiero di riavere la mia migliore amica al mio fianco, soltanto per venire denigrata davanti a tutti. Questo era stato davvero un colpo basso.

"Ti porto da un'altra parte," mi disse Max. "Dove vuoi andare?"

"Da qualsiasi parte," gli risposi, con voce debole. "Da qualsiasi parte, purché non sia qui." La mia voce stava ancora tremando, lacerata dal dolore che stavo trovando difficile nascondere.

Max annuì, prima di riprendermi la mano e condurmi verso la sua auto. Ringraziai il cielo che mi stesse tenendo la mano mentre camminavamo, perché sentivo di poter collassare da un secondo all'altro.

Quando arrivammo davanti alla sua Audi nera, mi aprì la portiera, facendomi entrare. Poco dopo, si sistemò davanti al volante, avviando il motore.

Il silenzio riempì l'aria, mentre superavamo il cancello della villa di Rory. Non si udì nessun suono, mentre l'auto avanzava sulla strada.

Dopo qualche minuto, Max aprì finalmente la bocca, "Vuoi che ti riporti a casa?"

La mia mente mi proiettò l'immagine del volto felice di mia madre mentre mi aiutava a prepararmi, così come quello di papà e di Aiden, che mi avevano dato la speranza che mi sarei divertita.

Scossi la testa. "No," gracchiai con voce rotta, deglutendo il nodo che avevo in gola nel pensare alla mia famiglia, a quanto sarebbero stati dispiaciuti nel vedermi tornare a casa in queste condizioni. "Non posso tornare a casa."

Max si lasciò sfuggire un lieve sospiro ed io mi sentii in colpa nell'averlo trascinato in questa situazione. Ma non ero nello stato mentale per poter pensare chiaramente -- Non sapevo davvero dove andare in questo momento.

Non avevo un posto dove andare.

Nei secondi successivi dovetti fare ricorso a tutta la mia forza, per non scoppiare a piangere lì, di fronte a Max, consapevole che questo l'avrebbe fatto preoccupare ancora di più. Gli avevo già causato abbastanza problemi con la scena nella sala da ballo.

Con mia sorpresa, l'auto si fermò nei pressi di un marciapiede, vicino al Manhattan Bridge, che sovrastava sul fiume sottostante. Prima che potessi voltarmi verso Max, lui lasciò cadere il capo all'indietro.

"Usciamo un po', che ne dici? Mi sento soffocare, qui. Hai bisogno..." Fece una pausa. "Di aria fresca."

Lo guardai uscire dall'auto per poi venire ad aprirmi la portiera. Sospirando, uscii dall'auto, accettando la mano che mi stava porgendo ed inalando l'aria fresca della notte.

Nonostante questo non ridusse la costrizione che sentivo al cuore, il venticello notturno mi fece provare una sensazione di sollievo.

Max si tolse il cappotto, avvolgendolo attorno a me, sapendo che, vicino alla riva, c'era molto più vento -- Ed indossavo il sopra di un bikini ed una misera gonna.

"Grazie," non riuscii ad evitare di arrossire per l'imbarazzo, realizzando quanto stupida gli dovessi sembrare in questo momento. Mi strinsi nel suo cappotto, inalando il profumo mascolino che emanava.

LUNADove le storie prendono vita. Scoprilo ora