13 | Continua a tenere la testa alta

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Max

Per diverso tempo, nessuno disse nulla, sino a che non fermai l'auto davanti a casa sua. Guardai Luna, che aveva lo sguardo rivolto verso il suo grembo. Sapevo di non poterla accompagnare sino all'ingresso, non voleva rischiare che la sua famiglia cogliesse la differenza tra i nostri abiti e si ponesse delle domande.

Non voleva che la sua famiglia si preoccupasse. O che uscisse devastata dall'evento occorso questa sera. Che Dio benedica il suo dannato cuore. 

Quando si voltò a guardarmi, notai che le lacrime sul volto erano scomparse, dal momento che le aveva asciugate. Ma se la sua famiglia si fosse soffermata sul suo volto, avrebbe potuto capire la tristezza che le aleggiava nello sguardo.

"Come ti sembro?" Mi chiese con tono preoccupato.

"Bella," risposi.

Non l'ho detto davvero. 

Cazzo.

Ma questa era la prima cosa che mi era venuta in mente nel rivedere nuovamente il suo volto. Che piangesse o meno, Luna Klein era bella.

Tuttavia, dovevo sembrare un vero idiota, perché quello non era il senso della domanda che mi aveva posto.

Mi maledissi silenziosamente, guardando davanti a me. Gettai il capo all'indietro, passandomi le dita tra i capelli.

Riuscii a sentirla distogliere lo sguardo -- Ed ero pronto a scommettere che stesse arrossendo. Aspettate, sta davvero arrossendo? Mi obbligai a tenere lo sguardo puntato davanti a me, nonostante la curiosità di vedere quel dolce rossore a imporporarle il volto.

Stupido idiota, mi ripresi mentalmente.

"Io..." Incespicò sulle sue parole. "Immagino che andrò direttamente in camera mia, prima che possano domandarmi della festa."

"Giusto."

Cadde il silenzio.

Per quale motivo sto stringendo così saldamente il volante?

"Max?" Mi chiamò ed io mi voltai, finalmente, verso di lei. "Grazie per stasera," mi disse con voce sottile, incapace di nascondere la sua timidezza mentre evitava il mio sguardo. "Mi sento molto meglio dopo aver lasciato uscire le emozioni. Grazie per esserci stato, per me. Lo apprezzo, davvero. Non pensavo che Rory fosse in grado di mettere in atto una tale scena e mi dispiace di averti coinvolto, in questo mio conflitto con loro."

Sentii del dolore nella sua voce, cosa che non mi piacque.

"Sai che dovresti smettere di biasimarti, vero?" La mia voce tornò seria in un istante, sorprendendola a tal punto, che i suoi occhi tornarono nei miei.

Ciò che più odiavo di questa situazione era il modo in cui continuava a biasimare sé stessa per l'accaduto. Questa era fottutamente ridicolo.

"Queste persone sono stronze ed ipocrite," ammisi, imperturbabile.

Mi guardò come se fosse la prima volta che qualcuno glielo diceva e questo mi fece venire voglia di spaccare qualcosa.

"Pensi davvero che non sia colpa mia?" La sua voce si ruppe, mentre mi sussurrava quella domanda.

"Quelle due persone sono delle vere stronze e loro sono la ragione per la quale la scuola è completamente cieca," sibilai. "Una che denigra la sua migliore amica perché le piaceva lo stesso ragazzo? Questo è davvero stupido. Ed un altro che ti tratta come se fossi feccia perché gli hai risposto di no alla sua domanda di diventare la sua ragazza? Questa è una stronzata."

Luna mi guardò stupita, come se fosse a corto di parole.

"Ci vediamo domani?" Le chiesi, più per sfidarla, perché se mai avesse avuto l'intenzione di ritirarsi per l'umiliazione che aveva ricevuto stasera, le avrei chiesto se volesse dare fuoco all'intero istituto scolastico ed io l'avrei volentieri aiutata.

Luna rimase in silenzio per qualche secondo, prima di distogliere lo sguardo e schiarirsi la gola. "Sì, immagino di sì."

Stava per aprire la portiera dell'auto, quando si fermò con la mano a mezz'aria.

"Il tuo cappotto," se lo tolse, porgendomelo -- Ed in quel momento notai che i suoi occhi erano tornati a bagnarsi. "Ti sono davvero grata per ciò che hai fatto, Max. Permettimi di ringraziarti un'altra volta."

Con quelle ultime parole, scese dall'auto, lasciandomi a guardarle la schiena mentre si incamminava verso casa.

Il ricordo di Luna, che piangeva, stretta tra le mie braccia aveva fatto scattare qualcosa dentro di me.

Riuscivo a sentire le sue emozioni. Il suo dolore. Dannazione, ero riuscito anche a sentire il sapore delle sue lacrime.

E questo mi aveva fatto venire la voglia di distruggere tutto.

Non avevo la minima idea di come Tyler, a cui Luna piaceva al punto di chiederle di diventare la sua ragazza, avesse potuto assistere silenziosamente alle parole che le venivano rivolte. Questo non aveva senso.

Mi rinfilai il cappotto e il nuovo profumo di cui era impregnato mi solleticò le narici. Essenza di vaniglia.

E proprio com'era successo in passato, stavo morendo dalla voglia di mangiare dei biscotti, nel bel mezzo di questa fottutissima notte.

Luna

Il mio cuore era irrequieto, mentre attraversavo il corridoio della mia scuola. Con la bretella dello zaino stretta nella mano, riuscivo a sentire lo sguardo degli studenti puntato su di me. Riuscivo a sentire i loro sussurrii, deboli e frenetici.

Stavano parlando tutti di me. In un bikini. Oh Dio, con quella gonna in stile hawaiano.

Ciò che più mi riferiva, era il ricordo del volto contento di mia madre mentre mi aiutava a prepararmi, mentre mi spalmava la sua lozione preferita, nel tentativo di farmi sentire bella.

Non sapeva che era stata solo una trappola creata con l'intento di umiliarmi di fronte all'intero corpo studentesco.

Come si sarebbe sentita, se l'avesse saputo? Che ero stata lo zimbello di tutti, la sera prima. Che lo ero da un anno a quella parte.

No. Lei non lo scoprirà mai. Non permetterò che questo accada. Non permetterò a queste persone di spezzarle il cuore. Il mio era già stato sacrificato, ed era abbastanza.

Calmati, Luna. Calmati.

Ma se qualcuno mi avesse scattato altre foto la sera prima? E se le avessero caricate sui social?

Rabbrividii, scuotendo la testa in segno di negazione. Non è possibile. Per tutto questo tempo, i loro atti di bullismo erano rimasti chiusi all'interno delle mura scolastiche. Non erano mai arrivati sui social -- Nessuno aveva il fegato di spingersi a tanto.

Quando arrivai finalmente davanti alla mia classe, feci un respiro profondo ed entrai. Tutti gli occhi si puntarono, automaticamente, su di me. I miei compagni, che stavano parlando tra loro, smisero non appena mi notarono entrare in aula.

Alcuni mi rivolsero degli sguardi degradanti, mentre altri mi guardavano con pietà. Stavo cercando di non farci caso, ma nel momento in cui lo sguardo di Rory si fermò su di me, sentii il cuore contorcersi, ancora una volta, dal dolore.

Certo, questo non è un dolore che passa in una notte. Ma lo supererai, Luna. Guarirai, perché hai finalmente deciso di andare avanti.

Lentamente, tornai sui miei passi per andare al banco e, dietro ad esso, Max era già seduto comodamente al suo posto. Oggi, non era circondato dai nostri compagni come al solito. Oggi, era solo, indisturbato, con lo sguardo puntato su di me, mentre avanzavo verso il mio posto.

Il suo sguardo mi stava perforando con l'intento di comunicarmi qualcosa, era come se mi stesse dicendo, 'Continua a tenere la testa alta, Luna."

L'avrei fatto e lo stavo facendo.

La scorsa notte mi era servita ad aprire gli occhi.

Avevo finalmente realizzato che non era stata mia la colpa di aver perso la mia migliore amica ed il ragazzo che tanto adoravo, perché non avevo progettato di ferire nessuno.

E non mi meritavo più nessuna delle loro cattiverie.

LUNADove le storie prendono vita. Scoprilo ora