30 | Colazione a letto

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Luna

Le labbra di Max si muovevano dolcemente. Mi stava baciando in maniera gentile che il cuore mi stava per uscire dal petto. Ero scioccata, ignara di cosa avrei dovuto fare, di come sarei dovuta muovermi.

Oh, Dio. Cosa stai facendo, Luna? Perché sei diventata una statua?

Non riuscivo a muovermi e mi chiedevo se a Max sembrasse di baciare un muro di calcestruzzo, perché mi stavo comportando come tale.

Avrei dovuto ricambiare.

Ma poi, prima che potessi farlo, sentii le sue labbra allontanarsi. Quando il suo corpo si allontanò dal mio, realizzai che avevo ancora gli occhi chiusi.

Li riaprii, notando che Max si era seduto sul bordo del letto e che si stava passando le dita tra i capelli.

"Scusa," gracchiò ed io riuscii a notare le sue guance tingersi di rosso. "Non volevo spaventarti o farti sentire a disagio."

Spalancai la bocca.

No, no, no, no. Non era ciò che volevo trasmetterti.

Ma come mi aspettavo reagisse, dal momento che avevo chiuso gli occhi come se fossi spaventata da lui?

Mi maledissi silenziosamente, cercando di calmare il mio battito cardiaco. Ero davvero stupida. Max doveva sicuramente pensare di aver sbagliato.

Il mio cuore urlò disperato. Riuscivo a vedere la frustrazione sul suo volto, nonché il suo petto alzarsi ed abbassarsi velocemente.

"Avrei dovuto avere un maggiore controllo di me stesso," sussurrò, facendomi sentire ancora più un'idiota.

Non è così, Max.

Volevo quel bacio, lo desideravo.

In realtà, ne volevo un altro.

Baciami ancora?

Ma mi sarei uccisa nel pronunciare qualcosa di simile -- Sarei morta a causa dell'imbarazzo atroce che avrei provato.

Non potevo dirgli quelle cose e non potevo baciarlo, non ora.

Mi voltai, chiudendo nuovamente gli occhi. Mi avvolsi nelle coperte, desiderando rimanere lì nascosta per il resto della mia vita.

Avevo appena rovinato il mio primo bacio.

Max

Luna si era voltata ed uno strano silenzio era calato nella stanza. Non potei che maledirmi, per il movimento impulsivo che avevo compiuto.

Eravamo seduti sul bordo del letto e ci stavamo dando le spalle.

Dì qualcosa. Qualsiasi cosa.

Mi sento un vero idiota, in questo momento.

"Beh..." Si interruppe ed il mio cuore palpitò, in attesa delle sue prossime parole. "Immagino che sia giunta l'ora che me ne vada."

Quella parola mi fece contorcere il cuore, perché non volevo ancora che se ne andasse. Questo era davvero egoista da parte mia.

"Intendo che non ho avuto ancora l'opportunità di cambiarmi," ammise. "Devo farmi una doccia, sai? Cambiarmi i vestiti..." Stava biascicando nelle sue stesse parole, come se fosse nervosa. "Devo tornare nella mia stanza, farmi un bagno, lavarmi i capelli... Mmm-" Si alzò improvvisamente dal letto. "Mi dispiace. Non so neanche cosa sto facendo. Devo ritornare--"

"Rimani," le afferrai il polso, facendola fermare bruscamente.

Dannazione. Avrei potuto superare il confine, lo sguardo minaccioso di suo fratello mi tornò in mente. Ma dopo l'incidente della sera prima, non volevo che si allontanasse da me tanto rapidamente, non ora che avevo scoperto che provava qualcosa per me.

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