35 | Dimenticami

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Luna

Oggi, entrai in aula con lo stesso dolore nel petto. Ogni mattina, quando cominciavo a camminare lungo il corridoio, quegli sguardi, quei chiacchiericci, quei sussurrii mi davano il benvenuto, in forma peggiore rispetto allo scorso anno.

Tutti pensavano che avessi finalmente mostrato la mia vera essenza.

Entrai in classe e, mentre mi incamminavo verso il mio banco, notai che Max non era ancora arrivato. Era inusuale da parte sua, dal momento che arrivava sempre prima di me.

Sospirai, dicendomi che non mi meritassi di farmi domande su di lui, perché gli avevo chiaramente detto che non me ne fregava niente della sua persona.

Quando, di fatto, mi interessava più di quanto potesse anche solo immaginare.

Le mie gambe si fermarono quando volsi lo sguardo sul mio banco ed il mio cuore raggelò. Lì, sulla superficie del mio banco, scritto a caratteri cubitali ed in nero, c'erano due frasi che mi fecero sentire la persona più disgustosa sulla faccia della Terra.

MUORI E MARCISCI ALL'INFERNO. SEI FOTTUTAMENTE DISGUSTOSA.

Non riuscivo a respirare. Riuscivo soltanto a leggere quelle frasi, ancora ed ancora.

Percepivo l'attenzione dei miei compagni su di me. Stavano sussurrando, mormorando con una tale eccitazione da farmi contorcere lo stomaco. Il suono delle loro risate mi riecheggiò nelle orecchie.

Mi odiavano tutti. Mi detestavano. Volevano che morissi.

Qualcuno mi superò, rendendo l'aria più tesa. L'atmosfera divenne improvvisamente pesante e tutti smisero di parlare, facendo cadere un silenzio tombale.

Guardai Max osservare il mio banco. Raggelò, facendo cadere contro il pavimento lo zaino che teneva sulla spalla. I suoi occhi si scurirono, mentre voltava il capo verso i nostri compagni di classe, con il corpo tremante per la rabbia.

"Chi è stato?" Ringhiò, la sua voce rimbombò nell'aula. "Chi cazzo è stato a scrivere queste cose?"

Ma nessuno gli rispose. Tutti rimasero in silenzio.

Lo sguardo di Max tornò nel mio. Digrignò i denti, prima di spingere con forza il mio banco, facendo strillare alcune ragazze e colpendo delle sedie. Max cambiò i nostri banchi così che il suo fosse di fronte a me ed io non riuscii a fare altro se non guardarlo in completo silenzio.

Il cuore mi stava battendo velocemente e sentivo che il mio petto era sul punto di esplodere.

Il banco con quelle orribili scritte era, ora, il suo. Appena in tempo, la Professoressa entrò in aula, facendo sedere tutti improvvisamente.

"Buongiorno, classe," ci salutò la Professoressa Hills, sistemandosi gli occhiali. Era totalmente ignara della tensione che c'era in classe. "Oggi continueremo l'argomento che abbiamo lasciato in sospeso nell'ultima lezione. Andate tutti a pagina 46."

Il suono degli studenti che appoggiavano il libro sul banco, cercando la pagina indicata riempì l'aria. Max non disse nulla. Non disse niente del banco, di ciò che c'era scritto sopra o di come i nostri compagni avevano riso di me.

Non voleva che la Professoressa Hills mi facesse raccontare dell'accaduto. Il banco era stato allontanato dalla mia vista, rimpiazzato da uno pulito, come se niente fosse mai realmente accaduto.

Rory, qualche banco più avanti, voltò il capo verso di me, facendomi fermare il cuore. Mi guardava sempre, ad ogni interazione o ad ogni movimento con Max. Questo era il motivo per cui non potevamo fingere, nonostante lo volessi -- Max era diretto e sfacciato quando si trattava delle sue emozioni.

LUNADove le storie prendono vita. Scoprilo ora