36 | Anima morta

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Max

Era venerdì sera e non dell'umore di partecipare ad una festa. Ma Landon, il mio compagno di squadra, festeggiava il suo compleanno. Dava una festa a casa sua.

Non mi andava di fare niente. Non mi sembrava neanche di essere vivo. Il mio cuore era morto dopo che Luna aveva troncato ciò che c'era tra noi. Non eravamo niente, ma faceva lo stesso male da morire.

Arrivai di fronte alla casa di Landon e suonai il campanello. Mi ero già detto che non ero dell'umore di festeggiare, quindi cosa cazzo ci stavo facendo qui?

Era sempre meglio che continuare a lasciarmi morire, lentamente e dolorosamente, ogni volta che pensavo a Luna. La sua espressione di quando mi aveva detto di starle lontano mi torturava in ogni momento -- Dovevo togliermela dalla testa.

Landon mi aprì la porta e ci salutammo con un rapido abbraccio tra uomini. "Grazie per essere venuto, amico," mi sorrise. "Gli altri sono già dentro."

Annuii, notando lo sguardo di compassione che mi rivolse, picchiettandomi la spalla.

Giusto. Tutta la scuola sapeva che ero il povero ragazzo che era stato rifiutato da Luna Klein. Ai loro occhi, io ero la vittima e lei la villana.

Fanculo. Non sanno nemmeno chi è Luna.

Nessuno in questa fottuta scuola ha fatto lo sforzo di conoscerla meglio.

Quando entrai in casa, la festa era già cominciata. Le luci erano soffuse e la musica ad alto volume mi riecheggiava nelle orecchie. Guardai gli altri ballare, bere, chiacchierare l'un l'altro -- Sulla pista da ballo, sul divano, vicino alle scale, ovunque.

Nessuno di noi aveva l'età per bere, ma questo era il senso delle feste.

E questo era anche il motivo per cui ero qui. Sentivo che l'alcool era l'unica soluzione ai miei problemi, a quanto ero fottuto. Mamma e papà si sarebbero incazzati, se avessero potuto leggermi nella mente.

Questa villa a tre piani era enorme -- Era soltanto una delle proprietà che possedeva il padre di Landon, che era un uomo d'affari di successo. Superai il salotto, dove la maggior parte delle persone stavano ballando, entrando in un'altra stanza che sembrava dedicata ai video giochi, nella quale la maggior parte dei miei compagni di squadra si stavano rilassando.

La stanza era spaziosa, fornita anche di un tavolo da biliardo. Delle bottiglie di birra erano state riposte sul bancone e sul tavolino.

Ryan, il nostro ricevitore, prese una bottiglia, porgendomela. "Ti stavamo aspettando, Max."

Sorrisi, prendendo la birra che mi stava offrendo, facendomi ricadere poi sul divano. Il liquido freddo mi accarezzò la gola, mentre mi abbandonavo contro lo schienale, sospirando.

"Hai guardato la partita ieri sera?" Mi chiese Justin, il nostro difensore laterale. Si sedette al mio fianco, cominciando a blaterare delle informazioni sulla partita di calcio che era stata disputata la sera prima, ma io non riuscivo a concentrarmi sulle sue parole.

Nella mia mente c'era soltanto Luna. Controllavo il cellulare di tanto in tanto, sperando che mi richiamasse o che rispondesse ad uno dei miei messaggi, invece niente.

Le sue parole mi rimbombavano ancora nelle orecchie.

"Ti stavo soltanto usando per tornare ad essere apprezzata dagli altri." 

"Giocare con i tuoi sentimenti, è stato troppo."

Non riuscivo a smettere di pensare a quelle parole. Anche se il mio cuore continuava a venire pugnalato, perché quelle erano le parole che avevano lasciato la sua bocca.

LUNADove le storie prendono vita. Scoprilo ora