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un gemito di dolore viene soffocato dal boato riecheggiante di una pattumiera, scaraventata senza alcun ritegno contro un ammasso di ferraglia arrugginito nel cuore della discarica.

nel momento in cui la squamosa schiena di han jisung, prese le giurassiche sembianze di un enorme alligatore, colpisce bruscamente un vecchio cofano ammaccato, lui si lascia cadere a terra, e torna alla sua natura di umano. stavolta, a circondarlo, nessuna nube di fumo rossa, niente fronzoli di alcun tipo.

lo scontro è iniziato da relativamente poco, una decina di minuti a dirla tutta, ma sembra ormai chiaro ad entrambi il vincitore. tuttavia, per quanto indubbiamente certo della sua vittoria, minho non può negare di avere, per qualche secondo, barcollato. l'altro ha dimostrato una forza degna di nota di merito, ma battere lee know sembra, e sempre sembrerà, impossibile, perfino per un rinoceronte, un'aquila, un toro, e un coccodrillo. avrebbero potuto continuare, l'energetico hanster si sarebbe potuto alzare e avrebbe potuto insistere, riscattarsi, ma sarebbe stato pressoché inutile. la sfida si è conclusa, il verdetto già emesso.

l'eroe dal costume nero e cinereo si stiracchia, sciogliendo un po' i muscoli, anche lui leggermente indolenzito; certo, è invincibile, ma venire centrati in pieno petto dalla coda di un rettile di settecento chilogrammi non sarebbe piacevole neppure per lo stesso superman. sospira e abbassa lo sguardo, osservando l'altro mentre si lamenta dei lividi che gli verranno e tenta di riprendere fiato, ma non è ferito, non gravemente per lo meno.
"va bene, mi arrendo. hai vinto." sbuffa jisung, remissivo e disteso a quattro di bastoni sul polveroso cemento. lee know gli si avvicina.
"spero tu ti renda conto, che se io fossi un vero criminale, adesso ti ucciderei." afferma, incrociando le braccia al petto mentre torreggia su di lui con sguardo intransigente.

poi si abbassa, lo guarda dritto negli occhi, e porta una mano al suo collo, in una suggestiva dimostrazione di ciò che sarebbe potuto accadere, se la situazione fosse stata differente.
"ma prima, ti chiederei le tue ultime parole." recita, alzando un sopracciglio, in attesa di una risposta dall'altro, preceduta da un sorrisetto.
"ti piace proprio tanto prendermi per il collo." sghignazza, e minho alza gli occhi al cielo, allontanandosi da lui, seccato.
"sei un idiota, alzati."

e lui esegue, raggiungendolo su due piedi mentre si scrocchia le dita, trattenendo una risatina. c'è qualcosa di estremamente divertente, per lui, nel far innervosire il più amato e notoriamente pacato eroe della città. ma cos'abbia tanto da ridere, visto l'esito della sfida da lui stesso lanciata, minho non se lo spiega.
"senti, te la sei cavata piuttosto bene. ma non sei pronto, per proteggere new york." dice, con il suo caratteristico tono professorale, e l'eroe in rosso scuote la testa, aggrottando le sopracciglia.
"come puoi dirlo? tu sei un caso a parte! i criminali non hanno i superpoteri, li atterrerei nel giro di qualche secondo." risponde con convinzione, per poi trasformarsi proprio sotto i suoi occhi in un gatto dal manto corvino.
"sono proprio come te." miagola l'animale.

l'altro arriccia la punta del naso.
"ma pensi sia un gioco?" domanda, mentre il micio si arrampica su una pila di scatole di cartone color sabbia lì vicino, e prende a leccarsi lascivamente le zampe.
"più simile ad un videogioco." controbatte sereno, sedendosi poi con compostezza. il castano sospira, muovendo un passo nella sua direzione con le mani strette dietro la schiena.
"finché si tratta di fermare una macchina o recuperare la borsa di una signora qualsiasi può sembrare divertente, ma non lo è. e se un giorno dovessi imbattetti nel peggio del peggio? non sapresti gestirlo, non saresti pronto, e i cittadini perderebbero fiducia in te, in noi." replica austero l'eroe, e il suo sguardo si perde nel cielo plumbeo di quella ventosa sera, rabbrividendo al solo pensiero di un distopico futuro nel quale i comuni civili non hanno più fiducia in lui. non può permettere che accada.

"parli di hwang?" è la risposta del gatto, che piega il muso da un lato; sembra finalmente disposto ad ascoltarlo, e minho gli riserva nuovamente la sua completa attenzione.
"conosci hwang?" chiede, colpito.
"tutti conoscono hwang, è su tutti i giornali, grande genio." borbotta lui, di rimando.

trama nell'ombra, nascosto nei vicoli più reconditi, il temuto hwang è forse la minaccia più grande con cui la loro città debba attualmente confrontarsi, e farebbe di tutto per far cadere l'idilliaco impero della pace nel quale new york vive grazie all'amato supereroe. quali siano i suoi obiettivi, i suoi loschi piani, nessuno lo sa, ma sembra pronto a tutto pur di sconfiggere lee know, tanto da dedicarvi la sua intera esistenza.

"ma non preoccuparti." aggiunge jisung.
"non ho intenzione di rubarti la nemesi." conclude, ancheggiando sulle scatole per trovare una posizione più comoda per il sé animale. le braccia di minho cadono lungo i fianchi, è inconcepibile per lui, come si possa essere tanto ottusi. probabilmente lo fa di proposito, altrimenti, sarebbe piuttosto allarmante.
"non capisco se lo fai apposta, o se davvero non ci arrivi." mormora tra sé e sé, non vede l'ora di distendersi nel suo letto a una piazza e mezzo e farsi una bella dormita, gettandosi alle spalle quella giornata sfiancante.
il mutaforma sbadiglia, e i suoi baffi tremano.
"capisco. tu hai la tua nemesi, io avrò la mia."
afferma, fiducioso, ma sa bene che non è quello il punto.

e il bruno comincia a stancarsi.
"credi sia divertente avere una nemesi?" la sua voce è ridotta ad un sussurro. l'altro fa spallucce, come niente fosse.
"magari sei te che lo rendi noioso."
"puoi tornare te stesso, per un secondo? è già abbastanza snervante parlare con te quando sei umano." lo rimbecca, guardandolo, nervoso.

jisung, allora, si ritrasforma e sbadiglia una seconda volta, alzando un sopracciglio.
"vedi? noioso." ripete, squadrandolo dall'alto verso il basso, e quando si accorge che l'altro sta per aprire bocca, probabilmente per riprenderlo per l'ennesima volta quella notte, lo precede.
"ascoltami, puoi continuare a ripetere che non sono all'altezza, puoi dirmi che sono immaturo, infantile e tutto quello che vuoi. ma il mio sogno è essere un eroe." dichiara, improvvisamente serio, come avesse aspettato quel momento da tutta una vita, mentre l'altro prende un respiro profondo, e si arrende ad ascoltarlo.

"e puoi giurarci, lo sarò."





𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐡𝐞𝐫𝐨 𝐫𝐮𝐬𝐡 • 𝐦𝐢𝐧𝐬𝐮𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora