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più tardi, quella sera stessa, lee know si ritrova ad aggirarsi furtivo e guardingo sui tetti dei palazzi fatiscenti di quello stesso quartiere malfamato nel quale han jisung aveva confessato di abitare.

consapevole che il mutaforma potrebbe effettivamente trovarsi dappertutto, in quel momento, fa comunque affidamento al suo sesto senso, che lo ha spinto a cominciare la sua ricerca da i reconditi meandri di quella zona. la sua vista acuta gli permette di squadrarne ogni vicolo, ogni angolo buio, ogni insidiosa viuzza, ma di quel brillante costume rosso, non vi è neppure l'ombra. girovagano, apparentemente senza meta, un paio di uomini apparentemente sbronzi, ed una ragazza, con un libro in mano. camminano nella stessa direzione, ma non sembrano notarsi a vicenda.

minho li studia, dettagliatamente. non ama i pregiudizi, ma i due barcollano, trascinano i piedi con stanchezza e ridono sguaiatamente con le loro bottiglie di menabrea tra le dita, in altre parole, non promettono bene. quando li sente, rumorosi come iene, la ragazza alza lo sguardo, sistemandosi un paio di occhiali rotondi sul dorso del naso, ma non cambia strada, e prosegue senza timore. allora il supereroe aggrotta le sopracciglia, e si avvicina al cornicione, silenzioso, continuando a puntarli dall'alto.

fortunatamente, non accade niente, si passano gli uni accanto agli altri e proseguono imperterriti per le loro strade. in quello stesso frangente, sente dei rumori alle sue spalle, e quando si volta il suo sguardo aspro incrocia un paio di occhi a lui ormai familiari.
"fai la ronda, o cercavi me?" domanda, ironico. hanster lo sta osservando, le braccia strette attorno al petto, le sopracciglia aggrottate, e lee know sigilla le labbra. non una parola, non un saluto di cortesia, e l'eroe rosso alza gli occhi al cielo, avvicinandoglisi un po'.
"non mi aspettavo di vederti." dichiara poi, grattandosi la nuca, il costume più scomodo del solito, in effetti non indossarlo per qualche giorno fa la differenza, su un materiale del genere. lo sente attaccato al corpo come fosse la sua seconda pelle, fredda, liscia, messa in fretta e furia quando l'ha visto dalla finestra di casa.
"è da un po' che non ti fai vivo." ribatte allora il moro, ripresosi dal suo inusuale stato di confusione, e scuote la testa, guardandolo negli occhi. fortunatamente per lui, la maschera nasconde perfettamente un paio di profonde occhiaie livide, cicatrici di notti insonni.

jisung porta le mani sui fianchi, ignorando la sua constatazione, con aria rancorosa.
"cosa vuoi da me?" chiede, alzando un sopracciglio, e l'altro sospira.
"hwang vuole i nostri poteri."
"questo lo so." risponde, in fretta, l'intera città lo sa, il messaggio del criminale ha interrotto ogni singola trasmissione, ha acceso ogni dispositivo, non c'è persona che non abbia sentito. il moro annuisce, guardando il più basso in silenzio mentre gli si avvicina, scettico.
"so che lui vuole i miei poteri, ma non capisco cosa tu voglia da me." dice.

al che lee know pensa bene alle sue parole, ci riflette, e si prende qualche secondo prima di replicare con un tono calmo, e pacato.
"lui vuole entrambi." enuncia, e il castano soffia, tirandosi i capelli all'indietro con uno scatto, un po' nervoso. lo fissa, dritto negli occhi.
"e il tuo piano sarebbe auto-consegnarti?" borbotta, scioccamente. è ovvio, e lo sa, che il supereroe per eccellenza preferirebbe la morte, piuttosto che piegarsi al volere di hwang, ma non capisce proprio dove voglia andare a parare.
"assolutamente no, ma non potrei dire lo stesso di te. avevo solo bisogno di accettarmi che fossi ancora uno dei buoni." fa scrocchiare le nocche, mordicchiandosi il labbro inferiore. non è una bugia, ma per qualche motivo, lo sembra.
hanster sorride amaramente.
"io sono uno dei buoni. voglio essere uno dei buoni, sei tu che non me lo permetti." lo rimbecca, ricordandogli gli spiacevoli avvenimenti di qualche notte prima, sottintendendo quanto lo avessero ferito.

il silenzio riempie lo spazio tra i due, assieme ai respiri di entrambi, scoordinati come lo sono loro stessi. minho, colto da un improvviso senso di dispiacere, scuote la testa, e sospira.
"non ti dirò che mi dispiace per quello che ho detto, quella sera." esordisce, e perché dovrebbe? dopotutto, è fermamente convinto che se non fosse stato per l'atteggiamento infantile dell'altro, la festa sarebbe andata a finire diversamente. ciononostante, se il piano di hwang era quello di rapire felix, in un modo o nell'altro, ci sarebbe comunque riuscito.
"non avevo dubbi." sussurra l'altro, tra sé e sé, ma l'eroe lo sente e lo guarda storto.
"fammi finire, non mi dispiace per quello che ho detto, ma per come l'ho detto. non sei poi così terribile, dopotutto." ammette, ed è una sensazione nuova, è quasi liberatorio.

toccato da quelle inaspettate parole, tutto l'astio nel corpo del novellino sembra abbandonarlo all'istante, rimpiazzato da un confortevole calore che gli scalda anche le guance.
"sarebbero delle scuse?" chiede, trattenendo un sorriso. lee know non ha mai conosciuto una persona tanto emotivamente instabile.
"sì, sarebbero delle scuse." annuisce.
"accetto le tue scuse, allora."

jisung tende allora la mano destra, e l'altro fa per afferrarla, ma prima che possa anche solo sfiorare le sue dita, il castano la ritrae, come a ripensarci. minho lo guarda, confuso, e il suo braccio ricade a peso morto lungo il fianco.
"senti, voglio aiutarti a trovare felix." dichiara, pertinace. il più alto pare scettico, ce l'ha sempre fatta da solo, ha sempre avuto successo.

ma le carte in tavola sono diverse, questo è tutto un altro gioco, e le regole sono nuove. forse un aiuto gli farà comodo, dopotutto, han jisung ha delle capacità e dei poteri notevoli, che potrebbe far comodo avere all'occorrenza.
"non ho tempo per sciocchezze di nessun tipo, va bene? non ho tempo per scherzi, per la fama in cui ti piace tanto sguazzare, o per le tue bambinate. ho solo bisogno che mi ascolti." dice, rigido come suo solito, e stavolta non darà seconde occasioni. l'eroe in rosso annuisce, vivacemente, e sorride.
"hai bisogno di una spalla."

lee know deglutisce, prendendo un respiro profondo, e scrolla le spalle.
"giurami, sul tuo onore, che farai del tuo meglio." ordina, porgendo nuovamente la mano, che viene stretta con forza da hanster, a sigillo del loro eroico e nobile patto.
"lo giuro."

e così, ricomincia una nuova corsa degli eroi, uniti da un accordo d'onore contro un'unica, grande minaccia.



𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐡𝐞𝐫𝐨 𝐫𝐮𝐬𝐡 • 𝐦𝐢𝐧𝐬𝐮𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora