{✩ 𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐡𝐞𝐫𝐨 𝐫𝐮𝐬𝐡 ✩}
-𝐭𝐡𝐞 𝐫𝐞𝐬𝐜𝐮𝐞𝐫𝐬-
dove un nuovo supereroe dall'aspetto stravagante sopraggiunge tra le strade di new york, catturando l'attenzione dei giornalisti, dei comuni cittadini, e soprattutto, quella del precedente...
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a seguito di un'estremamente dettagliata descrizione di come christopher sia riuscito ad entrare nei programmi delle telecamere di sorveglianza sparse per tutta la città, gli sguardi dei due supereroi si incrociano, e l'uno legge la medesima confusione in quelli dell'altro. tutto ciò che hanno capito, è che la sudata ricerca non è andata esattamente a buon fine.
changbin ridacchia, incrociando le braccia al petto mentre il suo amico sospira. "in parole povere." esordisce, indicando lo schermo con la mano destra, e l'attenzione dei due si sposta su quella che sembrerebbe essere una mappa stilizzata della città, e una marea di puntini rossi sparsi per essa. "sono riuscito ad individuare ogni telecamera ed ogni schermo ai quali si è collegato durante la sua ultima dichiarazione, c'è voluto un po', ma ce l'ho fatta. tuttavia, non mi è possibile risalire alla fonte, alla posizione da cui riesce a connettersi." mormora, premendo poi qualche tasto per ingrandire le immagini sul portatile.
minho prende un respiro profondo, e jisung scuote la testa, avvicinandosi all'amico. "non c'è proprio modo per trovarlo?" gli chiede, posandogli le mani sulle spalle, e l'altro, sorprendentemente, annuisce riluttante. "a dire il vero, un modo ci sarebbe." ammette, e lee know alza un sopracciglio, attento. "ma per rintracciarlo, dovrei studiarlo in diretta."
allora, han si porta le dita tra i capelli, spettinandoli un po' mentre riflette su quanto appena sentito, e l'altro fa lo stesso, grattandosi la nuca. non sta certo a loro, decidere quando e se hwang hyunjin farà una seconda dichiarazione, e starsene con le mani in mano ad attendere che accada non sembra una valida opzione, a nessuno dei due. "allora ci serve un piano." prosegue determinato minho, non lascerà certo che un piccolo inconveniente di quel tipo si frapponga tra un criminale, la sua nemesi e la giustizia. "lo costringeremo ad apparire, a fare una seconda pubblica dichiarazione, e nel frattempo, noi due ci prepareremo ad attaccare. non appena christopher lo troverà, saremo pronti." dice, gonfiando il petto mentre si erge solenne dinanzi agli altri ragazzi. un bagliore accende le iridi del mutaforma, che sorride, annuisce e sente il cuore battere all'impazzata nel petto, come risultato di quella scarica di adrenalina. "sì, possiamo farcela, dobbiamo solo ingegnarci." concorda, e così fanno gli altri, pronti anche loro ad aiutare il supereroe e l'amico a salvare felix, una volta per tutte. minho torna ad affiancare chan, chiedendogli un foglio per appuntarsi tutte le zone 'rosse', zone nelle quali non sono al sicuro dagli occhi e le orecchie di hyunjin. zone in cui non possono assolutamente complottare, o magari, zone tattiche.
dopodiché, il gruppetto improvvisato si scioglie, ripromettendomi di restare in contatto qualsiasi cosa avvenga, e quando gli eroi escono dal bar, su di loro cala uno strano silenzio. "allora-" dicono all'unisono, zittendosi a vicenda, ed entrambi evitano lo sguardo dell'altro. se qualcuno li vedesse, e se non stessero indossando i loro rispettabilissimi costumi che ne conferiscono altrettanto rispettabile autorità, si potrebbero quasi paragonare a due liceali alle prese con una cottarella. ma sbaglierebbe, eccome se sbaglierebbe, sbaglierebbe? "parla te." indietreggia il più basso, cedendogli volentieri la parola, e minho scuote la testa. "stavo per proporti di cominciare a pensare ad un piano, a dire il vero." ammette, in uno sbuffo, e jisung annuisce, ridacchiando. "buffo, io stavo per dire che si è fatto tardi. allora è vero, che gli eroi non dormono." sorride, trattenendo uno sbadiglio. in effetti, sono in piedi dall'alba, e mentre il volto del corvino non sembra portare il minimo segno di stanchezza, le palpebre di han si sono fatte piuttosto pesanti. ma il dovere viene prima del riposo. "però, va bene." scrolla le spalle. non saprebbe fare il nome di una sola persona, per la quale rimarrebbe sveglio se glielo chiedesse.
lee know lo apprezza, davvero, e più è il tempo che passa in sua compagnia, più scemo si sente per il modo in cui l'ha trattato agli esordi della collaborazione, e prima ancora di quella. "allora, torniamo dentro?" domanda, ma l'altro scuote la testa, cominciando a camminare verso uno dei vicoli bui del quartiere. "no, andiamo a casa mia." propone. "casa tua? sai vero, che io non dovrei sapere dove abiti? credevo di aver già fatto il discorso su concetto di identità segrete?" lo segue il più alto, piuttosto contrario all'idea di raggiungerlo fino al suo appartamento, meno sa di lui, meglio è, e jisung non sembra per nulla convinto. "senti, non abbiamo un covo, e siamo supereroi. anzi, siamo una squadra!" cinguetta, voltandosi di poco mentre si muove, giusto per assicurarsi che minho stia al passo con lui. "quindi ci vuole fiducia reciproca, e poi, casa mia è in una delle zone verdi, ogni telecamera di sorveglianza di questo quartiere è rotta." sogghigna, ogni tanto i crimini possono rivelarsi utili perfino ai buoni. lee know vorrebbe controbattere, insistere sul fatto che il problema non siano le telecamere, ma sa che sarebbe solo fiato sprecato.
perciò tace, si limita a seguirlo fino ad un portone. hanster alza un sopracciglio, prima di trasformarsi in un corvo ed intrufolarsi così in una finestra aperta al terzo piano. dopodiché, si affaccia, intimando all'altro di imitarlo. minho sbuffa, arrampicandosi grazie alle sue capacità feline fino al davanzale, entrando in quella stessa stanza. si guarda intorno, mentre il castano abbassa le serrande.
l'appartamento di han non è molto più grande del suo, ma è decisamente più colorato, e leggermente disordinato. sul divano giallo al centro del salone, infatti, giace una pila di vestiti e sul tavolino da caffè vi sono riviste e giornali aperti, alla rinfusa. per il resto, è tutto normale, non sembra la casa di un supereroe, ma ad essere sinceri, quella di minho ancor meno. "mettiti comodo, torno subito." sospira stanco jisung, stiracchiandosi prima di sparire dietro la porta della sua camera da letto.
il moro annuisce, prendendo posto sul sofà. nota un acquario, ai piedi del tavolino, ma non c'è nessuno pesce dentro, ed aggrotta la fronte. "avevi un pesce?" chiede, sentendo i suoi passi farsi più vicini, ed han ride. "no, è mia, mi piace nuotare." risponde, e l'altro si volta nella sua direzione, anche lui con un piccolo ghigno, chiedendosi come sarebbe potersi trasformare in un pesciolino rosso solo per il gusto di fare un bagno in un acquario.
ma il suo sorriso svanisce, quando lo guarda. occhi grandi, profondi e castani, un naso piccolo e diritto, e sottili, labbra rosee tirate in una smorfia divertita. sono quegli stessi tratti davanti ai quali si è trovato negli ultimi giorni, e che ora appaiono più chiari, quasi come se minho stesse indossando un paio di occhiali per la prima volta. tuttavia, non è certo lui ad aver messo qualcosa, ma jisung, ad averla tolta: la sua maschera scarlatta è stretta tra le sue dita.
e sta ricambiando lo sguardo di minho, come niente fosse.