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il bubolare di changbin accompagna canzonante il ritorno dei due supereroi nel suo locale, spalla a spalla, e timidi sorrisi sui loro volti paonazzi. il proprietario non ha certo bisogno di porgli domande, è chiaro come il sole, che trai due sia tornato a scorrere buon sangue.

il moretto tutto muscoli, allora, gli si avvicina sorridente, sbracciandosi per accoglierli e chiudersi la porta alle spalle.
"ce l'avete fatta, finalmente!" dice, spingendoli verso il bancone dove li ha aspettati, seduto. fuori è oramai buio pesto, ed le lampadine nel suo piccolo bar illuminano ogni angolo, pallide.
"perdonaci, binnie!" si scusa jisung, ridacchiando in direzione del suo amico mentre con la mano, tenta di afferrare quella dell'altro supereroe, separatosi da lui nell'istante in cui changbin si è frapposto tra loro, ingenuamente, borbottando tra sé e sé qualche parola.
"sono felice che abbiate risolto, ma dannazione, ci avete messo un'infinità di tempo." sbuffa dopo, indicando ad entrambi gli sgabelli liberi dinanzi al bancone, dietro il quale si rifugia.

se minho potesse, passerebbe ogni minuto della sua esistenza ad intrecciare le sue dita cineree a quelle rosse di han, ma in quel momento, ad entrambi pare più opportuno concentrarsi su questioni più rilevanti, problemi da eroi.
"ci sono novità?" domanda quindi lui, prendendo lentamente posto, ed il castano lo imita, sedendosi al suo fianco con le labbra strette trai denti, e lo sguardo fisso sul suo viso. il barista scuote la testa, sospirando mentre afferra un paio di bicchieri ed abbassa il volume del piccolo televisore alle sue spalle, sintonizzato su un canale sportivo, che gli ha tenuto compagnia nelle ultime ore. dopodiché, stappa una bottiglia di liquore, e ne versa qualche goccia.
"non ancora, povero chan. è attaccato alla tastiera da ore, ci vuole tanto per fare una semplice dichiarazione? deve dire due parole in croce." afferma, lamentoso, e scuote la testa al solo pensiero del suo caro amico, ricurvo ed ingobbito sulla sua scrivania, devoto al compito affidatogli dall'unico e solo lee know.

ed allora, come l'avessero invocato mediante una seduta spiritica, lo schermo della televisione inizia a fare i capricci: le voci si fanno distorte, così come le immagini, improvvisamente grigie e statiche, sostituite dalla proiezione di una stanza buia, apparentemente vuota. i ragazzi si tacciono, lanciandosi qualche occhiata confusa prima di tornare ad osservare maniacalmente l'apparecchio difettoso, ed il più basso agguanta il telecomando, puntandolo contro il display, nella speranza che risponda ai comandi.
"ma dai, l'ho fatta aggiustare la settimana scorsa-" farfuglia infastidito, aggrottando le sopracciglia prima di sobbalzare in aria, nel momento in cui l'elegante figura dai capelli cremisi di hwang hyunjin non appare, in tutta la sua magnificenza e malignità, sullo schermo.

lui è serio, a tratti scocciato, a dirla tutta, e pare piuttosto annoiato dal discorso che sta per affrontare, spinto solo ed esclusivamente dalla sua madornale cotta sottaciuta per felix.
"mi rincresce, interrompere la vostra serata, newyorkesi, dico sul serio." sospira, accomodandosi sulla propria poltrona, e lo contraddistingue la sua aria di superiorità.
"mio dio, credete mi abbia sentito?" sussurra changbin, strabuzzando gli occhi mentre si guarda attorno, spaventato da una simile coincidenza. jisung gli fa cenno di tacere, e si sporge sul bancone, per recuperare il telecomando ed alzare il volume.
"tuttavia, ho ritenuto opportuno prendermi qualche momento della vostra preziosa attenzione, per chiarire alcuni interrogativi e rassicurarvi circa la condizione del mio ostaggio, dato che prima di essere un criminale, io sono e sarò sempre, un gentiluomo." prosegue il rosso, increspando le labbra piene in un ghigno, come stesse finalmente prendendo gusto nella sua breve dichiarazione. poi sorride.
"ma quasi dimenticavo! prima di cominciare, vorrei congratularmi con i vostri amati supereroi, se la stanno prendendo piuttosto comoda. battiamo la fiacca, lee know?" ridacchia, voltandosi in direzione di qualcosa, qualcosa nascosta oltre il campo visivo ripreso dalla sua telecamera, ed amplia il suo sorriso.

minho digrigna i denti, stringendo i pugni.
"che idiota. andiamo da christopher, subito." tuona, alzandosi bruscamente dallo sgabello, e gli altri due lo seguono. la voce del supercattivo, nel frattempo, diventa per loro un lieve sottofondo, che si affievolisce man mano che scendono le scale per raggiungere lo stanzino nel quale il loro prezioso aiuto, è rintanato. quei pochi secondi di silenzio, vengono sovrastati da quella stessa, superba parlantina, stavolta inscatolata nel portatile di christopher.
"-lee felix sta bene, per ora. tranquillizzate il bamboccione, e per l'amor del cielo, qualcuno gli sistemi i capelli, la prossima volta che decidete di farlo apparire in diretta nazionale!"

chan non si scosta dalla sua tastiera, ma non appena sente il resto di quell'improvvisato gruppetto, giungere nella sua piccola tana, ammutolisce la diretta. non è poi tanto importante ciò che hwang abbia da dire, quanto il fatto stesso che stia effettivamente parlando. han lo affianca, posandogli il palmo destro sulla spalla, dopo averlo salutato con un filo di voce.
"come procede?" chiede, curiosamente.
"ci sto lavorando, qualche minuto e dovremmo esserci. si è protetto bene, il rosso." annuisce il maggiore, passandosi una mano trai capelli ricci, ancora più scompigliati del loro solito.

il castano, allora, sorride e torna in piedi. incapace di contenere il suo entusiasmo per il suo primo, grande successo nel campo dell'eroismo amatoriale, saltella allegramente nella direzione di minho, che lo accoglie tra le sue braccia senza esitazioni, anche lui piuttosto esaltato. il più basso del quartetto alza un sopracciglio, facendo un passo indietro.
"fermi, che succede tra voi due?" boccheggia, scuotendo il capo con fare sospettoso. i due ridacchiano, un po' imbarazzati, ma le braccia del moro restano avvinghiate alla vita dell'altro.
"lunga storia, ne parliamo dopo." taglia corto lui, tornando ad osservare la figura di hyunjin, intento a proseguire il suo incessante parlottare, che nessuno sta seguendo. dal canto suo, changbin sogghigna, convinto di aver capito cosa sia accaduto trai due, e cambia discorso.

"gesù, quanto parla." afferma quindi, sedendosi sul piccolo divano all'angolo della stanza.
"però cavolo se è bello, perché fare il criminale, con una faccia del genere? io mi butterei sul mondo della moda, ce lo vedete a sfilare?" dice, arricciando le labbra. jisung lo squadra, con fare vagamente indispettito.
"lo dici di chiunque, per te tutti potrebbero fare i modelli. l'hai detto anche di me." controbatte, non negando ovviamente, che hyunjin potrebbe facilmente dominare ogni passerella. diamine, se solo non si fosse dedicato al crimine. il corvino scuote nuovamente la testa, indicandolo.
"ma che c'entra, lui ha la stoffa. ho pure letto che è alto, a differenza di qualcun altro." schiamazza, gesticolando sotto lo sguardo truce del suo amico, che gli colpisce il braccio.
"come osi! se sono più alto di te!" trilla.
"ciò non cancella il fatto che tu sia basso." fa spallucce, ricalibrando il proprio tono.

jisung assottiglia lo sguardo, dando una gomitata a minho, che per la prima volta, gioca con loro, piuttosto che comportarsi da solito bacchettone.
"mi vuoi difendere o no?" sibila l'eroe in rosso.
"che devo dirgli? sei basso, è vero." ride lui, pizzicandogli il polso, e changbin si sbellica, sotto lo sguardo sbigottito del bruno.
"mi superi di tre centimetri! tre!"
"ragazzi." vengono interrotti dalla voce di chan, che finalmente, si allontana dallo schermo. si sposta gli occhiali da vista, adagiandoli delicatamente sulla scrivania. gli altri lo guardano, zittendosi.
"sì?" gli fa eco minho.

l'hacker sorride, orgoglioso del suo lavoro, ed è pronto a bearsi delle loro fiere reazioni.
"l'ho localizzato."


𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐡𝐞𝐫𝐨 𝐫𝐮𝐬𝐡 • 𝐦𝐢𝐧𝐬𝐮𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora