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la fase successiva del piano a tre punti di lee know richiede due componenti fondamentali, indispensabili per la sua riuscita: la disponibilità di christopher bang e le sue fenomenali doti da dottore informatico, e tanta, tanta pazienza.
rintanatisi quindi nel locale di chan e changbin, che jisung ha ribattezzato come quel perfetto covo segreto di cui hanno avuto bisogno fino a quel momento, lui sorseggia una spremuta da un boccale di vetro, seduto con le gambe accavallate sul bancone. minho, d'altro canto, chiuso con gli altri nella saletta nascosta al piano di sotto, sta spiegando loro cosa fare: quando hwang rilascerà la sua seconda dichiarazione, per garantire l'incolumità di felix, loro saranno quindi pronti a tracciarlo, risalendo di conseguenza al luogo dal quale starà registrando, la sua tana.
di sopra, hanster non è solo. con il muso premuto contro uno dei tavoli ed un bicchiere di succo di frutta stretto nella mano destra, jeongin si libera in sonori sbuffi e lamenti.
"è stato così imbarazzante, spero che felix non l'abbia visto." rantola, in un drammatico sospiro che porta l'altro a sorridere, divertito.
"ma è stato necessario, hai fatto un ottimo lavoro, jeongin." ammicca. lui è un bravo ragazzo, è testardo ma tenace, e farebbe di tutto per il suo collega, lo ammira molto, e nei suoi occhi, ritrova un po' di se stesso. per questo, nonostante l'ordine dato da minho di tenersi alla larga da lui, lasciandolo fuori dai loro affari, non ha potuto non portarlo con sé.il moro grugnisce, il volto completamente coperto dalle sue ciocche scure, e geme.
"cosa vi fa credere che quel pazzo risponderà?" domanda, alzando di poco il mento, per incontrare le iridi piene del supereroe, che annuisce alle sue parole e manda giù un altro sorso della sua gelida bevanda.
"non ne ho idea, ma mi fido di lee know. se lui dice che reagirà, allora reagirà." ammette, non riuscendo ad impedire alle sue labbra di incurvarsi all'insù al solo pensiero dell'altro, così intelligente, così capace in ciò che fa. jeongin sbatte le palpebre, mormorando qualche versetto di approvazione, per nulla convinto.al cigolio della porta sul retro che si apre, entrambi volgono lo sguardo nella direzione di minho, che grattandosi la nuca, tiene la testa bassa sulla sua tazza di caffè, bianca.
"ho parlato con-" s'interrompe, arrestando la sua camminata verso il bancone quando riconosce l'operatore di ripresa e il suo broncio.
"perché lui è ancora qui?" sospira, sfiancato, per poi affiancare il castano con un cipiglio in volto, e le braccia conserte, al petto. jisung fa spallucce, sorseggiando serenamente dal bicchiere.
"dai, si è umiliato in diretta nazionale, il minimo che potessi fare, era offrirgli un succo." borbotta, piegando il capo nella direzione di jeongin, che in risposta, si lascia andare di nuovo contro la superficie piana e dura del tavolo.
"mi sono umiliato?" sussurra, sull'orlo delle lacrime, vere, questa volta.han stringe i denti, portandosi una mano alla bocca con fare leggermente colpevole.
"forse avrei dovuto usare un altro termine." bisbiglia all'orecchio dell'altro eroe, sedutosi alla sua destra, che alza gli occhi al cielo.
"ha insistito lui." risponde, aggrottando le sopracciglia come al suo solito, ed hanster posa le mani sulle proprie cosce, tirando il tessuto del proprio costume rossastro con nervosismo.
"non hai nient'altro da dirgli?" tossicchia, riservandogli un'occhiataccia, quasi a rimproverarlo della sua freddezza. lee know scuote la testa, ottenendo in risposta una gomitata in pieno stomaco dal più basso, che continua ad indicare il cameraman affranto.
"hai fatto un buon lavoro, ragazzino." dice, tastando la zona colpita con aria infastidita. il castano sorride, tuttavia, jeongin non sembra accennare a rincuorarsi.
"la cosa non mi rallegra." bofonchia, con le labbra premute contro il legno, ed i supereroi si guardano, entrambi piuttosto impietositi.
"hai aiutato, vanne fiero, ma adesso dovresti proprio andare." parla minho, alzandosi.lo raggiunge, sfiorandogli la spalla con indecisione, nel tentativo di sollecitarlo. han osserva la scena, un lieve sorriso si fa spazio sul suo volto, e trattiene una risata all'impacciato atteggiamento del suo collega. l'operatore solleva il mento, sbattendo le ciglia.
"devo proprio? non posso fare altro?" mormora, pronto a tutto, nulla sarebbe stato peggiore dello scoppiare a piangere in televisione. lee know scuote la testa, aiutandolo a mettersi in piedi per scortarlo verso la porta.
"hai fatto il tuo dovere, sei stato bravo. lo faremo sapere a felix, quando lo troveremo." lo rassicura, addolcendo il suo tono di voce, non più aspro come jeongin è sempre stato abituato a sentirlo, ed annuisce, uscendo dal locale con la schiena ricurva e le mani nelle tasche."perché quel sorriso?" sbuffa minho, chiusosi la porta alle spalle, nel momento in cui nota la morbida espressione dell'altro eroe, che accavalla una gamba sull'altra e scrolla le spalle, con finta indifferenza. assicuratosi che le serrande fossero abbassate, si toglie la maschera e fa prendere aria al viso.
"sei carino, quando fai così." sorride.
il moro, ancora ben poco abituato a trovarsi faccia a faccia con l'identità di hanster, evita di ancorare lo sguardo al suo, concentrandosi piuttosto sul muro dietro di lui, sbuffando.il castano si abbandona in un leggero sospiro, scendendo dalla sedia per raggiungerlo, malinconico e melodrammatico.
"però mi ci ero affezionato, mi mancherà. mi ricorda un po' me stesso, sai?" ammette, mordendosi il labbro inferiore. minho annuisce, ritrovandosi completamente d'accordo.
"per questo l'ho mandato via. avere a che fare con due te, mi ucciderebbe." rabbrividisce, alzando le sopracciglia in direzione del più basso, che boccheggia e divertito, gli tira una ciocca di capelli, delicatamente.
"sei crudele!" ride, allentando la stretta delle sue dita, che gli scivolano verso la nuca dell'altro, aggrappandosi per pizzicargli il collo."hai le dita ossute, mi fai male!" forza un gemito di dolore, immobile sotto il suo tocco. se lo volesse, potrebbe semplicemente allontanarsi, ma non lo fa, e smette di combattere contro quell'assillante vocina che gli impone di voltarsi, arrendendosi ad essa. allora, si rende conto di quanto vicino sia il volto del più basso.
"però hai ragione." dichiara jisung.
minho sente il cuore battere, forte, ma non è come l'adrenalina di un combattimento, o quel senso di orgoglio di quando arresta un criminale, è diverso, è nuovo, e non gli dispiace.
"su cosa?" risponde, confuso.
"sul fatto che ti ucciderebbe, avere a che fare con due me. non reggeresti." sogghigna, assottigliando le palpebre a mo' di sfida.al che, il moro schiocca la lingua, premendola poi contro il suo interno guancia, e nonostante la sua aria da duro, non sa bene come controbattere. vicini come mai lo sono stati, i loro respiri si incastrano, e la mano di jisung si sposta dalla nuca alla sua spalla, guardandolo dritto negli occhi, rosso fino alla punta delle orecchie.
e chissà cosa sarebbe accaduto, se il sesto senso di lee know non fosse entrato in azione, proprio in quell'istante.
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𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐡𝐞𝐫𝐨 𝐫𝐮𝐬𝐡 • 𝐦𝐢𝐧𝐬𝐮𝐧𝐠
Teen Fiction{✩ 𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐡𝐞𝐫𝐨 𝐫𝐮𝐬𝐡 ✩} -𝐭𝐡𝐞 𝐫𝐞𝐬𝐜𝐮𝐞𝐫𝐬- dove un nuovo supereroe dall'aspetto stravagante sopraggiunge tra le strade di new york, catturando l'attenzione dei giornalisti, dei comuni cittadini, e soprattutto, quella del precedente...