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se il silenzio e la pazienza sono le virtù dei forti, changbin e jisung sono le persone più deboli del pianeta terra, e minho, schiacciato tra loro come una foglia di lattuga tra le due fette di pane in un tramezzino, deve sorbirsi in silenzio le loro chiacchiere bisbigliate.

ma lui non può lamentarsi, se c'è qualcuno in quella stanza che avrebbe il diritto di alzarsi, zittirli e rimproverarli, sarebbe chan, incollato allo schermo da ormai una decina di minuti. ricurvo sulla sua sedia, assottiglia lo sguardo e tenta di ignorare il brusio di sottofondo, ma è una sfida piuttosto ardua, concentrarsi sui codici da scaricare mentre i suoi due amici si tastano i muscoli a vicenda e chiacchierano come se non si vedessero da anni. allora si volta, con un broncio e le sopracciglia aggrottate.
"changbin, mi serve una mano, vieni qui." richiama il moro, che annuendo, tace e si avvicina al collega, posandogli le mani sulle spalle. è ovvio che non abbia il minimo bisogno del suo aiuto, ma almeno, li ha separati.

jisung, tuttavia, non ammutolisce tanto facilmente, e si volta verso minho.
"bellina questa tana, no?" chiede, ammiccando. l'eroe annuisce, evitando di aprire bocca per non urtare ulteriormente la pazienza di quel santo di chan, e raddrizza la schiena, ma l'altro non demorde, sospirando.
"ucciderei per delle patatine fritte, in questo momento." borbotta, e christopher alza le mani dal portatile, girandosi una seconda volta per guardare negli occhi il castano, e tira le labbra in una linea dritta, prendendo un respiro.
"facciamo così; voi andate su e fate da guardia al locale, e io vi chiamo appena scopro qualcosa." propone, e i due, scusandosi, si ritrovano a dover accettare, scortati da changbin fino alla porta, nella quale inserisce nuovamente lo stesso codice di prima. lee know non è mai stato liquidato, e gli piace pensare che non sia colpa sua, la sua presenza è stata del tutto ornamentale, ma han non sa proprio aspettare.

allora risalgono pigramente le scale, e tornano al piano di sopra, accendendo la luce. senza dire una parola, jisung si infila furtivo dietro il bancone, alla ricerca di qualcosa da sgranocchiare mentre attendono.
"possibile che ci siano solo barrette proteiche qui sotto?" mugugna, scavando in uno degli scaffali, fin quando non ne tira fuori un pacchetto di salatini, ed esultando, li rovescia in una ciotola.
"bene! serviti pure." sorride.

l'altro prende posto sullo stesso sgabello di prima, adagiando i gomiti sul bancone mentre con scetticismo, ne prende una manciata.
"come vi siete conosciuti?" chiede all'improvviso, incrociando il suo sguardo. jisung scrolla le spalle, sedendosi anche lui.
"amici di infanzia, e adesso viviamo nello stesso palazzo. mi fanno anche lavorare qui, sono gli unici a conoscenza della mia doppia vita." racconta brevemente, notando gli occhi dell'altro addolcirsi alle sue parole: lee know non ha idea, di come sia condurre una doppia vita, è come se lee minho non esistesse, la sua intera personalità e la sua esistenza sono dedicate alla salvaguardia della città, non ha tempo per nient'altro, neppure per se stesso.
"tu che fai, nel tempo libero?"

la domanda gli fa storcere il naso, e il moro incrocia le braccia al petto, scuotendo la testa, lui non ha tempo libero, come potrebbe?
"il supereroe." replica quindi, freddo.
in risposta al gelo improvvisamente calato, jisung sospira e gonfia le guance, cercando un nuovo argomento di conversazione. si passa una mano tra i capelli, sorprendendosi particolarmente nervoso al momento del confronto, ma l'altro non glielo fa pesare, e mastica lentamente.
"come hai avuto i poteri?" chiede allora.
anni di fama ignorata, anni di inviti declinati ad interviste, hanno fatto sì che nessuno al giorno d'oggi conosca con certezza la storia del più amato supereroe della città, le origini di lee know sono sempre rimaste un mistero mai svelato, che in quel momento, in quel bar, sembra non contare più molto.

minho alza un sopracciglio, guardandolo.
"mi ha morso un gatto radioattivo." scherza, ma a giudicare dalla reazione dell'altro, le sue labbra spalancate e gli occhi fuori dalle orbite, il suo tono non è stato abbastanza sarcastico. strano, eppure lui è il re del sarcasmo.
"ci sono nato, ovviamente. quelle cose succedono solo nei fumetti" chiarisce, e jisung si ritrova ad annuire, sorreggendosi il mento con il palmo della mano, e l'aria sognante.
"capisco, che darei per venir morso anche io da qualche animale radioattivo, sarebbe una storia molto più interessante." ammette in un sospiro. per quanto strabiliante ed assolutamente unico, venire al mondo con i superpoteri non è esattamente il grande racconto che hanster vorrebbe tramandare ai posteri, vorrebbe strabiliarli, colpirli. lee know non sembra essere d'accordo con la sua osservazione.

"lascia che ti ponga una domanda." dice, indicando con il mignolo una bottiglia alle spalle del castano, che la nota e la afferra, versandone qualche goccia in un bicchiere di vetro.
"quante persone conosci, con i superpoteri?" sbuffa poi, dopo un sorso di quel whisky invecchiato, e jisung si ferma a pensare, nonostante non sia per nulla necessario.
"due, direi. io e te." sussurra poi.
ovviamente non sono gli unici, dovrebbe esserci almeno un supereroe per continente, ma resta inattaccabile il fatto che siano un numero molto, molto limitato, e minho socchiude le palpebre.
"esatto, perciò non lamentarti. inoltre, se vuoi una storia più interessante, puoi sempre inventartela. gli altri non ne saprebbero niente." mormora. allora, hanster non può credere alle sue orecchie, e forza un colpetto di tosse, fingendosi esterrefatto.
"mi consigli di mentire? chi sei tu, che ne hai fatto del signor giustizia e onestà?" sogghigna, sfiorandogli la mano distesa sul bancone, per poi dondolarsi infantilmente sulla sedia.

la ciotola di salatini è ormai vuota, e l'eroe in nero la sposta con fare annoiato.
"ma smettila, una bugia del genere non fa male a nessuno. certo, se un giorno dovessimo diventare nemici, la userei contro di te." dichiara, accennando a sua volta un piccolo sorriso, che l'altro ricambia a denti stretti, stando al gioco.
"bene, allora eviterò." risponde, solenne, facendo sì che l'altro pieghi la testa da un lato.
"eviterai di mentire?" domanda.
"eviterò di inimicarti."

i volti di entrambi sono illuminati da luce nuova, e il merito non è certo da attribuire alle difettose lampadine del locale, o al riflesso colorato delle bottiglie sulle mensole. è un tocco di serenità, quello che per la prima volta risplende nelle iridi di minho, che per qualche istante, dimentica l'effettivo motivo che li ha condotti lì.

la porta riservata al personale si apre di scatto, e changbin, affacciatosi goffamente alla ricerca dei due, fa cenno ad entrambi di seguirlo.
"tornate giù, abbiamo delle novità." annuncia, esuberante, tanto da portare i due a scambiarsi un'occhiata sorpresa, per poi alzarsi nello stesso momento. se lo sentono, sono vicini.

e per qualche ragione, l'idea che presto il loro collaborare non sarà più necessario, non si rivela esplodere in quella sensazione di pace e libertà, che lee know aveva immaginato.


buon lunedì !! ho una piccola comunicazione di servizio, chi mi segue su instagram già lo sa, e ci tenevo ad informare tutti che verso la prima settimana di novembre, non so ancora dirvi precisamente quando, comincerò a pubblicare la mia nuova hyunlix. spero, per chiunque decida di passare a dare un'occhiata, che vi piacerà.

inoltre, credo che superhero rush non supererà i quaranta capitoli, quindi si potrebbe dire che siamo a metà, e sono davvero grata per tutto il supporto e l'amore che sta ricevendo, vi ringrazio di cuore, alla prossima <3

𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐡𝐞𝐫𝐨 𝐫𝐮𝐬𝐡 • 𝐦𝐢𝐧𝐬𝐮𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora