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un lancinante dolore si dilaga, partendo dalla schiena per espandersi poi lungo ogni centimetro del suo corpo, nel momento in cui hwang viene rovinosamente sbattuto al suolo dal suo acerrimo nemico, che su di lui troneggia trionfante, tenendolo stretto per i polsi. e nonostante un fischio nelle orecchie, le imprecazioni di seungmin, ed il rumoroso ululato del mutarofma, comprende con chiarezza le sue sprezzanti parole, cristalline come l'acqua.
"ti ho preso, finalmente."

ed improvvisamente, hyunjin ha di nuovo quattordici anni. ha quattordici anni, e le urla di suo padre, al piano di sotto di quella topaia che chiamavano casa, lo hanno svegliato, alle undici di una notte che mai avrebbe dimenticato. ha quattordici anni, e si affaccia dalle scale, un po' pericolanti, ed illuminati dalla luce pallida di una delle poche lampadine funzionanti del loro appartamento, un gruppo di poliziotti che circonda il suo vecchio, ammanettato. in mezzo a loro, con lo stesso, sdegnoso sguardo, quel prodigio di lee know, l'appena sedicenne, l'eroe adolescente dalle straordinarie capacità, il salvatore di new york. e quelle stesse parole lasciano le sue labbra, nel momento in cui cattura finalmente il signor hwang, un ricercato sicario corrotto da quattro soldi, ma pur sempre un padre. da quella notte, quella sete di vendetta ha alimentato una mente straordinaria, convertendola al male, sottomessa alla promessa che un giorno, avrebbe visto l'eroe sgretolarsi tra le sue mani, privandolo di quei suoi fenomenali poteri.

eppure sta perdendo, immobilizzato a terra come un verme, mentre alle sue spalle, perfino il suo amato felix lo osserva impietosito, ancora scosso dall'accaduto. minho allunga una mano verso i capelli del criminale, stringendoli ed alzandogli il capo, mentre questo digrigna i denti.
"credevi davvero che mi sarei arreso? che ti avrei lasciato tenere felix?" sospira, accigliato, con il fiato corto ed una scarica di adrenalina che lo fa rabbrividire. non è mai stato tanto vicino alla vittoria, e si rende conto che forse, se non fosse stato tanto cocciuto sin dal principio, accettando una mano o due, l'avrebbe catturato anni prima. hanster, tornato umano, lo raggiunge con un sorriso in volto, per gustarsi quel momento di gloria assieme all'altro supereroe, ed incrocia le braccia al petto.
"marcirai in prigione, hwang." soffia poi, alzando il mento. jisung posa le mani sulle spalle dell'eroe, scuotendolo con gioia.
"ce l'abbiamo fatta!" esulta, entusiasta.

ma non è ancora detta l'ultima. seungmin, infatti, riesce silenziosamente a liberarsi dalle corde grazie a quegli stessi, affilati pezzi di ricambio della ferraglia che sempre lo accompagna in quanto perennemente dedito ad aiutare hyunjin durante la costruzione dei loro marchingegni, nascosta in una delle tasche dei suoi pantaloni. il giornalista lo nota, e nonostante abbia ben chiaro il suo piano, decide di restare in silenzio, oramai incerto circa la sua posizione. il moro sgattaiola felino verso i due eroi, gettandosi addosso al castano con forza, tanto in fretta da impedirgli di trasformarsi in tempo per contrastare il suo attacco. e mentre han ansima stupito, minho scatta sull'attenti, sciogliendo le dita dai polsi del criminale, che ne approfitta per tirargli un calcio sull'addome, e sfugge alla sua presa.
"tieni quelle tue sporche mani da eroe lontane da me." sputa, rigonfiando il petto di quell'orgoglio che fino a pochi secondi prima, aveva quasi perso. prima di fuggire via, si volta verso seungmin, ringraziandolo con un cenno, e non sfugge allo sguardo di felix. tira le labbra in una linea, forse, per loro non era mai stato destino.

la stanza cade poi nella nebbia di un denso fumo grigiastro. la pressione del corpo di seungmin svanisce improvvisamente da quello di jisung, ed entrambi gli eroi prendono a guardarsi attorno, seppure inutilmente, trai colpi di tosse.
"dannazione, non vedo niente!" tuona il minore dei due, ed allunga il braccio per cercare quello del suo collega, aggrappandosi ad esso non appena riconosce il suo bicipite. lee know lo afferra di rimando, stringendolo per il gomito.
"sta scappando, andiamo." tossicchia lui, fiondandosi un po' alla cieca verso la porta
dietro la quale ha visto il rosso sparire, pronto a sbatterlo nuovamente a terra, se necessario.
"felix, tu resta qui." intima il moro al giornalista, prima di sparire assieme ad hanster. il biondo annuisce, percosso anche lui dalla stessa tosse finché la nebbia non comincia a dissolversi, assicurandogli che sarebbe rimasto esattamente dov'è. il fidato braccio destro di hwang, tuttavia, ha progetti ben diversi, per lui.

lee know si affida allora al suo udito sopraffino, ascoltando con attenzione il cigolio delle eleganti scarpe del criminale, ed il loro sbattere contro le scale di ferro dell'edificio mentre tenta la fuga. una volta risalito alla direzione del rumore, fa cenno al bruno di seguirlo, ed entrambi si precipitano verso i piani superiori, spalleggiati dai loro stessi superpoteri.
"scappa quanto vuoi, ti troveremo!"
e hyunjin corre, corre e corre a perdifiato, finché non ci sono più gradini da scavalcare, o corrimano a cui reggersi, solo la grande porta metallica a doppia anta che conduce al tetto, contro la quale si spinge con forza, come un ariete, riuscendo immediatamente ad aprirla per rifugiarvisi all'interno.

il che, si rivela semplicemente una pessima mossa: hanster e lee know lo raggiungono infatti in un battibaleno, circondandolo come due leoni farebbero con una gazzella, il primo alla sua destra, l'altro a sinistra, camminando lentamente verso di lui mentre entrambi recuperano fiato.
"è finita, arrenditi." afferma, trai sospiri affannati e la gola in fiamme. hwang indietreggia, e ad ogni passo che compie, gli eroi non esitano ad imitarlo, mantenendo sempre la stessa distanza da lui, pronti ad agire in qualsiasi momento. accigliatosi di astio, il malvivente prende un respiro profondo, e raddrizza la schiena con fierezza ed orgoglio, ben poco intenzionato a piegarsi al volere dei due paladini.
"preferirei morire, piuttosto che arrendermi a te." risponde, a denti stretti, e lo sguardo furente fisso sull'intransigente minho, sul punto di attaccare. il rimbombo metallico dello sbattersi della porta lo smorza sul nascere, e tutti e tre si voltano, spalancando le palpebre.

l'inarrestabile seungmin li ha raggiunti sul tetto, e con sé ha trascinato felix, trattenuto ed impossibilitato nei suoi movimenti dalla stessa, lunga corda marrone dalla quale precedentemente era riuscito a liberarsi. irrompe dunque una seconda volta, in aiuto del suo amico, in difficoltà.
"capo!" grida infatti, lanciandogli un piccolo oggetto, una scatolina metallica della grandezza di un telecomando, del quale rimarca un'inoppugnabile somiglianza. sul lato superiore, una piccola antenna, accesa di un luminoso rosso, e tutto pare, tranne un arma: eppure, non appena finisce tra le mani di hwang, la sua espressione atterrita si tramuta in un ghigno, e la impugna con la stessa intensità con la quale reggerebbe una mitragliatrice. se la gira lungo il palmo, la osserva con raccapricciante gioia, e minho fa di tutto, per capire di cosa si tratta.
poi, la medesima luce rubina dell'amatoriale puntatore si fa più intensa, più accesa, e la indirizza direttamente contro il petto cinereo del suo acerrimo nemico, sorridendogli.
"ce l'avevi quasi fatta, che tristezza." mormora, dipingendosi di un dispiacere che ben poco gli si addice, e le sue labbra, distese in un broncio, si allungano poi in una smorfia vittoriosa.
"dì addio ai tuoi poteri, lee know." sibila. ma nel momento in cui il suo dito va ad adagiarsi con straziante lentezza contro l'interruttore nero di quel curioso marchingegno, qualcosa si attiva nella mente di han, un istinto, e non ci riflette, decidendo di seguirlo. magari, l'ha appreso dal suo tanto amato eroe.

allora gli fa da scudo: gli si getta davanti, contorcendosi e gemendo dal dolore, quando quella scarica elettrica che avrebbe invece dovuto colpire il maggiore, lo pervade, e cade a terra, urlando, inerme, sotto lo sguardo perplesso di minho, ed i suoi occhi spalancati, improvvisamente lucidi. jisung si lascia svenire, tra le braccia dell'altro.

essere un eroe, significa fare dei sacrifici.

𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐡𝐞𝐫𝐨 𝐫𝐮𝐬𝐡 • 𝐦𝐢𝐧𝐬𝐮𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora